30 settembre 2018

Goji home made 2

Domenica 9 Settembre ho pubblicato il post "Goji home made", ove descrivevo la mia pianta di bacche di Goji, mentre oggi voglio pubblicare le foto delle bacche che incominciano a maturare in abbondanza.
Adesso non so come mangiarli, se mangiarli una alla volta, man mano che maturano o aspettare che ce ne siano una coppetta e mangiarli con il succo di limone.
La moglie di un mio amico me li ha serviti sul gelato alla crema, sostituendoli ai frutti di bosco o alle fragoline.
Le devo mangiare fresche perché il sole ottobrino non è il migliore per farle seccare, per conservarle nell'inverno. Se maturassero a Maggio sarebbe meglio!
Adesso sto pensando di scrivere qualcosa sulle mie due piante di zenzero e, non appena crescono, sulla pianta di mirtillo e lampone.
Pensate che a Bareggio avevo quattro piante di Kiwi (2,5 Kg di produzione annua) su di un terrazzo al terzo piano. Invece a Milano, terrazzo all'ottavo piano, avevamo la vigna di uva da tavola, grande orgoglio di mio padre, un melo, un nespolo e due ciliegi.













Bibliografia:
Per il post "Goji home made", clicca qui.
Per la pagina sull'Huffington Post, clicca qui.

29 settembre 2018

Che cosa sono i Knedliki?

Czeskie knedliki

Mio padre nel post "Mangiare a... Praga - 3+3+3" ha parlato dei knedliki, senza specificare che cosa possano essere.
La professoressa d'informatica di alcuni PIA ha posto la domanda su cosa siano. dando per scontato che è qualcosa che si mangia, vediamo di descrivere questo piatto.
A farla semplice sono degli gnocchi di pane ed altri ingredienti, grossi come polpette, diffusi nei territori che erano sotto il dominio austro-ungarico ed in Israele. In Italia sono conosciuti con il nome che si usa in Trentino canéderli o Semmelknödel. Nella cucina ebraica si chiamano Kneidel, sono fatti con farina di pane azzimo e mangiati durante la Pesach.
Per semplicità li chiamiamo con il nome originale Knödel, possono essere dolci o salati. Quelli dolci contengono albicocche o prugne, zucchero, cannella, chiodi di garofano o noce moscata. Cibo assai dolce e stucchevole.
Quelli salati sono molto meglio. In genere sono un impasto di pane raffermo ammollato nel latte, con uova, formaggio. Nel caso dei canederli viene aggiunto anche dello speck e degli spinaci. Hanno forma sferica e li mangi come primo, conditi con burro e salvia o in brodo. Come secondo si accompagnano con il gulash all'ungherese o arrosti molto sugosi.
Nel caso dei knedliki cechi la forma è a salsiccia e vengono cotti al vapore o lessati in acqua con poco sale. Fatti raffreddare vengono tagliati a fettine e serviti con gulash o prosciutto di Praga, sempre con piatti forniti di molto sugo. Esistono due varianti, una tutta pane e farina ed un'altra con un minimo di patate. In tutti e due casi ottimi per fare scarpetta nel sugo della pietanza.


Bibliografia:

27 settembre 2018

Mangiare a... Praga - 3+3+3

La sala principale
Il pranzo era uno dei momenti di libertà in questa gita. Con mia figlia ne approfittavano per vedere qualche altro posto e fare una inchiesta di mercato sui ristoranti.
A dir la verità ero un po' prevenuto sui ristoranti cechi, tutti mi avevano detto che i prezzi erano a buon mercato, ma che si mangiasse schifosamente male. Ho scoperto che alla fin fine era tutto all'incontrario. Prezzi  italiani e qualità non eccelsa, ma mangiabile.
Il Martedì eravamo a Mala Strana, nei dintorni del ponte Carlo, nella zona che si dice essere infestata da dei fantasmi, tra il guardare le vetrine e tentare di vedere una chiesa, ci siamo letti menù e prezzi di alcuni ristoranti del quartiere. Alla quarta lumata abbiamo deciso di entrare nel ristorante chiamato 3+3+3, che era anche abbastanza affollato.
Il ristorante è composto di due sale una all'ingresso, ove vi è anche il bancone del bar ed una interna. Non ci sono tanti  tavolini e sono quasi tutti da due posti. Noi ci siamo seduti nella prima sala in un tavolino centrale ed abbiamo iniziato subito le consultazioni su cosa ordinare.
La scelta è caduta su di un piatto unico di filetto di manzo cotto come lo facciamo in Italia per i bolliti misti, in una crema di panna, cipolle e funghi, con contorno di knedliki.
Comunque nel menù vi erano anche altri piatti abbordabili dai palati italiani, quasi tutti a base di carne. Ottima varietà di zuppe, salsicce e stinchi di maiale.
La birra alla spina era bionda di Pilsner Urquell, in bottiglia si possono trovare anche altre marche.

Il pupazzo all'ingresso
Intanto che mangiavamo, al tavolino alla nostra sinistra, si sono sedute due ragazze sulla trentina, che hanno cominciato a consultare il menù, bofonchiando qualcosa in americano e guardarci nel piatto. Ad un certo punto quella dal lato di Marysia ha detto ad alta voce che bisognava scoprire il nome del nostro piatto che sembrava invitante. Al che Marysia si intromette e indica loro il piatto sulla lista.
Iniziamo a chiacchierare con le due tipe, scoprendo che la bruna arrivava da Washington e la bionda da San Francisco.

Per chiudere sul ristorante, lo consiglierei con alcune raccomandazioni. Su Trip Advisor ci sono recensioni che non condivido sulla qualità dei piatti offerti, ma concordo sui commenti fatti a riguardo della proprietà e dei conti. 
I proprietari sono due, uno in cucina ed uno che serve. Quello che è in sala è un po' antipaticuccio, sembra quasi che ti faccia un piacere a servirti. Mentre stai consultando il menù, continua a venire chiedendo di ordinare. All'ingresso ed all'uscita neanche uno straccio di saluto.
Sul conto c'è una maggiorazione del 15% con la dicitura "Our suggestion". Il tipo ne ci ha consigliato, ne ci parlato. Suggerimento di che? Per me è una sorta di mancia obbligata, che viene aggiunta d'ufficio, dato che è fuori dal conteggio dell'IVA.
Pure qui come in altri ristoranti il pane è considerato un contorno.


Indirizzo del locale:

Restaurace 3+3+3
Tomasska 14
Praga 1

25 settembre 2018

Praga - Il Ponte di Carlo

Questo post lo volevo intitolare: "Il Ponte Carlo, incrocio tra magia e legenda" e lo pubblico nella settimana successiva al viaggio a Praga.
Perché  questo ritardo? Mi sono dovuto informare per bene, data l'importanza storica del sito.

Un acquerello trovato in Internet

Il ponte unisce la Città Vecchia con Mala Strana, attraversando la Moldava in un tratto dove il fiume è largo 500 metri e andò a sostituire il Ponte di Giuditta, distrutto nel 1342, a seguito di una disastrosa alluvione.
Il ponte non si è chiamato così sin dalla sua costruzione, ma ha preso questa la denominazione (Karlův most) nel 1870, su suggerimento di uno scrittore boemo che trasformo il Ponte di Pietra in Ponte di Carlo.
La costruzione del ponte iniziata nel 1357 su commessa del Re Carlo  IV di Boemia, Imperatore del Sacro Romano, allo stesso  architetto che aveva curato la costruzione della Cattedrale di San Vito e del Castello di Praga, è cosparsa da una pleiade di leggende e maledizioni.

Il primo legame magico sono i numeri della posa della prima pietra.
Carlo IV pose la prima pietra alle 5,31 del mattino del 9 Luglio 1357. L'ora e la data non furono scelte per caso. Se noi scriviamo i numeri nel seguente modo: 1 3 5 7 (anno) 9 (giorno) 7 (mese) 5 3 1 (ora), otteniamo una scala crescente ed una decrescente, con il numero 9 al vertice. Le scale sono di numeri primi dispari, il 9 può essere la somma delle cifre componenti l'orario della posa, ma anche il quadrato del 3, numero indicante la Trinità.
Un altra leggenda giustifica la solidità del ponte. Carlo IV richiese a tutti i villaggi di raccogliere ed inviare a Praga tutto l'albume che potessero raccogliere. L'albume doveva servire a rinforzare la malta usata per cementare le pietre di arenaria con cui è costruito il ponte.
Si narra anche, che un villaggio inviò uova sode, per paura che le uova si potessero rompere durante il trasporto.

Marysia segue le leggende, non si sa mai!








Ma vediamo qualche leggenda che ha effetto sul turismo moderno. Andando verso Mala Strana, sulla spalletta destra, circa a metà del ponte, c'è la statua di San Giovanni Neponuceno. Il santo è stato fatto uccidere da Venceslao IV, smembrato e buttato nel fiume. Tutto ciò a causa del rifiuto del santo di rivelare quanto saputo in confessione dalla regina Sofia. Nel punto del ponte da dove fu buttato il corpo del santo, fu posta una croce con cinque stelle. Ognuna aveva incisa una lettera della parola "Tacet" (tacque). Se tu tocchi le stelle con le dita di una mano ed esprimi un desiderio, questi si dovrebbe realizzare.
Sempre con questa statua puoi avere anche altri benefici. Se tocchi il cane, che è sulla parte sinistra del basamento, prima o poi tornerai a Praga. Invece se tocchi il bambino sulla parte destra, avrai  dieci anni fortunati.
Ci provo pure io
Chiudiamo con i Vodink, i folletti verdi che vivono nelle acque della Moldava. La leggenda narra che vadano in giro a carpire le anime dei suicidi, per chiuderle in grossi pentoloni posti sul fondo del fiume.
Ma sono anche incazzosi. Uno di questi folletti arrabbiato con un carrettiere, reo di aver sporcato l'acqua del fiume con le ruote del suo carro, Ha aspettato che i cavalli si fermassero per abbeverarsi, per portare via l'anima dell'uomo e chiuderla per sempre nel suo pentolone.
Alla notte, quando l'ultimo turista se ne andato via, sembra che le statue si muovano, che parlino, che si mettano comode. C'è chi sostiene che, quando sull’isola di Kampa (isola sita nel cuore della Moldava, nel centro di Praga) nasce un bambino, si animino per festeggiarlo e proteggerlo.



24 settembre 2018

Perché si dice: "Prendere con le pinze"?

O anche "Da prendere con le molle". Attualmente l'intendimento è che una informazione o notizia non è stata adeguatamente controllata e, quindi, non è da cosiderare attendibile, sino a prova contraria.
Il Dizionario dei modi di dire di Hoepli Editore recita:
Da trattarsi con molta cautela, con prudenza, attenzione; riferito a cose o persone dalle quali potrebbero derivare danni o guai, come succederebbe se si prendesse qualcosa dal fuoco senza le apposite molle. Si usa anche per affermazioni o informazioni che si sospettano poco attendibili o tendenziose, e alle quali è meglio non credere prima di un'attenta verifica.
Un mio compagno di liceo Molto "Impegnato" politicamente, diceva che i programmi elettorali erano tutti da prendere con le pinze, perché era molto dubbio che si potessero realizzare. Bella fiducia nella politica! Eravamo alla fine degli anni ' 70.
Altro esempio possono essere le notizie trovate in Internet. Controllarle bene prima di diffondere una fake news.

20 settembre 2018

Praga - Il rientro a casa

Così siamo arrivati al Giovedì, giorno del ritorno in Italia, ma è anche il giorno in cui si tirano le somme del viaggio, sia nel bene che nel male.
Il maggior contro è legato alla defaillance dell'app Ryanair. Non funzionando più si è creata la necessità di stampare la carta d'imbarco.
Sembra strano, ma negli alberghi di Praga non ci sono stampanti o, perlomeno, lo fanno credere. Anche degli altri signori, ospitati in un albergo del centro, hanno avuto lo stesso problema.
Ieri ho sbattuto via mezzo pomeriggio, cercando inutilmente un Internet Caffè o copisteria, scoprendo che fuori dei luoghi turistici nessuno parla Inglese e che gli indigeni sono pure assai maleducati. In una show room T-Mobile sono stato pure mandato a fan culo. Poi dicono di noi Italiani!!!
Per fortuna i pro sono tantissimi. La città è molto bella, ben tenuta, turisticamente molto interessante. Qui vedi che la storia ha una vita legata alla diversità dei popoli. Già a Cracovia mi ero reso conto che la civiltà mitteleuropea è diversa da la nostra mediterranea. Anche se gli Austro-Ungarici sono stati anche nel Nord Italia.
La navetta Ryanair è stata perfetta. All'andata sono stato coinvolto nel ritardo del volo da Londra, ma stamattina era davanti all'albergo alle 7,40 ad aspettarmi. E' un funzionamento molto semplice. Aggruppano 6 passeggeri che arrivano con lo stesso volo o con più voli che arrivino nell'arco di 15 minuti e poi li distribuiscono nei vari alberghi. Alla partenza fanno lo stesso raccogliendo i 6 passeggeri ai loro alberghi.
L'albergo è poco più di un bed & breakfast, pulito e relativamente tranquillo. A Cracovia avevano il tram che passava sotto la finestra, Qui c'erano i treni che passavano in velocità al di là del campo sportivo.
L'albergo è situato all'interno del centro sportivo dello Slavia Praga, che, con lo Sparta Praga, è una delle squadre calcistiche della città. In origine era il residence per i calciatori in ritiro.
La colazione era a buffet con poca varietà, ma abbondante. La cena era di catering che mi ha creato qualche problema quando è arrivato solo pollo.
Qui ho visto finalmente un Wi-Fi mesh che funzionasse realmente. Sono riuscito a telefonare a mia moglie con il VoIP, quindi gratis senza pagare.
Un altro pro è stato il clima. Si partiva a mattino con un certo freschetto e si andava verso il caldo, ma con un leggero venticello, che non dispiaceva, che toglieva l'umidità.
 


< Il Duty Free al T"/C



Il tarmac del terminal 2 >




Vi chiederete come è finito con la carta d'imbarco. Arrivato all'aeroporto, mi sono diretto alla Ryanair, dove mi hanno dirottato ai banchi del check in, dove ho trovato altre persone con lo stesso problema. Mi hanno chiesto un documento ed il numero di prenotazione. Mi hanno stampato la carta e taggato il trolley.






19 settembre 2018

Praga - Il terzo giorno

Il monumento a Franz Kafka
Siamo arrivati al giorno che chiude la gita a Praga. Nel pomeriggio la scolaresca è ripartita per Opole e domani mattina prenderò il volo che mi riporta in Italia.
La mattinata è passata andando in giro per la città vecchia a vedere le ultime cose e salire sulla Torre dell'Orologio.
Prima fermata Il monumento a Kafka, di fronte alla Sinagoga Spagnola. Poi siamo saliti sulla Torre dell'Orologio, per vedere i tetti di Praga.
Per Torre dell'Orologio si intende la torre dove è stato costruito l'orologio astronomico di Hanuš di Růže. E' alta 69 metri e si sale a piedi o con due ascensori. Salendo a piedi ci si imbatte in una idea molto carina ed intelligente. Gli ultimi quattro metri della salita si fanno passando su di una scala a chiocciola. Per evitare che i turisti in discesa possano bloccarsi a causa di chi sale, hanno fatto un senso unico alternato, regolato da un semaforo. con il verde la scala è tua, con il rosso devi aspettare il tuo turno.
La chiesa di Santa Maria di Tyn
La vista dalla balconata, che è a circa 60 metri dalla piazza, è molto bohemieme, sembrano le soffitte di Parigi viste da Notre Dame.

Staroměstské náměstí dalla torre








I tetti della Città Vecchia





Rimessi i piedi a terra, c'è stato un piccolo briefing per la gara tra le due classi che in due ore si dovevano procurare quante più informazioni possibili sulla città. Dato che mia figlia non faceva capo a nessuno delle due classi, è stata messa in libertà sino alle 15,00.
Ne abbiamo approfittato per vedere ancora qualche cosa, comprare i magnetini ricordo e mangiare.
Dopo mangiato siamo andati a fare un giro al mercato di Havelska e visitare i cortili della Città Vecchia.
Alle 15,10 gli studenti, Marysia e le quattro Professoresse sono partite per Opole, seguendo l'ombrellino grigio della guida.

La Sinagoga Spagnola

Chiesa dello Spirito Sant
Il mercato di Havelska
L'ingresso di un cortile di Praga






















Dopo la partenza, mi sono diretto al cippo in ricordo di Jan Palach, lo studente che si diede fuoco per protestare contro l'invasione russa, che chiuse la Primavera di Praga.

Il cippo in memoria di Jan Palach e Jan Zajic
Il resto del pomeriggio lo ho sbattuto via a cercare di risolvere il problema del boarding pass Ryanair.
In serata sono tornato in centro per andare a mangiarmi un piatto di prosciutto di Praga e vedere i Palazzi che Ballano.

Vista dalla strada
Vista da fiume


18 settembre 2018

Praga - Il secondo giorno

L'ingresso del castello
La seconda giornata è stata dedicata alla visita del quartiere di Mala Strana e del castello. Giornata piena e di corsa. Qui le guide si spostano a passo di maratona per soffermarsi di più nei vari luoghi, ma per starci dietro devi essere allenato assai.
La guida arrivata dalla Polonia ci lasciati in mano di uno specialista di questa parte di Praga. Io e mia figlia abbiamo affibbiato un sopranome al tipo, lo chiamavamo "Lo zoppetto", a causa di ferite alle gambe e relativo bastone.
Ma che cosa gli era successo? Era un infortunio sul lavoro. Qualche tempo fa stava accompagnando un gruppo di Polacchi in un luogo fuori Praga. L'autista del pullman non ha visto un TIR e ci è finito addosso. Così la guida si è ritrovata all'ospedale. Ci ha raccontato anche, che si era trasferito a Praga, per seguire la fidanzata di allora, che dopo un po' lo ha piantato. Tipico, no?
Tra le 10,00 e le 13,30 ci ha portato in giro per la collina di Praga dove è il quartiere di Mala Strana, dal castello sino al ponte Carlo, passando dalla casa di Frank Kafka.

La sala dei banchetti
Non posso fare un gran riassunto, perché a mala pena ho capito la metà di quello che ha detto. Anche se parlava un Polacco molto semplice e chiaro, io non sono in grado di stare dietro ad un discorso. Ogni tanto Marysia traduceva.
L'ingresso al castello è regolamentato per ragioni di sicurezza. Prima della biglietteria si deve passare al metal detector come in aeroporto. Via tutte le monete, borse, macchine fotografiche e cinture, che vengono passate ai raggi X. A me hanno fatto togliere anche le scarpe.
In biglietteria mi sono ritrovato con un ticket "Insegnanti". Ho chiesto il perché al tipo, che mi risposto di lasciar perdere. Ho ribadito: "Insegnante di che?" La risposta è stata: "Di Italiano, naturalmente!". Speriamo che Pani Joanna non si incazzi che le porto via il lavoro, nelle gite!
Nella Galleria d'arte non siamo entrati e siamo andati subito al Duomo, alla Cattedrale di San Vito. E' una chiesa a tre navate con abside in Neo Gotico, realizzata in circa 600 anni di lavoro. Qui viene conservata la testa di San Luca Evangelista ed è luogo di incoronazione e sepoltura di una quindicina di re boemi.

Il gruppo nella Basilica di San Giorgio

Di qui siamo passati alla Basilica di San Giorgio, chiesa abbaziale dell'omonimo convento. Essendo stata costruita nel X secolo è la chiesa più vecchia nell'area del castello. Alla chiesa originale in stile romanico, furono fatte delle aggiunte i stile gotico, per ripristinare le parti andate distrutte a seguito di assedi ed incendi. Nel XVII secolo fu realizzata la facciata in stile barocco. Qui riposano le spoglie di Santa Ludmilla di Boemia.

< Il rosone della facciata della Cattedrale visto dalla navata centrale

Il rosone della facciata della Cattedrale visto dall'esterno >




< Il fianco destro della Cattedrale con la torre campanaria







 La navata centrale della Cattedrale e l'abside con la vetrata >
< L'organo a canne della Cattedrale










Il Vicolo d'oro
Per uscire dal Castello abbiamo percorso il Vicolo d'oro, budello tipo carruggio ligure, dove sulla sinistra si potevano trovare le botteghe degli artigiani ed armaioli di corte.
Passata la scalinata che chiude il vicolo, abbiamo iniziato la discesa verso il fiume Moldava ed il resto del quartiere.
E' una strada che scende a tornanti, circondata da giardini e vigne. Non sono riuscito a capire se è uva da tavola o da vino. I cartelli dicevano di tutto , ma non davano questa informazione.
Arrivati alla base della collina, siamo entrati nei giardini di Valdstejn. Il palazzo Wallenstein, il nome in Tedesco, attuale sede del Senato della Repubblica Ceca, ha un giardino  con fontana dove puoi trovare fagiani a piede libero ed una voliera enorme dove ho potuto vedere un Gufo Reale, solo e soletto.


La fontana dei giardini di Valdstejn








Dopo un piccolo riposino sulla scalinata del palazzo, abbiamo ripreso la strada e ci siamo diretti alla casa museo di Franz Kafka. Pure qui non siamo entrati per ragioni di tempo.
La fontana del filmato si trova nel giardino della casa di Franz Kafka e dovrebbe rappresentare un pensiero dello scrittore in una maniera assai esplicita. Speriamo che l'algoritmo di Google non me lo censuri!


Girando per le vie del quartiere siamo arrivati al Ponte di Carlo (ndr. IV di Boemia), dove c'è stato il rompete le righe per il pranzo. Data la particolare storia del ponte, ho deciso che scriverò un post solo per lui.

Praga - Il primo giorno

La movida in Staroměstské náměstí

Questo è un viaggio organizzato dal Liceo di mia moglie, a cui sono stato invitato a partecipare. In origine mia moglie doveva essere una delle quattro insegnanti accompagnatrici, ma a causa dell'improvvisa operazione della madre, ha dovuto rinunciare. Così è finito che dalla Polonia è partita solo mia figlia ed io dall'Italia.
Del primo giorno non c'è molto da raccontare. Mattino viaggio con Ryanair da Bergamo, arrivo in albergo alle 15,00. Dato che per un'ora non era conveniente andare in centro, ho aspettato la comitiva tornasse dal centro città.
Dopo cena siamo andati in centro a vedere la movida locale, vi lascio immaginare la scena di 50 persone che salgono su di un tram e poi ne scendano. Vicino all'albergo c'era il capolinea della linea che passava per il centro, salita la comitiva il tram è pieno per metà. A Mustek scende la comitiva, il tram riparte vuoto.
Il primo stop è in gelateria. Un'insegnante che non aveva prestato attenzione a cosa le veniva proposto, si ritrova in mano un maxi gelato messo in un trdniky. Mezz'ora dopo era ancora a mangiar gelato.
"Massaggi Thailandesi"
Seconda fermata al cantiere dei restauri dell'orologio astronomico, poi cazzeggio libero per le viuzze ed i negozietti tipici.
Girando per le vie del centro storico ne ho visto di tutti i colori e gusti. I luoghi dedicati a presunti "Massaggi Thailandesi" erano inflazionati, tanti ce ne erano. Un altra attrazione inflazionata erano i piccoli musei privati. Qui a Praga ogni scusa è buona per aprire un museo, tanto l'Americano o il Giapponese gonzo lo trovi sempre. Ho visto pure un "Museo del giocattolo erotico", con delle locandine a strada che erano degni di YouPorn.
A riguardo turisti gonzi, con mia figlia abbiamo fatto la solita statistica sulle provenienze. Lasciando perdere gli Spagnoli e gli Italiani, che sono come il prezzemolo, abbiamo constatato che c'erano pochi Americani, Giapponesi e Russi. Tanti Cinesi, Malesiani ed Indiani.
Un altra cosa che ho notato, che qui si mangia dappertutto ed a tutte le ore. Qui dovrebbero venire ed inorridire i sindaci di Firenze e Venezia, con le loro ordinanze contro il cibo in strada.
Prima di tornare al punto di ritrovo, abbiamo deciso di omologarci agli altri turisti ed abbiamo fatto una pazzia. Ci siamo fatti un selfie!!!
Tornati in albergo, contrappello e tutti in branda per le 23,00. Stile militare ovvio!!!

Una pazzia ispirata dall'aria di Praga

17 settembre 2018

Perché si dice: "Cui prodest"?

Ieri stavamo parlando con amici di alcune azioni fatte dal nostro governo. Ad un certo punto rispondo ad uno dei miei interlocutori, dicendo "Cui prodest". Mi hanno guardato come si guarderebbe un marziano, senza sapere cosa volessi intendere.
"Cui prodest" significa "A chi giova" ed è tratto dalla Medea di Seneca, che ai versi 500 / 501 scrive: "Cui prodest scelus, is fecit", cioè "il delitto l’ha commesso colui al quale esso giova".
 Quindi l'intento latino è retorico, perché la risposta è scontata. Nelle arringhe gli avvocati lo usano con il significato originale per introdurre una considerazione o una prova. Tantevvero che Cicerone ne fece un plagio in uno dei suoi discorsi.
In Italiano è una domanda interlocutoria, in cui si cerca di capire o far capire, chi possa trarre vantaggio dall'azione e dalle sue conseguenze.
Nelle ricerche investigative indica la scoperta di un movente che possa giustificare un'azione delittuosa o l'attore del fatto.
Ora come ora, i nostri politici lo usano senza sapere l'esatto significato facendo la figura di incolti.
 

15 settembre 2018

Chi è un gagà

Venerdì sera nella prima puntata di Tale quale show , nel giudicare un'esibizione, Vincenzo Salemme ha detto che l'interprete era un Gagà. Ovviamente ha dato la stura ai PIA per un'interpellanza sulla parola.
Vediamo di dare un occhiata al Dizionario Treccani, leggendo cosa ci dice.
Gagà s. m. [voce onomatopeica, come il fr. gaga che significa «vecchio rammollito»]. – Giovanotto intellettualmente e moralmente poco serio che ostenta un’affettata eleganza nel parlare, nel comportarsi e nel vestire, atteggiandosi a gran signore, spesso senza averne i mezzi (la parola, oggi poco usata, fu diffusa in Italia dopo la prima guerra mondiale dai giornali umoristici). ◆ Ormai disusati anche il femm. gagarèlla, l’accr. gagaróne e alcuni der. come gagaismo (il comportamento tipico dei gagà).
La macchietta del Gagà è stato il cavallo di battaglia di parecchi comici dell'avanspettacolo, come Totò o Carlo Dapporto.
Qualcuno salterà fuori a dire che alcuni politici d'oggi, sono dei gagà...

Gagà e Gagarella in TotòTruffa 2002

14 settembre 2018

La legge europea sul copyright

Nei giorni scorsi è stata approvata la direttiva europea sul copyright, scatenando la solita sequela di polemiche da parte di alcuni politici nostrani. Chiariamo che è una direttiva e non una legge, quindi è un invito ai governi a recepirla con regolamentazioni locali.
Ai fini di questo blog cosa cambia? Molto poco sembra... finché non ci sarà pubblicità! Poi vedremo.
Per ora non essendoci direttive non cambia nulla. Sarebbe consigliabile solo l'utilizzo di materiale originale, non raccattato per internet. Le immagini, non sapendo come siano distribuite, non saranno più utilizzabili. Non potendo sempre avere fotografie originali, cioè fatte da me o da persone che mi hanno ceduto i diritti, i post potranno essere un po' aridi e poco movimentati.
In questo momento sono possibili le citazioni, inserite anche nella loro grafica originale, utilizzando il drag & drop, scrivendo chiaramente da dove erano tratte. In futuro ciò non sarà più possibile, bisognerà riassumere tutto con tue parole, citando sempre la fonte, sia beninteso. 
I link ad altri siti saranno sempre permessi, lasciando al lettore libertà di cliccare o no In genere li uso per dare la possibilità di informarsi su una persona o su di un evento, senza dilungarmi troppo a spiegare. La bibliografia è salva!
L'inserimento di filmati, canzoni e parti di libri sarà ancora più vietato di ora. Bisognerà vedere come si potranno utilizzare contributi su cui sono scaduti i diritti di autore. Sembra che vogliano allungare la scadenza dei diritti di un'opera. Attualmente la scadenza è fissata a settant'anni dalla morte dell'autore, se conosciuto, e settanta anni dalla prima pubblicazione se opera anonima o pseudonima.
Tutto vale finché il blog rimarrà senza fine di lucro. Tutto  cambierà il giorno che dovesse arrivare della pubblicità. Qui ci vorrebbe una volgarità per spiegare i problemi che la pubblicità potrebbe  creare. Ci vorranno contenuti completamente originali nei testi e nelle foto, poche citazioni e tanta inventiva.
In futuro i post saranno tutti così, come questo, quindi protestate rumorosamente, come invita a fare Wikipedia.

11 settembre 2018

Che cosa è un alpeggio?

Domanda fatta dalla madre del PIA che si vanta della maturità 36 ed un calcio in culo. A dir la verità la signora era perplessa sul fatto che una mucca potesse andare in campeggio! Beata ignoranza!
Guardando a certi alpeggi svizzeri, il dubbio è venuto pure a me, ma non è proprio così. Come al solito chiediamo aiuto all'Enciclopedia Treccani.
Alpeggio. Esercizio del pascolo del bestiame in montagna, da quote di circa m 1000 sino a m 2300-2500 (denominato anche monticazione o estatatura). Si effettua da fine maggio a metà settembre, ma ha durata diversa secondo l’altitudine, l’esposizione, la giacitura e la vegetazione dei pascoli (minimo due mesi: luglio-agosto). È una pratica molto antica (già esercitata dai Reti), che risponde a necessità economiche e tecniche a un tempo, sia perché permette di sfruttare la produzione foraggera di alta montagna, inutilizzabile in altro modo, sia perché irrobustisce gli animali e li rende più resistenti alle infezioni, particolarmente alla tubercolosi. L’a. interessa la regione alpina, ma viene praticato largamente anche in vaste zone degli Appennini e sui pascoli dei Pirenei e dei Carpazi.
I foraggi freschi e l'aria migliore portano ad una produzione di latte di qualità, con cui si producono i formaggi di malga o formaggi DOP.

Alpeggio trovato in Internet

Bibliografia:

09 settembre 2018

Goji home made

I fiori del mio Goji
Non so se in passato ho scritto qualcosa a riguardo della mia pianta Goji. A dirla tutta  di  bacche di Goji, fiorellini viola e frutti rossi.
E' una pianta che ho comprato in svendita all'Eurospin, quattro anni fa. Dopo tre stagioni disperanti dove ha prodotto una decina di bacche in croce ed il rischio di decesso, quest'anno sta dando qualche soddisfazione.
La scorsa stagione, la mia pianta ha contratto una specie di mal bianco, costringendomi ad una drastica potatura e perdita del raccolto. Forse questa azione ha favorito la crescita rigogliosa di quest'anno, con tantissimi fiori lillà, che si stanno trasformando in frutti. Ad ottobre vedremo come andrà il raccolto .
Casa mia è un lato di una corte lombarda, con gli appartamenti a lato di un'ampia corte che usiamo come parcheggio per le nostre auto. Sul lato di competenza ogni condomino ha messo delle piante.
Nell'angolo di sinistra del mio lato, ho un vaso con il Goji e, da quest'anno, un lampone ed una mora. Quest'ultime due piantine son assai indietro, per me il caldo estivo ne ha danneggiato la crescita.
Il Goji ed il Gelsomino
Adesso vediamo come si presenta la pianta. E' un rampicante di circa due metri di altezza che arriva dalle montagne del Tibet. Può essere messo a dimora al sole e non ha bisogno di tanta acqua e tanta terra. Resiste bene al freddo, ma soffre le temperature superiori ai 30°C.
In Luglio ed Agosto, la pianta si riempie di numerosi fiori colorati tra il lilla ed il viola. Se le api ci aiutano, questi fiori si tramutano in bacche rosse che assomigliano a dei pomodori datterini in miniatura. La maturazione è tardiva, la raccolta sarà a circa metà Ottobre.
La versione commerciale per l'Italia è un frutto disidratato in sacchetti. I valori nutritivi sono in linea con i frutti di bosco nostrani, ma con ottimi apporti di vitamina C, omega 3 ed omega 6.
Gli effetti contro il colesterolo, rischi vascolari ed età sono clinicamente provati. Ma questi sono solo parte dei benefici ottenibili con il consumo di queste bacche. Cinque o sei bacche fresche danno l'apporto giornaliero di vitamina C. Il consumo estivo possono essere un veicolo di reintegrazione dei sali come potassio, zinco, ferro, calcio e selenio.
Per chiudere, le bacche di Goji non sono miracolose, ma hanno ottimi effetti antiaging, antitumorali ed antiossidanti con protezione delle malattie del ricambio.


Bibliografia:

08 settembre 2018

Transumanza

Stasera sono andato dal mio amico archeologo, per vedere i danni alla canna fumaria, fatti dal tecnico che ha riparato la caldaia. Il tipo vive fuori Sedriano, a Cascina Scaravella, ove, oltre alla cascina e la zona industriale, ci sono anche dei discreti prati.
Presa la strada verso Vittuone, mi sono trovato circondato da centinaia di pecore e capre. A dir la verità c'erano anche cinque asini, un cane e due pecorai. Una migrazione di questo livello lo avevo vista in Trentino ed in Puglia, ma mai in Pianura Padana.
Oltre al folclore contadino, ciò fa pensare che la fine dell'estate sta arrivando. Difatti il periodo delle transumanze è tra il 23 Settembre (Equinozio d'Autunno) ed il 29 Settembre (San Michele). In questo periodo inizia la migrazione delle greggi e delle mandrie dagli alpeggi estivi.
Qualche aspirante PIA chiederà: " Ma che cosa è una transumanza?" Chiediamo all'Enciclopedia Treccani, dove si legge:
Transumanza. Complesso delle migrazioni stagionali su largo raggio territoriale e con accentuato dislivello verticale, con cui animali di grossa e media taglia si spostano, spontaneamente o condottivi dall’uomo, dalle regioni di pianura alle regioni montuose e viceversa.
Il fenomeno della t. si riscontra nelle regioni montuose circummediterranee, dalla Spagna all’Asia Minore, come pure nel Caucaso, nell’Asia centrale e nelle Ande. Per i trasferimenti, che prima si compivano a piedi lungo piste a fondo naturale segnate dal periodico spostamento degli armenti (tratturi), si fa ora uso per lo più di autocarri. In Italia la t. è presente nella regione appenninica. D’estate i pastori, che praticano l’allevamento ovino fin dalle epoche più antiche, si trasferiscono nei pascoli dell’Abruzzo e delle regioni vicine più elevate, dove hanno dimore estive sommarie (stazzi), presso le quali i greggi pernottano all’aperto entro recinti di reti (procoi). Dimore temporanee invernali (per lo più capanne) sono frequenti nelle pianure (Maremma Toscana, Agro Romano, Tavoliere di Puglia ecc.), nelle quali i pastori coi loro greggi scendono a settembre per risalire in montagna in giugno. Nella regione alpina meridionale la t. si effettua dalle regioni prealpine sino a quelle alpine della Lombardia e del Piemonte.
L'enciclopedia parla di greggi di ovini, ma potrebbe essere anche di mandrie di bovini. Nelle zone alpine la transumanza è prevalentemente di bovini, mentre in Centro Italia ed in Sardegna prevale la transumanza di ovini.
Nel Medio Evo e nel periodo rinascimentale era un'attività quasi industriale con un suo indotto. Uno studio ha stabilito che nel XVII si spostassero sino a cinque milioni di capi impiegando trentamila pastori ed altrettanti cani.
La transumanza ha anche una propria terminologia. Andare dalle pianure agli alpeggi si definisce "Monticazione" ed il percorso inverso "Demonticazione".
Nella letteratura antica Plinio il Giovane e Virgilio hanno narrato usi e costumi della transumanza. In tempi più recenti, Gabriele D'Annunzio scrisse la poesia "I pastori".












Bibliografia:
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03 settembre 2018

Perché si dice: "Fare all'uopo"?

O anche "Essere all'uopo", dal Latino "Opus esse" con il significato di essere necessario a/per qualche cosa.
Potrebbe anche avere il significato di permesso ad usare qualcosa che non è tuo. E' tipica la frase rivolta ad un ospite. "All'uopo puoi usare il telefono di casa".
O anche : "E' arrivato all'uopo", indicando che una persona è arrivata al momento giusto.
Come vedete uopo è una parola dalle variate sfaccettature, difatti il Dizionario Treccani scrive:
uòpo s. m. [lat.. ŏpus, neutro indecl.], ant. o letter. e raro. – Bisogno, necessità: Ma, tu mi resti, o brando: all’ultim’uopo, Fido ministro, or vieni (Alfieri); ora ti vaglia Questa carta, o signor, serbata all’uopo (Parini), per un momento o per un fine determinato; spec. usata la locuz. è uopo o è d’uopo, è necessario: Né solo a me la tua risposta è uopo (Dante); un antro muscoso ..., ove a fermar le stanche navi Né d’àncora v’è d’uopo, né di sarte (Caro). Sono ancora usate talvolta, ma per lo più in frasi scherz. o sentite come pedantesche, le locuz. all’uopo, al momento opportuno, al bisogno (all’uopo, è bene non avere troppi scrupoli), e essere, fare uopo o d’uopo, bisognare, abbisognare (è uopo avere pazienza; farebbe veramente d’uopo avere un po’ di soldi in più). Rarissimo e letter. il plur.: esso a mill’uopi Opportuno si vanta (Parini), a mille occorrenze.
Ormai è una espressione verbale decadente, che le nuove generazioni ignorano. La conoscenza di questa ed altre espressioni darebbe un colorito migliore all'Italiano che si sente in giro.