19 giugno 2021

Le mondane

Sabato scorso ho scritto un post sulle mondine, che un PIA aveva scambiato per mondane. Cambia una vocale, ma il significato cambia di brutto. Non è passato alla storia se qualche mondina di facili costumi arrotondasse il magro stipendio, ma non penso proprio che dopo una giornata a mollo in una risaia ne avessero voglia.
Questo aggettivo femminile che viene dal Latino "Mondanus", derivato da "Mondus" (in Italiano "Mondo"), indica qualcosa legata alla vita terrena, nei suoi aspetti temporali ed interessi materiali.
Di qui la "Vita mondana", maniere di vivere della società elegante e benestante, e "Cronaca mondana", branca giornalistica che ne racconta gli eventi.
Fin qui niente di male, ma tutto cambia quando si parla del mestiere più vecchio del mondo. Se si parla di polizia, era il nome in gergo della buon costume, dipartimento che si interessava su come venisse esercitata la professione. Penso che fosse utillizzato durante il periodo fascista.
Parlando di persone è uno dei sinonimi di prostituta, di cui si possono fare degli elenchi ben forniti, su cui si sono esibite note firme del giornalismo nostrano ed anche dizionari.
Il Dizionario dei Sinonimi e Contrari, edito da Treccani, fa questo elenco
mondana s. f. [femm. sost. dell'agg. mondano], eufem. - [donna che esercita la prostituzione o che è giudicata simile alle prostitute, anche come epiteto ingiurioso] ≈ (volg.) bagascia, (eufem., non com.) baiadera, (volg.) baldracca, (roman., volg.) battona, (eufem.) bella di notte, (eufem.) buona donna, (spreg.) cagna, cocotte, (eufem.) cortigiana, (spreg.) donnaccia, donna da marciapiede (o di malaffare o di strada o di vita o, eufem., di facili costumi o, disus., di mondo), (eufem.) donnina allegra, (lett.) etera, (eufem., disus.) falena, (gerg., non com.) gigolette, (eufem.) lucciola, (non com.) lupa, (merid.) malafemmina, (roman., volg.) marchettara, (non com.) mercenaria, (lett.) meretrice, (region., volg.) mignotta, (eufem.) passeggiatrice, (eufem., disus.) peripatetica, prostituta, (lett.) putta, (volg.) puttana, (ragazza) squillo, (lett.) sgualdrina, taccheggiatrice, (volg.) troia, (spreg.) vacca, (region., volg.) zoccola, [contattabile telefonicamente] call girl.
34 sinonimi, non sembra male, ma il Corriere della Sera, negli anni '80, riuscì ad elencarne 273.
Prima della legge Merlin, il termine più usato per indicare queste signore era "Marchettara", che si riferiva a come erano gestite le case chiuse.

12 giugno 2021

Le mondine

Poco prima del lockdown, un PIA mi aveva chiesto, cosa centrassero le puttane con le risaie. Il ragazzino aveva inteso mondane, mentre la professoressa parlava di mondine! Ovviamente non aveva avuto il coraggio di fermare l'insegnante per chiedere spiegazioni. E' più semplice chiedere a me.
Andiamo per ordine. Il mestiere delle mondine è vecchio, ma non più di tanto. Si diffonde all'inizio del XIX secolo, con l'espandersi della coltivazione del riso, nelle provincie di Vercelli, Novara e Pavia.
Erano donne di varia età, di livello sociale molto basso, arrivanti dalla Lombardia, Emila Romagna o Veneto. La professione si è estinta negli anni '60, con l'arrivo dei disserbanti selettivi e la meccanizzazione.
Silvana Mangano
Il nome deriva dal verbo mondare, cioè ripulire. Il primo incarico era il trapianto delle piante di riso nei campi allagati. Poi si passava alla pulizia delle risaie dalle erbe infestanti che potrebbero danneggiare le piantagioni.
Ignote lavoratrici soggette a varie malattie causate dallo stare in acqua sino a dodici ore al giorno. Erano soggette alla malaria ed ai reumatismi.
Per l'epoca i vestiti erano assai succinti. Calze in cotone, pantaloncini corti molto aderenti e magliette ancor più aderenti. Il tutto veniva completato da un cappello in paglia a larghe tese.
In "Riso amaro" (1949), Silvana Mangano interpreta un procace mondina.
Sono famose le canzoni che venivano inventate al momento, per passare la giornata di lavoro. Alcune canzoni sono state trascritte, raggiungendo una discreta diffusione all'esterno dell'ambiente in cui sono nate. Le più famose sono "Se otto ore vi sembran poche" e "Sciur padrun da li beli braghi bianchi".
 
Bibliografia:
  • Per la pagina Wikipedia, clicca qui.
  • Per Gigliola Cinguetti che canta "Sciur padrun da li beli braghi bianchi", clicca qui.


08 giugno 2021

Due baci famosi ed agli opposti

Il Bacio di Hayez

Incominciamo con i compiti delle vacanze. La richiesta arriva da un PIA che, tra una DAD ed un'altra, ha tentato di arrivare alla fine del primo anno di liceo. Il tema è "Il bacio nella storia e nell'arte". Un bel match!
Sono passati 47 anni da quando studiavo Storia dell'Arte al liceo, ma ci proviamo lo stesso a dare una mano.
Per questo posto ho deciso di prendere in esempio il quadro di Francesco Hayez "Il bacio" e la fotografia di Alfred Eisenstaedt “V-J Day in Times Square”, meglio conosciuta come "Il bacio di Times Square".
Incominciamo a vedere le differenze strutturali delle due opere.
Il dipinto è un olio su tela di 112x88 cm, datato 1859 ed è ammirabile alla Pinacoteca di Brera.
La fotografia è una instantanea in bianco e nero, scattata a Times Square il 14 Agosto 1945, con una Leica Illa. Fu pubblicata dalla rivista LIFE.
Le due opere hanno in comune lo scopo politico e le discussioni che hanno generato tra i critici ed i "ben pensanti".
Il Bacio di Hayez vede la luce in pieno periodo indipendista, undici anni dopo i moti del 1848, alla definitiva fine della Restaurazione. L'Italia è divisa in staterelli e si spera che le Guerre d'Indipendenza portino alla riunificazione.
Qui il bacio è tra due amanti che si devono separare a causa della guerra. La donna si abbandona nell'abbraccio dell'amato, con estrema fiducia. Lasciamo perdere le metafore e le alegorie che si agitano dietro.
Il bacio di Times Square
Il Bacio di Times Square è alla fine della II Guerra Mondiale, nel giorno della resa dell'Impero Nipponico.
Il marinaio, George Mendosa, non conosceva l'infermiera, Greta Zimmer Friedman. Aveva bevuto un po' troppo e, per festeggiare, decise di sbaciucchiare la prima a portata di mano.
La fotografia è stata contestata a lungo. Ogni scusa era buona.
Ci furono accuse che la foto fosse stata posata e non naturale. Le femministe fecero accuse di violenza sessuale ai danni dell'infermiera. Fu contestato anche l'orario dello scatto!
Un'altra differenza è il numero delle versioni. La fotografia è figlia unica, mentre il quadro ne esistono tre versioni ufficiali ed alcune minori.
Adesso i piccoli amici devono approfondire loro. Io ho dato una traccia da sviluppare.



 

 

 

 

 

 

Bibliografia:
  • Per la pagina Wikipedia sul "Il bacio" di Hayez, clicca qui.
  • Per l'articolo di Focus sul bacio di Times Square, clicca qui.

05 giugno 2021

Le lavandaie

Su Instagram ho pubblicato delle fotografie legate a mestieri persi nel tempo. L'ultima foto è stata fatta oggi a Ballabio. Mostra il lavatoio locale, deserto da anni, ormai usato come fontana.
I più giovani si domandano a che servivano quei piani di pieta inclinati, posti vicini a corsi d'acqua. Non sanno che le lavatrici si sono diffuse solo dopo la Seconda Guerra Mondiale e che nei tempi passati i panni venivano lavati a mano da nerborute donnone.
A dir la verità la prima lavatrice meccanica appare intorno al 1850, mi pare in Inghilterra, ma il risultato dei panni lavati con l'olio di gomito era migliore.
A Milano, nel quartiere San Cristoforo, troviamo il Vicolo delle Lavandaie con degli stand coperti che prendono l'acqua dal Naviglio Grande.
Torniamo alla professione. Il Dizionario Treccani scrive in merito:
lavandàia (region. lavandara) s. f. [femm. di lavandaio]. – Donna che esercita il mestiere (comune nel passato) di lavare la biancheria altrui, in casa, in un lavatoio pubblico o in apposite aziende (lavanderie): E cadenzato dalla gora viene Lo sciabordare delle lavandare (Pascoli). In usi fig., e come termine di confronto, donna maleducata e sboccata: è una vera l.; contegno, linguaggio da lavandaia. Ginocchio della l. (o anche, meno spesso, della monaca), espressione di uso pop. (spec. in passato) per indicare una forma di artropatia cronica delle ginocchia dovuta a lievi traumi da appoggio ripetuti e protratti. ◆ Dim. e vezz. lavandaina, lavandarina, e anche lavanderina (spec. nella filastrocca della bella lavanderina, che si canta in una specie di girotondo per bambine).
Partendo da qui possiamo incominciare a fare delle considerazioni. Le lavandaie, con l'accento sulla penultima A, Erano delle donne ben piazzate che arrivavano dai livelli più bassi del popolo. Erano delle persone senza peli sulla lingua, che non ci pensavano due volte a mandari a spigolare. Quindi erano di dizionario alquanto sboccato e sapevano tutto e di tutti, che raccontavano volentieri alle colleghe. Di qui il detto "Essere una lavandaia".
Stando inginocchiate per ore, spesso sui sassi delle sponde dei fiumi, avevano un malattia professionale, passata alla storia come "Ginocchio della lavandaia". Clinicamente si chiama "Borsite del ginocchio" e consiste in una infiammazione della borsa sierosa pre-patellare collocata poco più in basso della rotula.
Era una malattia diffusa anche tra le suore di clausura vecchia maniera.
 
Il Vicolo delle Lavandaie a Milano
Ora vediamo come venivano lavati i panni. la prima operazione era l'ammollo a cui seguiva una spazzolatura con cenere depurata. Poi seguiva il lavaggio con la lisciva, I panni venivano sbattuti e strofinati sui famosi piani inclinati di pietra. Si finiva con ripetute risciacquature nell'acqua corrente del fiume o del canale.
Nei secoli scorsi era un mestiere così importante che, ora, gli vengono dedicati dei musei. I più famosi sono a Waux Hall (Belgio) ed a San Giacomo (Trieste).
Il Comune di Capannori e la Regione Toscana stanno attuando delle azioni per conservare e tutelare la memoria dell'arte dei "Panni sporchi".


Bibliografia: