16 giugno 2020

Chi erano gli Ugonotti

Compito delle vacanze per i PIA. Ieri ho incontrato, dove sapete voi, il mastino Cheng e Marco, che mi hanno chiesto chi cacchio fossero gli Ugonotti. A dir la verità Marco pensava che fosse un cognome.
Quindi come al solito, dò la traccia su cui dovranno sviluppare la ricerca.
Partiamo con la descrizione tratta dall'Enciclopedia Treccani.

Ugonotti - Protestanti francesi nelle lotte di religione dei secoli XVI e XVII; il nome deriva dalla parola tedesca Eidgenossen («congiurato o confederato»). 
La loro persecuzione ebbe inizio nel 1534, in seguito all’affare dei placards, ovvero la diffusione di loro manifesti che provocarono la reazione del re Francesco I. Dal 1535 (dopo i primi segni di intolleranza antiprotestante della Corona), gli ugonotti, facendo propri gli ideali calvinisti di riforma religiosa ed etico-politica, combatterono per restaurare le libertà feudali contro l’assolutismo regio, fondandosi non solo sugli interessi di alcune famiglie aristocratiche e di vasti settori nobiliari, ma anche sul fermento della borghesia cittadina e dell’artigianato, in cerca di elevazione sociale. Nel 1559 si tenne a Saint-Germain-en-Laye il primo sinodo delle Chiese riformate francesi; l’organizzazione politico-militare e religiosa degli ugonotti fu condotta a termine nel 1566 e un partito ugonotto regolarmente costituito, si ebbe solo nel 1573 con l’assemblea di Millau. Il massacro dei protestanti di Vassy (1° marzo 1562) da parte di Francesco di Guisa aprì il periodo delle guerre di religione (o civili). Nel primo periodo, fino alla strage di San Bartolomeo (1572), gli ugonotti, sotto la guida del principe di Condé e di Coligny e appoggiati dall’Inghilterra, affermarono sempre più la loro potenza contro i Guisa appoggiati dalla Corona, dalla Spagna e da papa Pio V: con la pace di Saint-Germain-en-Laye (1570) avevano ottenuto di essere riconosciuti come potenza autonoma e di occupare quattro posti di sicurezza.
Le abbreviazioni tipografiche sono state cancellate, come dei termini in francese, per rendere il testo capibile ai ragazzini.
Quindi gli ugonotti erano un movimento religioso protestante, guidate dall'ammiraglio Gaspard de Coligny, che rivendicava una libertà di espressione, libertà religiosa e diritti civili.
Ovviamente erano visti come una minaccia per lo stato assolutistico francese e da eliminare in maniera drastica e definitiva.
L'opera di pulizia religiosa, dopo alti e bassi ed un trattato di pace, arrivò al culmine nella notte del 23 Agosto 1572, quando Enrico Guisa e Caterina de' Medici, regina di Francia ordinaro la loro eliminazione.
In questa notte, orde di cattolici sterminarono migliaia di ugonotti, senza distinzione di età, sesso o livello sociale. Uno dei primi a cadere a Parigi fu l'ammiraglio de Coligny.
A seguito delle persecuzioni religiose, si ebbe una diaspora di ugonotti verso la Prussia e l'Inghilterra. Solo la Rivoluzione Francese restituirà la piena cittadinanza francese.
C'è stata anche una forte emigrazione verso le colonie americane, dove fondarono la città di New Rochelle ed il quartiere di New York chiamato Huguenot.
L'indipendentista Paul Revere era figlio di ugonotti e ben 4 presidenti americani discendono da famiglie ugonotte.


Bibliografia:

 


14 giugno 2020

Il sottovuoto (spinto?)

Questo è un altro post che riguarda su cosa è stato fatto durante il lockdown. Alla madre di un PIA fu regalato, in data non definibile, una macchina per il sottovuoto, così ha deciso di iniziarla ad usarla. Lavorando nel campo delle forniture alberghiere, può succedere di ricevere regali simili.
La signora si passava la Domenica a cucinare per tutta la settimana e, poi, metteva i manicaretti sottovuoto. Ma che cosa è il sottovuoto o vacuum?
Il sottovuoto è una tecnica che toglie l'aria da un sacco di plastica. Può essere usato con vestiti o coperte, per ridurre il volume, prima di riporli a fine stagione o con cibarie varie, per preservarle dal deperimento causato dall'aria.
Nel caso di coperte e vestiti, compri l'apposito sacco da IKEA o negozio di elettrodomestici, metti dentro, chiudi e con un aspirapolvere togli l'aria, poi riponi nello scaffale.
Per le cibarie si complica un po'. Devi comprare i sacchetti e l'apposita macchina in un negozio di elettrodomestici e poi imparare ad usarla. In bibliografia ho inserito un link di un articolo del Corriere Online che presenta alcune macchine per il sottovuoto.
Nell'andazzo della butteria ho trovato un magazine di Media World (Anno XVII - N° 1 - Febbraio 2015) dove viene illustrata questa tecnica di consevazione. Un paio di pagine molto interessanti.
L'articolo apre con le ragioni, per cui si sta diffondendo l'uso del sottovuoto anche nelle cucine private. La ragione principale è un'ottizzazione dei tempi. Come ha fatto la signora, cucini alla Domenica e consumi durante la settimana. E' anche interessante la riduzione del volume con l'ottimizzazione degli spazi nel frigorifero.
Andando avanti nell'articolo, vediamo i vantaggi che possiamo trarre dall'uso di questa tecnica.

Cibo più sano - La tipologia del sottovuoto è la quasi totale mancanza d'aria, quindi non si crea l'ambiente ideale per i batteri e muffe. Così riesci a conservare più lungo i cibi in frigorifero.
Se conservi in freezer non si crea la tipica "bruciatura da congelamento", quella pellicola di prodotto seccato dal gelo.

Ottimizza gli spazi - Come ho già scritto il sottovuoto riduce sensibilmente il volume dell'involucro che viene ad avere forme più regolari. Minor volume significa più ordine e maggior quntità di cibo stoccabile in frigo.

Risparmia tempo - Questo è il punto su cui faceva forza la signora. In effetti devi impegnare una giornata per organizzare la cucina ed i sacchetti, ma ricuperi l'impegno durante la settimana.
Se organizzi i sacchetti divisi in porzioni, puoi preparare, per esempio, una mega lasagna e porzionarla in quattro. Quando serve tiri fuori, scongeli e mangi. In surgelatore puoi arrivare ad una conservazione di circa sei mesi.
Le verdure le precuoci e le metti sottovuoto. Al momento debito apri il sacchetto e finisci di cuocere.
Si organizza la cena in pochi minuti. Il meglio è quando si si ha una madre che lavora, prepara durante il week end ed i figli, tornando da scuola, scaldano giorno per giorno.
Come insegna Alessandro Borghese nel programma "4 ristoranti", ricordatevi sempre di scrivere la data di preparazione del sacchetto.

Risparmia denaro - Compri quando ci sono le offerte o sconti quantità. Il facilmente deperibile come la frutta, può arrivare a raddoppiare il tempo di conservazione, se messa sottovuoto. La rivista asserisce che il pesce messo sottovuoto ed in freezer può arrivare ad una consevazione di due anni.


Bibliografia:
Per l'articolo del Corriere Online del 25 lug 2019, clicca qui.

08 giugno 2020

Perché si dice: "Tran tran"?

Stasera spieghiamo il significato della voce onomatopeica “Tran tran”.
Prima di interpellare il Dizionario Treccani, diciamo che così si vuole indicare lo svolgere regolare e lento di certe vite, per dirlo in maniera volgare “Il cazzo non vuol pensieri”:

tran tran (anche tran-tran e trantràn) [voce onomatopeica]. – 1. Espressione imitativa del movimento lento e regolare di un veicolo, di una macchina, ecc. 2. Come s. m., andamento di vita, ritmo di lavoro lento e monotono: sono finite le vacanze e ricomincia il solito (o il quotidiano) tran tran; non viene per ogni organismo il momento in cui subentra la normale amministrazione, il tran-tran? (I. Calvino). Corrisponde al fr. routine (v.), nel sign. 2 a.

Quindi adesso dopo due mesi e mezzo di lockdown, stiamo tentando di rientrare nel nostro solito tran tran.

02 giugno 2020

L'abbinamento vino / carne

Oggi pubblico un nuovo post inviatomi dal mio amico che si è scoperto grafomane.
Sarebbe da pubblicare nel blog di cucina, ma ho ritenuto di pubblicarlo qui, per dargli più visibilità.

Di solito i secondi piatti di carne si abbinano ai vini rossi ma si possono accostare facilmente anche a quelli bianchi in base alla cottura o alla tipologia.
La carne si presta a diversi tipi di preparazione in cucina, dai bolliti e brasati alle grigliate per arrivare ai carpacci di crudo e in fine alla tartare, ma non sempre la persistenza gusto-olfattiva di questi piatti si esalta con un vino rosso.
La modalità di cottura della carne e insieme al tipo di taglio variano anche i vini in grado
di valorizzarne il gusto.
Prima di capire quali sono i vini da abbinare alla carne dovremmo imparare a conoscere meglio le regole fondamentali per degustare la carne con il vino, in base al colore e alla cottura.
La carne si differenzia in base al colore e al tipo di cottura, questa caratteristica determina l’abbinamento con i vini bianchi e rossi piuttosto. In rapporto alla tipologia di carne varia, infatti, anche l’intensità gusto-olfattiva e la sua struttura, che a volte non richiede un vino rosso, ma un bianco.
La carne da abbinare al vino si distingue per il colore, che può essere bianco, rosso o scuro.
Pollame e coniglio sono considerate carni bianche, mentre bovini e suini sono carni rosse, invece la selvaggina rappresenta un discorso a parte.
In linea di massima i vini bianchi si abbinano meglio alle carni bianche, mentre i vini rossi, con le carni dal gusto più deciso e i piatti di maggiore struttura. Tuttavia non si tratta di una regola universale.
Le carni bianche, quali pollo e tacchino, si differenziano per delicatezza di gusto e tenerezza, per questo si degustano con i vini bianchi. La carne di pollo arrosto si può degustare molto bene anche con i vini rosati e le preparazioni più elaborate, come quelle alla cacciatora, non disdegnino il vino rosso, i vini bianchi leggeri o di media struttura restano la scelta ideale per le carni bianche. Le carni rosse si distinguono per corposità e succulenza, e quindi richiedono l’abbinamento con un vino rosso.
Alcuni tagli di carne rossa, come l’arista di maiale, classificati come magri, possono essere degustati anche con un vino bianco, morbido e vellutato, che si accompagni in modo equilibrato alla delicatezza della pietanza senza coprirne il gusto.
Le carni rosse i bovini più giovani vitello e il vitellone si distinguono per l’elevato contenuto di acqua e sono più teneri, mentre il manzo e il bovino adulto sono carni più scure e meno tenere, pertanto difficilmente possono essere degustate con i vini bianchi.
Più in particolare, a seconda del tipo di carne, potremmo scegliere un vino giovane e di buona struttura, per maiale o del vitello, oppure per vini strutturati e invecchiati nel caso della selvaggina.
Anatra e faraona, classificate come selvaggina da piuma, vanno bene con vini rossi di buona struttura, mentre la selvaggina da pelo, come cinghiale e cervo, si apprezza meglio con vini di buon corpo e invecchiati a lungo.
I salumi li possiamo distinguere da prodotti salati che derivano da parti intere, come prosciutto e coppa, e insaccati, che si suddividono in freschi, quali salsicce e cotechino o stagionati, come i salami. I salumi più magri, come il Prosciutto di Parma, si abbinano meglio a vini bianchi di buona profumazione, mentre quelli più saporiti con vini rossi fruttati e morbidi al palato. I salumi particolarmente grassi come guanciale o lardo con vini rossi di buona tannicità, mentre gli insaccati crudi e i salami con i vini giovani, ma sempre rossi.
La carne cruda, come la tartare di manzo ed i carpacci, si sposano con vini bianchi profumati e di buona complessità.
La carne alla brace è una cottura che conferisce alla carne una caratteristica succosità o succulenza, che richiede un vino rosso. in grado di asciugare il palato.
La carni come il maiale alla griglia esige, invece, una maggiore effervescenza, come quella delle bollicine o un vino rosso in grado di ripulire il palato dall’untuosità.
I tagli più magri, invece, si sposano con un vino bianco di buona finezza e freschezza, dal sapore leggermente acidulo e con elevata aromaticità.
La lunga cottura di stracotti e brasati si abbina a vini rossi.
Quindi la carne al sangue, poco cotta o cruda, si accosta molto bene ai vini giovani, sia bianchi che rossi, la carne bollita o molto cotta richiederà un vino datato.

Tipi di vino
I vini possono essere distinti in due tipologie fondamentali: ordinari e speciali.
I vini ordinari sono quei vini che non subiscono alcun tipo di intervento, pertanto vengono immediatamente destinati al consumo. In questa categoria si collocano dunque la maggior parte dei vini rossi, bianchi e rosati, i vini passiti e i vini frizzanti.
I vini speciali, sono tutti quei vini che prima di essere messi in commercio vengono trattati. A questa categoria appartengono i vini spumanti, per i quali si provvede all’aggiunta di lieviti, monosaccaridi e minerali per favorire la rifermentazione, i vini liquorosi e i vini aromatizzati.
A seconda dalla zona geografica in cui i vini sono prodotti varia la tecnica di produzione utilizzata, per questo abbiamo tre denominazioni differenti che interessano i vari tipi di vino, esse sono:

Vini a denominazione di origine semplice, prodotti in zone geografiche specifiche e imbottigliati in luoghi diversi;
Vini a Denominazione di Origine Controllata (D.O.C.), prodotti di qualità provenienti da zone in cui vigono norme specifiche di produzione per le quali sono stati approvati appositi decreti;
Vini a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (D.O.C.G.), prodotti secondo un preciso disciplinare approvato da decreti legislativi e dotati di caratteristiche organolettiche superiori in termini di qualità.
Vini ad Indicazione Geografica Tipica (I.G.T.), vini da tavola che riportano in etichetta indicazioni fondamentali quali la tipologia di vino, l’anno di raccolta dell’uva e il tipo di vitigno.

I vini si possono distinguere anche in base al colore, classificandosi in bianchi, rossi e rosati.
Tale distinzione, è strettamente legata non solo al colore della buccia del vitigno con cui i singoli vini sono prodotti ma anche al metodo di produzione degli stessi.
A questa categoria appartengono i vini prodotti da uve a bacca rossa, a cui spesso vengono aggiunte piccole quantità di uva bianca.
I vini rossi variano dal rubino al porpora, fino all’aranciato e al granato, mentre i sentori possono variare da quelli fruttati e floreali a note di confetture, erbe e spezie.
I vini bianchi sono prodotti da uve a bacca bianca, anche se per alcuni prodotti si utilizzano processi di produzione che prevedono la pressatura di uve a bacca rossa.
Il colore dei vini bianchi vanno dal giallo all’ambrato, fino al paglierino e dorato con sfumature verdognole, mentre il bouquet aromatico va dalle note floreali a quelle fruttate.
I vini rosati devono il loro colore ad una rapida macerazione delle uve rosse con le vinacce.
Il colore e le caratteristiche organolettiche di un vino possono determinare degli abbinamenti al cibo, in base ai quali i tipi di vino possono essere classificati in:

  • Vini bianchi leggeri
  • Vini bianchi aromatici
  • Vini bianchi strutturati
  • Vini rossi leggeri
  • Vini rossi di medio corpo
  • Vini rossi strutturati
  • Vini rosati
  • Vini spumanti e frizzanti
  • Vini da dessert

Oltre che in base al colore i vari tipi di vini si possono distinguere anche in rapporto al contenuto di anidride carbonica ossia l’effervescenza e del contenuto di zuccheri.
In base alla presenza di gas disciolto che origina le bollicine, i vini si dividono in:
Vini fermi - A questa categoria appartengono i vini secchi, amabili e dolci.
Vini frizzanti - In questo gruppo sono classificati i vini dotati di una buona quantità di zucchero, che gli conferisce una buona effervescenza ed una tendenza dolciastra al palato.
Vini spumanti - Questo tipo di vini sono con residuo zuccherino elevato, secondo una scala di dolcezza che va dall’extra-brut (secco) al doux o dolce, in cui lo zucchero residuo è superiore ai 50 g/l.
Gli spumanti si ottengono, da vini bianchi o uve rosse private delle bucce ossia vinificate in bianco, con l’aggiunta di particolari lieviti per consentire una seconda fermentazione che viene chiamata presa di spuma.
I metodi per la produzione di questi vini sono due:
Il Metodo Charmat o Martinotti - la spumantizzazione viene eseguita all’interno di contenitori di acciaio (autoclavi);
Il Metodo Classico o Champenoise, di origine francese, in cui la fermentazione si esegue all’interno di bottiglie.
Nel caso dei vini più dolci, la vendemmia viene ritardata e dunque la maturazione prolungata causa un aumento degli zuccheri all’interno degli acini, di conseguenza anche nel mosto.
I passiti tipologia di vini di distingue per l’elevata concentrazione di zuccheri che arriva fino a 200 g/l e per il l’elevata alcolicità.