31 ottobre 2025

Dolcetto o scherzetto 2025

Stasera verso le 20,30, il campanello di casa ha suonato insistentemente, cosa rara che suoni, ma così mai!
Apro la porta e mi trovo davanti un orda di ragazzini e ragazzine travestiti in maniera orrida e truccati in una maniera ancora più spaventosa.
In coro mi urlano dietro la frase magica: "Dolcetto  o scherzetto?".
Essendo in attesa del bimbo del vicino e dei sui compagni d'asilo, mi ero procurato un bel po' di caramelle e cioccolatini. Ma questi non avevano tre anni, forse anche una dozzina di anni. 
Ma da arriva questa frase?
Tutti pensano che arrivi dagli Stati Uniti, come le usanze di Halloween. Niente di più sbagliato! Arriva dal Canada ed ha origine solo nel 1917.
A dir la verità la versione originale è costruita all'incontrario. Per primo si parla di scherzetto (trick) e poi di scherzetto (treat). Penso che l'inversione sia esclusivamente perché suona meglio. Sono andato a vedere come si dice in Spagnolo, ma l'ordine è quello originale (truco o trato). In francese è come in italiano (un bombon ou un sort).
Nel Medio Evo, alla vigila di Ognissanti, era uso di andare di casa in casa, vestiti come spiriti, mendicando del cibo in cambio di preghiere per i morti. Con il cibo ricevevano anche il "Soul cake", torte molto speziate di pasta frolla. Nell'evoluzione del XX secolo sono i bambini che si travestono da fantasmi, vampiri o zombie, ripetendo come un mantra la frase magica a tutti quelli che incontrano o, proprio, bussando alle porte.



Bibliografia:

25 ottobre 2025

Musa

Acronimo di Museo Universitario delle Scienze Antropologiche mediche e forensi per i diritti umani.
Nato per diffondere il ruolo e l'importanza delle scienze mediche, antropologiche e forensi nella lotta alla violenza e nella tutela dei diritti umani.
In Europa è il primo sito che tratta questo tema che apre al grande pubblico, gratuitamente, raccogliendo l'eredità dell'Istituto di Medicina Legale e del Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense.
Facendomi passare per uno studente abbondantemente fuori corso, mi sono imbucato in una delle visite guidate di oggi.
Una Archeologa Antropologa ci ha guidato attraverso le varie sezioni del museo, storica, identità, crime e viventi. Per la tragedia di Melilli, ove morirono 1000 emigranti, nell'affondamento di una carretta del mare, vi è una sezione stile escape room.
Sezione storica
Lungo un corridoio si aprono delle anse che rappresentano un dato periodo storico della popolazione milanese. Si parte dalla Mediolanum romana per arrivare ai giorni nostri.
Ogni ansa ha le pareti laterali realizzate con una scaffalatura riempita con scatole di ossa trovate negli scavi nella città ed attribuite a quella data epoca. Sulla parete di fondo un televisore, dove puoi vedere un cartone animato sulla vita dell'epoca.
Questa è la sezione storica, a cui segue la sezione identità, dove si spiegano i perché esiste la necessità di dare un nome a tutti i corpi trovati. Qui fanno impressione le lapidi dove sono enumerati i morti a cui non si è potuto dare un nome nel naufragio di Melilli ed in due periodi storici di Milano.
Nella sezione crime viene illustrato, come sia importante l'analisi dei luoghi circostanti, al ritrovamento di un corpo. Come una foglia o una macchia possano dirti, come e quando sia morto il corpo trovato.
La sezione viventi non mi ha lasciato dei ricordi. Non so proprio come descriverla.

Sezione Crime
L'ultima sezione è una specie di escape room, dedicato al naufragio di Melilli e alle opere per il ricupero del relitto, con i corpi contenuti in stiva.
A sinistra viene proiettato un filmato muto che documenta quanto sia stato fatto. Di fronte la ricostruzione di un pezzo del relitto con i corpi dei naufraghi. Ricostruzione molto forte.



Bibliografia:

24 ottobre 2025

La prima lavatrice solare

La prima lavatrice alimentata con il sole
Dopo quattro mesi di trafile burocratiche demenziali, ieri abbiamo messo in rete i pannelli solari.
Ieri pioveva e la potenza utilizzabile bastava solo per le lampadine e la TV. Con una media di 250 W/h non si va molto lontano. Alla fine della giornata avevano prodotto solo 2,14 kW/h.
Oggi è andata meglio. abbiamo avuto un picco a 2,4 kW/h per 2 ore. Alla fine giornata la produzione è stata di 11,07 kW/h. Così abbiamo incominciato a fare esperimenti.
Primo controllo, ripetuto più volte, è l'autosufficienza. L'indipendenza energetica la raggiungo con una produzione di 0,38 kW/h. Praticamente oggi c'è stata dalle 9,30 alle 17,45, per essere fine Ottobre con pannelli ad Ovest è un buon risultato. Con tre frigoriferi in funzione, una lampadina, la rete dati e la televisione accesa, la potenza istantanea al contatore era zero.
Il primo esperimento lo abbiamo fatto con il Cucinabarilla. Una teglia, mezzo sacchetto di patate e due tranci di salmone. 40 minuti di funzionamento a 2,2 kW, potenza istantanea al contatore 0,610 kW. Cioè significa che 1,8 kW li ha ricevuti dal fotovoltaico.
Al pomeriggio mia figlia ha voluto l'onore di fare la prima lavatrice. Risultato in riscaldamento potenza istantanea 0,315 ed in lavaggio 0. Non male!

I miei 10 pannelli
Ma come è composto l'impianto?
Per prima cosa chiarire che è un adattamento su quanto disponibile. La falda è esposta ad Ovest e non a Sud e non ha un'inclinazione di 35°. Sono 10 pannelli da 450 W cadauno, montati su di una stringa. 
L'inverter è un HuaWei, modello BT22C0041557, senza accumulo.
A Luglio in collaudo avevano segnato 3,8 kW alle 17,30.
Se domani è un altra giornata di sole, continueremo gli esperimenti ed i controlli.

23 ottobre 2025

Choco Story Torino

Dopo la visita al museo del cioccolato Lindt di Zurigo, siamo andati al corrispondente di Torino.
Ovviamente non è nulla in confronto con quello di Zurigo, ma a livello divulgazione, su cosa c'è dietro ad una tavoletta di cioccolata, va benissimo. Nelle "sale" si racconta come è nata la cioccolata gianduja, dei famosi cioccolatini torinesi.
Ho scritto sale tra virgolette, perché il museo è ricavato nelle cantine della pasticceria Pfatish, ove negli anni '20 del secolo scorso, si producevano i giandujotti.
Questa è la 12a sede di questa catena di musei, dedicati alla cioccolata. Sono in quasi tutto il mondo, Europa, Messico, Libano.
Le prime sale sono dedicate alla coltivazione del cacao, alla sua prima lavorazione e spedizione.
Per seguire il viaggio del cacao, sono esposti oltre 700 oggetti, dai Maya al giandujotto, passando dal '800 e '900. Per i più piccoli ci sono anche dei giochi interattivi.

Le tazze in ceramica
Poi si passa alla storia della diffusione e preparazione presso l'aristocrazia sabauda. Ci sono due pareti dove sono esposte varie tazze in ceramica ed i bricchi con cui veniva preparata la cioccolata calda.
Andando avanti viene spiegata le differenze tra il cioccolato amaro, al latte e bianco, sino alla preparazione della cioccolata per i giandujotti.
Per guardare tutto ci vuole un'ora ed alla fine del percorso emergi nel retro della pasticceria Pfatish di Via Sacchi.



Anche questo museo è visitabile con la card Abbonamenti Musei Piemonte / Valle d'Aosta o Extra.

Quanto sono bello!


Bibliografia:




22 ottobre 2025

La Reggia di Venaria Reale

La Reggia vista da Piazza Repubblica
Grazie alla trasferta per un convegno sul mal di pancia dei gatti, abbiamo fatto un giro alla Reggia di Venaria Reale. Era quasi un anno che ci stavamo pensando, così abbiamo approfittato per mettere in atto l'intento.
Il luogo fa parte delle residenze reali sabaude ed insieme a Stupinigi è una delle più conosciute. E' anche quella che ha avuto una storia recente molto travagliata.
I lavori iniziano nel 1658, sotto la spinta di Carlo Emanuele II, l'architetto Amedeo di Castellamonte da il via ai lavori per un luogo per il piacere e la caccia dell'enturage sabaudo. nel 1699 Vittorio Amedeo II incarica l'architetto Michelangelo Garove di trasformare i giardini da stile italiano a francese stile Versailles. Nel 1716 Filippo Juvarra riceve l'incarico per l'ampliamento, con la creazione della Galleria Grande, la Cappella di Sant'Uberto e la Scuderia.
Ulteriore ampliamento nel 1739, quando l'architetto Benedetto Alfieri creerà le gallerie di servizio per andare da un'ala all'altra o al maneggio coperto.
Nel 1798, a seguito delle guerre napoleoniche, viene trasformata in caserma ed i giardini distrutti, per far posto ad una piazza d'armi.
Il declino prosegue per 200 anni, sino al 1999, quando inizia un grande restauro per il ricupero funzionale del sito.
Dal trasferimento del Battaglione Logistico Cremona, sino agli inizi dei restauri, la Reggia è stata preda di vandali, che si sono portati via tutto quanto potesse essere riutilizzato.
I lavori di restauro dureranno sino al 2007, quando la Reggia tornò ad essere visitabile nella sua interezza.
Il salone grande
Nel 1997, la Reggia era stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità.
Il restauro ha interessato anche il Borgo Antico ed il Castello della Mandria con il suo parco.
Noi siamo andati a piede libero, fuori dalla visita guidata, mettendoci un'ora e mezza per vedere il corpo centrale e la chiesa di Sant'Uberto.
Un'altra oretta per vedere i giardini, ripromettendoci di tornare a primavera, con le piante in fiore.

Verso i giardini
Per le scuderie tenete libera mezz'ora, non c'è molto da vedere. Il bucintoro sabaudo e tre carrozze reali.
Le spiegazioni che trovi lungo il percorso sono esaurienti e molto ben fatte, solo i cartelli indicatori del giardino non sono molto chiari.
Anche i cartelli per andare verso l'uscita di Piazza Repubblica dalle scuderie, inducono in errore, tanto che ci siamo persi con degli altri visitatori.
E' da vedere sicuramente, l'ora e mezza di viaggio da Milano, ne vale la pena. Qui si vede come era il mondo Savoia prima del regno d'Italia, in piena espansione e splendore.

I soffitti
Adesso siamo programmando altre due visite. La Palazzina di Caccia di Stupinigi e il Castello Reale di Racconigi. Quest'ultimo è più difficoltoso, essendo oltre Carmagnola in provincia di Cuneo. Ci vuole più tempo per il viaggio.
Come ho già scritto, a primavera ci torniamo per il giardino e, magari andremo anche al Castello della Mandria con annesso parco.
Per altre fotografie, andate alla pagina Instagram dedicata a questo post.

Anche la reggia ed i giardini sono visitabili con la card Abbonamenti Musei Piemonte / Valle d'Aosta o Extra.













Bibliografia:

27 settembre 2025

Mangiare a... Opole - Starówka

L'ingresso
In questa misera settimana di ferie, che sono riuscito a ritagliarmi, con mia moglie siamo venuti ad Opole per alcune pratiche burocratiche e per controllare la casa, che era abbandonata da aprile. 
Dato che durante il giorno eravamo sempre in giro, per pranzo ci fermavamo qui e là, nei vari locali.
Il primo visitato è stato Starówka, ristorante self-service, sito in Krakowska 19, la via principale della città. Qui ci siamo stati due volte su quattro giorni.
È un locale con ampi spazi, una sala principale con dei tavolini e il buffet, con l'esposizione delle pietanze, una saletta interna solo tavolini e uno spazio esterno, ove puoi mangiare quando fa più caldo. Quindi è un ristorante tranquillo ed accogliente.
Facendo una ricerca in Internet, ho letto che il ristorante è stato fondato nel 1990, sempre con ottime recensioni scritte da polacchi e, soprattutto, da stranieri. Pure io sarei propenso a dargli 5 stelle perché ho mangiato bene e mi sono sentito a mio agio. A riguardo dei piatti non do un giudizio personale, ma dal punto di vista di un italiano che mangia all'estero. Offrono dei gusti che ci possono prendere e piacere.
Il banco buffet
Diamo un'occhiata al menù, che parte dalle immancabili zuppe come barszcz, żurek o fasolka po bretońsku. Poi possiamo proseguire con naleśnik, krokiet o pierogi.
Io ho fatto delle scelte più classiche, optando per un piatto unico. Tenete presente che è un bel piattone e che mia moglie ha sempre preso una mezza porzione.
La prima volata ho preso un gulasz accompagnato da un mix di verdure composto da barbabietole julienne e miseria.
Il secondo giorno mi sono fatto dare un gołąbek con un'altra scelta di verdure miste.
Una cosa che mi è piaciuta è che hanno capito il mio problema di allergia al pollame, consigliandomi quali piatti evitare. Cosa rara!
Così chiudiamo con un "Da consigliare vivamente" e, se passate da Opole, lasciate un commento a questo post con le vostre impressioni.

La saletta interna



Due piatti unici








 

Bibliografia:

25 agosto 2025

Perché si dice: "Mandare a Patrasso".

Con questo chiudiamo la serie dei modi di dire che indicano dei disastri.
La cittadina portuale greca non è citata con fini geografici, ma come memoria storica di un disastro.
Nel 1446 nelle acque del golfo di Patrasso, si tenne una battaglia tra la Repubblica Veneziana e l'Impero Ottomano, con la sconfitta dei Veneziani. La sconfitta fu così disastrosa che il detto incominciò a significare di andare ad affrontare un fallimento annunciato.
Ma potrebbe avere un origine più antica. Si mormora che l'origine sia nella frase latina "Ire ad patres", cioè "Andare presso i padri", cioè "Morire".
Così anche questa volta abbiamo indicato un'azione disastrosa, assai fallimentare.
C'è anche la versione veneziana "Andare a Patrasso co' tuto", che tradotto suona "Andare a Patrasso con tutto", con il significato "Lasciarsi morire".  Un'altra sconfitta contro gli Ottomani, nelle acque di Patrasso, nel 1467. La sconfitta fu così cocente, che l'ammiraglio Vittor Cappello si ritirò a vita privata e morì di crepacuore.

18 agosto 2025

Perché si dice: "Andare a scatafascio".

La dizione corretta é "Andare a catafascio", ma il popolino ha aggiunto una S.
Catafascio deriva dall'unione della parola greca  "kata" (giù) con la latina "fascis" (fascio, affastellato), con il significato di un disordine tale, da sembrare un crollo.
Quindi il significato è un qualcosa sta andando molto male e che ci si trova molto vicino al fallimento.

11 agosto 2025

Perché si dice: " Andare a ramengo"

In questa maniera si indica sempre un qualcosa finito male, ma in maniera più nobile e con una storia dietro.
Espressione tipica del sud Piemonte e dell'Oltrepo Pavese che, a seguito dell'unificazione d'Italia, si è diffusa su tutto il territorio nazionale e nel Ticino. 
"Ramengo" o anche "remengo" deriva dal nome del paese Aremengo, piccolo centro dell'Astigiano, al confine della provincia di Torino. Nell'alto medioevo venivano esiliati qui tutti i condannati per reati contro il patrimonio o bancarotta. 
Potrebbe derivare anche dal latino "ad ramingum" (allontanarsi), che indicava la condanna all'esilio di qualcuno per qualche reato. Di sicuro il nome del paese di confino nasce dal latino.
Remengo con la e, in gergo marinaresco, definisce una nave alla deriva, senza controllo, in balia delle onde.
C'è anche un lato letterario. Alcuni autori hanno usato questo modo di dire nei loro libri, utilizzando i vari significati della parola remengo.
Con il significato di rovina o malora, Dino Buzzati scrisse: "Infiniti guai che... avrebbero mandato tutto a remengo".
Cesare Pavese invece utilizzò l'accezione vagabondando: "Per tutto l'autunno era andato a remengo".
Se volete andare a remengo, turisticamente parlando, da Chivasso o da Verolengo dovete andare a San Sebastiano Po, per prendere la strada provinciale 458. Attraversate Casalborgone e Gonengo ed arrivate ad Aremengo. E' la stessa strada di Cocconato, paese dove, quando ero piccolo, andavamo a comprare i cotechini e gli zamponi freschi.

04 agosto 2025

Perché si dice: " Andare a puttane"

Nell'inverno, il PIA cinesino Cheng, sempre all'Eurospin, mi chiese la differenza tra "Andare a puttane", "Andare a ramengo" e "Andare a gambe all'aria". La spiegazione sommaria soddisfò il ragazzotto, ma adesso mi sono messo a pensare sull'esatta differenza di questi modi di dire.
In linea di massima tutti definiscono un'attività finita molto male o fallimento.
Partiamo con "Andare a puttane". Il significato letterale è di andare a divertirsi con donnette di facili costumi, ma nel significato figurato indica un'attività o una persona che è finita male o in bancarotta.
Se usato con il verbo "Mandare", indica la volontà di far finire male qualche attività.
Purtroppo non ho trovato nulla di più.

22 giugno 2025

La Notte delle Note 2025

Via De Amicis all'altezza della posta.
Purtroppo la manifestazione è stata rovinata da un serio acquazzone, intorno alle 20,30.
Le già poche bancarelle sono scappate e non si sono più ripresentate. I ristoranti, dopo aver asciugato i tavoli, hanno ripreso, come alcuni spettacoli.
Questo è il testo che accompagna due reels, che ho pubblicato sulla pagina Instagram del blog 
Della manifestazione si sono salvati i già citati ristoranti, le due gelaterie, i gonfiabili ed il Mama Blues.
Per ballare ho trovato quattro luoghi, che essendo muniti di gazebo, sono sopravvissuti alla pioggia.
Quello più di successo era quello del ristorante sudamericano, di fronte a casa mia. Qui vedevi giovincelle e signore più agée, dimenare il lato B a tempo di musica latina. C'erano due cantanti, uno veramente bravo ed uno che qualche stecca la ha presa.
Gli altri siti avevano tanti ascoltatori, ma non riuscivano a trascinarli, erano più di ascolto che da ballo.
Speriamo l'anno prossimo sia migliore come tempo, riportandolo alla data originale di metà Luglio.

09 maggio 2025

Il gabbiano papale

Dal sito corriere.it

In questi giorni di Conclave, è diventato famoso un gabbiano che si aggirava nei dintorni del camino della Cappella Sistina.
Da una veloce indagine dei media, si è scoperto che non era solo un gabbiano, ma una intera famiglia. Difatti c'era un gabbiano, una gabbiana ed un gabbianetto, presumibilmente appena nato, un batuffolo di pelo grigio.
Di qui un proliferare di meme e reel sui social, servizi giornalistici nei vari telegiornali. Un ottimo riempitivo aspettando la tanto attesa fumata bianca.
Su Today c'è un filmato tratto da X dove si vede tutta la famiglia vicino al comignolo, mentre il fumo comincia a colorarsi di bianco. All'urlo della folla, mamma gabbiano si sposta sul colmo per guardare cosa stia succedendo in piazza.
Il gabbiano "romano" è, come tante altra razze di volatili, un uccello opportunista soggetto ad urbanizzazione ornitologica. In parole povere, un uccello che si stabilisce in una zona della città, dove è più semplice procurarsi da mangiare. Con tutte le trattorie che ci sono a Borgo Pio è logico che viva lì.
Quello che mi fa specie, è che nessuno gli abbia appiccicato un nomignolo!
Nelle zone archeologiche romane le comunità dei gabbiani fanno concorrenza con le colonie feline, con cui sono spesso in lotta per il cibo.



Bibliografia:

06 aprile 2025

Hanami vs Marmotta

Post che potrebbe essere intitolato anche "Giappone vs America", dato che sono due maniere diverse, di decidere se è arrivata la primavera, come tradizioni in quelle regioni.
Sono due maniere diverse di vedere, tradizione culturale e dicerie popolari, Marzo e Febbraio, Oriente ed Occidente.
La prima differenza è il periodo. Per la marmotta Phil c'è una data fissa, il 2 Febbraio. Per l'hanami la data varia in base alla latitudine ed alle condizioni climatiche, tantevvero che vi è un servizio che fa le previsioni sulla fioritura del sakura (ciliegio), che viene aggiornato in continuazione.
L'unica cosa comune è il significato simbolico, di rinascita e risveglio dal lungo inverno. La marmotta va in letargo, per passare il periodo freddo, con il riposo dopo un periodo di grande attività. Il ciliegio fiorisce dopo il letargo vegetativo invernale incominciando un periodo rigoglioso.
Ma cosa dicono le due tradizioni?
Per l'hanami si dice che ,quando un ramo di un sakura porta più di 5 fiori, la primavera stia arrivando.
Per la marmotta Phil, si narra che, se al risveglio dal letargo, vede la sua ombra e torna nella tana, l'inverno durerà ancora sei settimane. Se non la vede la primavera sta arrivando.
La tradizione della marmotta è relegata a Punxsutawney, in Pennsylvania, al 2 Febbraio, mentre l'hanani si sta diffondendo anche fuori al Giappone.
Ma la marmotta Phil ha avuto l'onore di un film. In "Ricomincio da capo" (Groundhog Day) si narra di un meteorologo bloccato dalla neve, mentre si reca a Punxsutawney, Continuerà a vivere questo giorno, finché non si innamorerà della sua produttrice. Il film è disponibile su Prime Video.
Quest'anno c'è stata una novità. Le marmotte erano quattro, tutta la famiglia di Phil, la compagna Phyliss ed i cuccioli Sunny e Shadow.

Il bollettino della fioritura 2025

Non è che segui il bollettino della fioritura e sei nella festa del ciliegio. In un monastero, di cui non ricordo il nome, dei monaci buddisti perdono tempo a contare i fiori dei ciliegi del parco. Quando si arriva ad un certo numero, decretano l'inizio della primavera.
In Italia la fioritura dei ciliegi più famosa è quella dell'Orto Botanico di Roma, ma non è l'unica. 
Il sito greenme.it fa un piccolo elenco che riporto qui sotto.
  • Firenze - Giardino giapponese
  • Milano Bicocca - La collina dei ciliegi
  • Milano - Piazza Piola
  • Novara - Ciliegio di Via Marconi
  • Pecetto Torinese (TO) - Camminata tra i ciliegi
  • Pedaso (FM) - Contea dei ciliegi
  • Roma - Giardino giapponese dell'Orto Botanico
  • Roma EUR - Parco del laghetto
  • Scandicci (FI) - Via dei Ciliegi
  • Soave (VR) - Strada del vino
  • Vignola (MO) - Festa dei ciliegi in fiore
  • Villanova sull'Arda - Festa dei ciliegi in fiore
Dal sito di SKY TG 24
La marmotta Phil non ha nessuna base scientifica, tanto che negli ultimi anni ha avuto solo il 40% di successo. Del resto anche la festa della Candelora, che è l'origine della tradizione della marmotta, non ha alcunché di scientifico. Il traino della tradizione popolare, ogni anno porta migliaia di persone a Punxsutawney.





Bibliografia:



23 marzo 2025

Sette giorni all'ora legale

Informazione di servizio ai naviganti. Anche per il 2025 torna l'ora legale, difatti nella notte tra Sabato e Domenica prossima dovremo spostare le lancette di un ora. Alle 2 della notte gli orologi faranno un balzo in avanti sino alle 3. Il 26 Ottobre faremo la mossa contraria.
Ma perché si cambia alle 2 e non a mezzanotte? Le ragioni sono quattro:
  • Perché a quell'ora la maggioranza delle persone dorme.
  • Perché i servizi pubblici funzionano a regime ridotto o sono assenti.
  • Perché i trasporti sono meno frequenti.
  • Perché gestire il cambio dell'ora in quel momento riduce il rischio di problematiche per i passeggeri e le compagnie.
Quindi nel week end dormire un'ora in meno o alzarsi un'ora dopo per dormire le stesse ore, non crea grandi problemi. In Libia, che si è adeguata all'Europa, il cambio avviene il Venerdì prima.

22 marzo 2025

Nomi folli

Aprendo delle scatole chiuse, mai aperte da anni, ho trovato un bigliettino ingiallito, con un indirizzo di Forrest Hill. Era una nota fatta dalla proprietaria della pensione dove vivevo a Londra, inizio anni '70, con l'indirizzo di una lavanderia gestita da un cinese.
Voi direte che cosa c'è di strano in una lavanderia cinese in un sobborgo di Londra? Il nome del proprietario, vi rispondo! Il tipo si chiamava Oh Ke Kulo!
Leggendo il biglietto, mi sono messo a ridere di gusto, ma poi ho dovuto spiegare agli inglesi il perché della ridarola.
Lo dovevate vedere! Era il classico mandarino di una settantina di anni, con il tipico camicione a maniche larghe rosso ed oro, compresa papalina con il pon pon nero. Parlava con la elle al posto della erre, come la Signola Madle del cinesino Cheng. Lavoro fatto bene e prezzi modici.
Questo mi fa ricordare un altro nome strano, passato alla storia. Non ne garantisco la veridicità in quanto all'epoca avevo solo 5 anni. Si narra che, a fine anni '50, un amico di Indro Montanelli, capo della redazione romana del Asahi Shimbun, si chiamasse Orinawa Suimuri. A me sembra assurdo, ma sembra anche, che fosse un ospite ambito nei salotti romani.
Da qui la moda dei "Nomen omen", come Kimafuso Lamoto o Ciolanka Sbilenka. Moda canzonatoria e demenziale che si diffuse nelle scuole italiane tra la fine degli anni '60 e gli anni '70.
Altro che Tagliabue, Scannagatti o Mangiagalli. Al paese di mia moglie ci sono un tecnico informatico Pietro Cetriolo ed una catena di panetterie il cui proprietario fa Mario Cipolla. Ovviamente tradotti in italiano dal polacco.

16 marzo 2025

Chi è un bauscia?

A seguito del suggerimento della lettrice Deni Modè, andiamo ad analizzare il significato di bauscia, vocabolo del dialetto milanese.
Per cominciare andiamo a disturbare, come al solito, il vocabolario Treccani, che scrive:
baùscia s. m. [da bauscia «bava» (di stizza, di rabbia), bauscià «sbavare»], lomb., invar. – Fanfarone, spaccone (la pron. locale è ‹baü-ša›).
Quindi il bauscia è uno spaccone fanfarone, che ora definiremmo uno che vende fumo. Soprattutto che emette giudizi in campi dove non è minimamente qualificato.
Potrebbe essere anche un mestiere per sbarcare il lunario. I bauscia erano soliti disporsi ai confini della città, per poter abbordare i turisti e far loro da cicerone, ed in certi casi accompagnandoli direttamente.
In Brianza, all'inizio del novecento, i bauscia erano i piazzisti, che portavano gli acquirenti in giro per i mobilifici e le esposizioni.
Un bauscia potrebbe essere anche un tifoso dell'Inter. Storicamente la squadra era supportata, principalmente dalla borghesia milanese, i signorotti cittadini che si davano delle arie. Di qui la definizione di bauscia era affibbiata agli uomini benestanti.
L'attore Tino Scotti era l'interprete principe del tipico bauscia milanese.



Bibliografia:

10 marzo 2025

Perché si dice: "Essere un piangina"

Sabato mattina, mentre ero in coda alla cassa dell'Eurospin, ho incontrato il cinesino Cheng. Ormai dovrei dire cinesone, dato che è diventato un pezzo di marcantonio da un metro ed ottanta.
Dopo i soliti convenevoli dovuti alla stretta cultura orientale, mi ha chiesto che cosa volesse dire "Essere un piangina". Espressione tipicamente milanese, usata tanto da Cochi e Renato.
Per curiosità sono andato a vedere nel vocabolario Treccani ed ho scoperto che è un neologismo aggiunto nel 2023.
piangina s. m. e, più raramente, f.inv. o regolare al pl. Nel linguaggio familiare o nello stile brillante dei giornali, persona che si lamenta e recrimina di continuo | Anche agg. con pl. regolare, lamentoso, piagnucoloso. 
Dato che Cheng non mi sembra proprio un piangina, mi sa che chi lo ha definito così, è il solito bauscia milanese, che si fa scherno degli stranieri.
Comunque il trafiletto del vocabolario Treccani se la prende con varie persone tipo Al Bano, Benigni, calciatori e ciclisti. Ma il meglio è il pezzo che tratta di Marchionne.
D’ora in poi chiamerò l’ad della Fiat, Sergio Marchionne, «Il Piangina», termine con il quale noi milanesi etichettiamo quel tipo noioso che piagnucola spesso, che di scusa ne ha sempre una, che oppone il tratto lamentoso agli insuccessi della sua (modesta) esistenza. (Michele Fusco, Linkiesta.it, 28 luglio 2012, Italia) 
Comunque se andiamo a Roma di piangina ne troviamo parecchi tra i politici.



Bibliografia:


02 marzo 2025

Abbazia di San Pietro in Gessate

La chiesa al tramonto
In attesa di organizzare le visite alle Abbazie fuori alle mura, andiamo a fare un giro a San Pietro in Gessate.
Questa chiesa è l'unica del gruppo delle Abbazie milanesi che è all'interno delle mura difensive. Per la precisione si trova di fronte al Tribunale di Milano.
Era un tramonto di un paio di anni fa, quando decisi di entrare dentro a vedere la chiesa, tanto ero in anticipo sull'appuntamento.
San Pietro in Gessate, come la vediamo adesso, è frutto di un restauro fatto dopo la Seconda Guerra Mondiale, per curare i danni causati dai bombardamenti alleati nel estate del 1943.
Furono danneggiate tutte le cappelle della navata di destra e distrutto il Chiosco ed il convento. Il chiosco fu ricostruito ne 1954, ad opera dell'architetto Ernesto Rapisardi. Al posto del convento nel 1945 fu costruito il Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, assurto alle cronache durante la Rivoluzione Studentesca del 1968. Il convento fu sede dei Martinitt dal 1770 al 1796, quando Napoleone li trasferì in un convento di Brera
L'altare con il crocifisso
La chiesa è un bell'esempio del quattrocento lombardo, nel chiaro stile del Solari. Ha una pianta a croce latina, con tre  navate e cinque cappelle per lato. Quelle di sinistra sono sopravvissute alla guerra, mentre quelle di destra sono andate distrutte.
Con il passaggio del monastero dagli Umiliati ai Benedettini, la precedente chiesa di SS: Pietro e Paolo in Glaxiate, fu sostituita nel 1460 con la costruzione della attuale. Parte dei lavori furono finanziati da Acerrito e Pigello Portinari, rappresentanti del Banco De' Medici in Milano.
Questi signori, che di soldi ne dovevano avere, finanziarono il coro, l'abside maggiore, il capitolo e la sagrestia. Qui si può ammirare ancora lo stemma della famiglia.
Oltre a Guiniforte e Cristoforo Solari, anche Bernardo Zenale, Bernardino Buttinone e Benedetto Briosco hanno contribuito al luogo con le loro opere.
Le ultime modifiche alla costuzione risalgono al 1912, quando Diego Brioschi modificò sostanzialmente la facciata a capanna originale.
Nel 1493 il Papa Alessandro VI converti il titolo di priorato in abbazia, a seguito di una istanza del Duca di Milano Gian Galeazzo Maria Sforza.
Dal 1772 al 1938 fu proprietà del Pio Luogo Trivulzio per poi passare alla Provincia di Milano. Ora ha la condizione giuridica di proprietà di ente religioso cattolico.

Polittico della cappella di S. Antonio Abate


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25 febbraio 2025

Birra Raffo

All'Iper di Vittuone
Incominciamo con una mia foto appoggiato ad un pallet di Birra Raffo.
La foto è stata scattata da mia figlia a metà Gennaio, all'Iper di Vittuone, durante una campagna basata sulla birra.
Nel post pubblicato a Novembre 2023, ho scritto che con l'arrivo della proprietà giapponese, si è incominciato a trovare la Birra Raffo un po' dappertutto.
In effetti prima la trovavi alla Coop e Dugan o da Sciura Maria Panzerotti. Nei supermercati dovevi avere fortuna, ne arrivava poca e la richiesta era tanta. Ora la trovi a bancali completi.
La scorsa primavera si è aggiunta anche la versione grezza, una lager non filtrata, che agli estimatori ha fatto storcere il naso. Quando la ho bevuta per la prima volta, mi è venuto da paragonarla alla classica, con le considerazioni più negative che ci possano essere. Se la confronti con altre birre con caratteristiche simili, si difende molto bene.
Da quando ero ragazzino è cambiata l'etichetta, in una più moderna come grafica, pur mantenendo i tratti originali. Adesso è chiara, con meno rossi.
L'abbiamo trovata in una pizzeria di Madrid e l'abbiamo vista in un supermercato Migros in Svizzera. Chissà se l'avvisteremo anche in qualche pub londinese o irlandese?



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23 febbraio 2025

San Nazaro in Brolo

Siamo arrivati alla terza basilica ambrosiana, conosciuta come Basilica di San Nazaro in Brolo, ma in effetti si chiama Basilica dei Santi Apostoli e Nazaro.
Alla fondazione nel 382 dc Sant'Ambrogio la chiamò Basilica Apostolorum, scegliendo come sede, la strada che conduceva a Roma. Nel 395 dc, dopo la deposizione del corpo di San Nazaro, prese il nome di San Nazaro Maggiore.
L'inizio della storia di questa chiesa, è persecuzione e sangue. Il santo, perseguitato da Nerone, fu decapitato con Celso in località "Tre Muri". Questo posto dovrebbe corrispondere con l'attuale Porta Romana.
I Cristiani di Mediolanum, per paura dell'imperatore, trafugarono i corpi e li seppellirono in un luogo segreto, che fu dimenticato.
Nel 395 il luogo fu rivelato ad Ambrogio dal Signore. Il corpo di Celso fu lasciato lì dove fu trovato, mentre il corpo di Nazaro fu traslato in questa chiesa. Il luogo segreto era dove è la chiesa di San Celso in Corso Italia.
La chiesa di stile paleocristiano a pianta croce latina, ha la facciata romanica coperta dal corpo della cappella Trivulzio, che fa da vestibolo all'ingresso.
La cappella opera del Bramantino, fu iniziata nel 1512 ed è il sepolcro di Gian Giacomo Trivulzio e delle sue due mogli. Sulla sua tomba c'è una iscrizione in latino che il popolo ha tradotto in milanese "L'è staa mai cont i man in man" ( in italiano "Non è mai stato con le mani in mano").
Purtroppo quando sono passato di là, la chiesa era chiusa e non ho potuto fare foto degli interni. Sul sito di Lombardia Beni Culturali potete trovare una breve descrizione del sito. 

Dall'interno si può accedere ad una zona archeologica dove si possono vedere anfore romane e tegole con impronte di animali.
Nei prati laterali all'abside si trovano dei sarcofagi in pietra rimanenza dell'area sepolcrale.
Con questo post abbiamo finito il giro per le Abbazie Ambrogine, ma, con l'arrivo della primavera, sto già pensando ad una visita alle Abbazie Milanesi.



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18 febbraio 2025

Alla scoperta delle Abbazie

Dal sito www.cittametropolitana.mi.it
In questi giorni ho incominciato a scrivere dei post sulle Abbazie Ambrogine, cioè luoghi di culto fondati da Sant'Ambrogio o, in qualche maniera, legate a lui.
Cercando delle notizie di appoggio, mi sono ricordato che la Città Metropolitana aveva fatto qualcosa sulle Abbazie Milanesi. Posti nei dintorni della città, legati a monasteri di vari ordini.
Il progetto chiamato "Strada delle Abbazie" promuoveva dei giri in bicicletta dalla città ai vari luoghi, attraversando il Parco Sud.
Adesso vorrei riproporre gli stessi giri in maniera virtuale, scrivendo dei post, su queste sette Abbazie, che un tempo erano assai fuori città, i monaci volevano stare tranquilli, ora sono state inglobate dalla città ed una ha pure l'aeroporto di Linate alla porta. Tranquillità addio!
Facciamo un elenco su cui lavorare
  • Dal sito www.cittametropolitana.mi.it
    Chiaravalle
  • Mirasole
  • Monluè
  • Morimondo
  • San Pietro in Gessate
  • Santa Maria in Calvenzano
  • Viboldone
Ad esclusione di San Pietro in Gessate, che ho visitato un paio di anni fa, di cui ho già le foto in archivio, le visite me le organizzerò, non appena il tempo scalda un po'.
Quindi tornate a visitare il blog spesso. Io so quando saranno, ma voi no!












16 febbraio 2025

Sant'Ambrogio

Questa Domenica facciamo un giro a Sant'Ambrogio. La Basilica intitolata al Vescovo meneghino del IV secolo è il luogo di culto più visitato dopo il Duomo.
Dal 374 al 397 Ambrogio da Treviri, da inizio alla costruzione delle quattro basiliche fuori le mura dedicate a differenti santi. Cosa assai insolita per l'epoca.
La Basilica è stata costruita su di un cimitero di martiri cristiani dove vi erano anche i sepolcri dei Santi Gervasio e Protasio. Di qui il nome originale di "Basilica martirum". Solo nel X secolo sarà dedicata a Sant'Ambrogio.
Costruita in stile romanico e modificata più volte nei secoli, mantenendo in qualunque caso la linea originale.
L'estetica arrivata sino a noi è dovuta ai rifacimenti del 1088 e 1099, voluti dal vescovo Anselmo da Rho, cha voluto trasformarla in uno stile romanico più puro. Nella direzione dei lavori si sono alternate le migliori firme dell'epoca, come Bernardino Luini, Gaudenzio Ferrari e Bernardino Lanino.
Particolarità sono i due campanili. Quello di destra, del IX secolo, è detto dei "Monaci", quello di sinistra, eretto nel XII secolo è detto dei "Canonici".

Dal sito www.gallerieditalia.com
Tra il 15 ed il 23 Agosto 1943, i bombardamenti alleati colpirono pesantemente la zona di Sant'Ambrogio e dell'Università Cattolica, con danni ingenti alla Basilica.











Notevole è il ciborio, del IX secolo, realizzato con quattro colonne di porfido rosso e l'altare di Sant'Ambrogio, capolavoro orafo medioevale, realizzato da Volvinio.
Protetto da sacchi di sabbia si è salvato dai bombardamenti aerei alleati dell'Agosto 1943.
L'altare in oro era stato trasferito in Vaticano per toglierlo ad eventuali atti di saccheggio.










Nella navata centrale, nella posizione originale del IV secolo, troviamo il "Sarcofago di Stilicone".
Si ritiene che sia il sarcofago del generale Stilicone e della moglie Serena, 
E di tipo "Sarcofagi a porte di città", per la presenza di porte turrite negli sfondi dei bassorilievi.






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09 febbraio 2025

San Dionigi

Oggi voglio riprendere un vecchio progetto, risalente a fine 2021, di scrivere qualcosa sulle Basiliche ambrogine.
Sono solo quattro, tre ancora visibili ed una, purtroppo, distrutta. Vediamo quali sono.

Basilica di Sant'Ambrogio
Basilica di San Nazaro in Brolo
Basilica di San Simpliciano
Basilica di San Dionigi

Di San Simpliciano ha già scritto il 22 Ottobre 2022, quindi oggi scrivo di San Dionigi, La Basilica andata persa.

Dal sito dei Beni Culturali Lombardia

Questa Basilica distrutta intorno al 1782, a seguito delle soppressioni volute da Giuseppe II d'Asburgo, si trovava dove adesso è il Museo di Scienze Naturali, nel Parco Montanelli a Porta Venezia.
La Basilica era famosa come luogo di sepoltura dell'aristocrazia milanese e dei santi Dionigi ed Arialdo. San Dionigi morì qui, a causa della sua avversione all'eresia ariana.
Nelle pertinenze della Basilica c'era anche un ospedale ed un monastero fondato da Ariberto d'Intimiano nel 1023. Dalla fondazione al XVI secolo gli affidatari furono i Benedettini, poi passo tutto ai Servi di Maria.
Duranti degli scavi condotti nell'autunno del 2017, furono trovati delle mura riconducibili a questa chiesa. Ora sono in corso delle indagini sulle sepolture, trovate vicino, per capire a quale periodo storico siano imputabili. Questi studi dovranno portare a stabilire l'esatta planimetria della Basilica e le sue dimensioni.
Oltre all'archivio documentale, della Basilica di San Dionigi rimangono un labrum di porfido, ora fonte battesimale del Duomo, il Crocefisso di Ariberto e la cosiddetta "Pietra del 13 Marzo".
Domenica prossima scriverò della ben più famosa Basilica di Sant'Ambrogio.


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