Aprendo delle scatole chiuse, mai aperte da anni, ho trovato un bigliettino ingiallito, con un indirizzo di Forrest Hill. Era una nota fatta dalla proprietaria della pensione dove vivevo a Londra, inizio anni '70, con l'indirizzo di una lavanderia gestita da un cinese.
Voi direte che cosa c'è di strano in una lavanderia cinese in un sobborgo di Londra? Il nome del proprietario, vi rispondo! Il tipo si chiamava Oh Ke Kulo!
Leggendo il biglietto, mi sono messo a ridere di gusto, ma poi ho dovuto spiegare agli inglesi il perché della ridarola.
Lo dovevate vedere! Era il classico mandarino di una settantina di anni, con il tipico camicione a maniche larghe rosso ed oro, compresa papalina con il pon pon nero. Parlava con la elle al posto della erre, come la Signola Madle del cinesino Cheng. Lavoro fatto bene e prezzi modici.
Questo mi fa ricordare un altro nome strano, passato alla storia. Non ne garantisco la veridicità in quanto all'epoca avevo solo 5 anni. Si narra che, a fine anni '50, un amico di Indro Montanelli, capo della redazione romana del Asahi Shimbun, si chiamasse Orinawa Suimuri. A me sembra assurdo, ma sembra anche, che fosse un ospite ambito nei salotti romani.
Da qui la moda dei "Nomen omen", come Kimafuso Lamoto o Ciolanka Sbilenka. Moda canzonatoria e demenziale che si diffuse nelle scuole italiane tra la fine degli anni '60 e gli anni '70.
Altro che Tagliabue, Scannagatti o Mangiagalli. Al paese di mia moglie ci sono un tecnico informatico Pietro Cetriolo ed una catena di panetterie il cui proprietario fa Mario Cipolla. Ovviamente tradotti in italiano dal polacco.
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