10 aprile 2020

Il caffe

Il caffè di Silvestro
Volete mettere una bella tazzina di caffè fumante, bevuta al banco di un bar? Ma cosa c'è dietro a
questa tazzina?
Questa bevanda diffusa in tutto il mondo, anche più del the o del vino, è amata e contestata in tutto e per tutto. Un giorno uno studio dice che fa bene ed il giorno dopo un altro dice l'esatto contrario.
Anche l'origine del nome è contestato. Certi ben informati asseriscono che derivi dall'Arabo "qahwa", in Italiano "Eccitante". Si pensa che possa derivare anche dalla città etiope Caffa, dove fu coltivato in origine.
Il Cairo diventerà il punto di smistamento del caffè portato dalle carovane. In Italia sbarcò a Venezia nel XVII secolo, al seguito dell'espansione dell'impero Ottomano.
La Chiesa Cattolica mise all'indice "Il vino d'Arabia" definendolo "Bevanda del diavolo". L'accusa era che l'uso portava ad azioni disinibite anche le persone più morigerate. La colpa era di una leggenda tramandata da un frate maronita, insegnante di teologia alla Sorbona. Il religioso asseriva che l'arcangelo Gabriele avesse offerto il caffè al profeta Maometto, il quale dopo averlo bevuto
"disarcionò in battaglia ben quaranta cavalieri e rese felici sul talamo addirittura 40 donne".
Non l'avesse mai detto! Comunque la fama di bevanda per consumatori dediti ad una vita notturna viziosa e licenziosa, duro sino al tardo XVIII secolo. Nel 1732 Bach scrisse una ballata sulla disperazione di un padre, per la vita dissoluta della figlia, che frequentava le meglio caffetterie di Lipsia.
La diffusione della coltivazione al di fuori dell'Arabia e dell'Etiopia fu frutto di una serie di furti.
Il primo fu compiuto da degli Olandesi che trafugarono le piantine a Ceylon e a Giava. Il secondo avvenne a Versailles Dove un ex ufficiale di marina rubò la piantina regalata a Luigi XIV dal borgomastro di Amsterdam. Con un viaggio degno dei migliori romanzi d'avventura, la piantina arrivò in Martinica, diffondendosi a macchia d'olio tanto da poter soddisfare il consumo europeo. Di qui si diffuse in tutti i Caraibi.
Lasciamo la realtà storica, per non farla lunga. Nel blog “La mia cucina” aprirò una pagina con una trattazione più diffusa.
Per chiudere parliamo di due ultimi argomenti. A partire dal XVIII secolo a Napoli si sviluppano scuole filosofiche e culinarie sul caffè. Verranno composte varie canzoni di successo e commedie.
Nel 1750 Goldoni pubblicò la commedia “La bottega del caffè”, seguito dall'abate gesuita Pietro Chiari con il dramma “Il caffè di campagna”.
L'ora migliore per bere un caffè è tra le 9,30 e le 11,30, in mezzo a due picchi del cortisolo. Ma perché? Il cortisolo è un ormone che attiva lo stato di allerta, cioè ci tiene svegli, che viene generato con l'esposizione al sole, attraverso sensazioni che arrivano dalla retina. Quindi alzandosi ed aprendo gli scuri, la retina colpita dalla luce da il comando per la produzione dell'ormone. Si avrà un calo intorno alle 9,00 ed una risalita dalle 12,00 alle 13,00. Quindi in mezzo ci sta benissimo una tazzina di caffè, senza rischiare l'assuefazione alla caffeina. Può sembrare strano, il togliersi gli occhiali da sole, fa più effetto di un espresso.


Bibliografia:
  • Per l'articolo del 16 Ago 2019 sul Corriere Online, clicca qui.
  • Per l'articolo del 18 Set 2019 sul Corriere Online, clicca qui.
  • Per l'articolo del 5 Gen 2020 sul Corriere Online, clicca qui.
  • Per l'articolo del 7 Apr 2020 sul Corriere Online, clicca qui.
  • Per la pagina Wikipedia, clicca qui.

Nessun commento:

Posta un commento