Andare
in macchina non è mai stata una attività delle più tranquille,
stop e precedenze sconosciute ai più, rosso del semaforo pura
convenzione borghese e le frecce usate solo dagli Indiani erano la
normalità.
Adesso
ti insultano se chiedi il rispetto del codice della strada o fai
notare che non sono i padroni della via o del marciapiede. Adesso vi
racconto cosa mi è successo oggi.
Stamattina
stavo andando a Seguro, passando dalla cittadella Italtel a
Castelletto. La strada che passa tra i capannoni è una via alberata,
abbastanza larga e diritta. Qui ho incrociato un ciclista che andava
a zig zag parlando al cellulare. Un colpo di clacson per avvertire
del mio passaggio, ma non lo avessi mai fatto! Sto bovaro si è
esibito in una giaculatoria stile camallo del porto di Genova.
Al
pomeriggio è stato meglio. Stavo andando dal mio assicuratore, che
mi aveva chiesto se potevo montargli delle appliques, nella casa
nuova.
Stavo
percorrendo una delle viette dietro il cimitero di Cornaredo, quando
un ciclista di mezza età esce da una via laterale, in contro mano,
facendo una curva ad alta velocità. Prima che si spiaccicasse sul
mio parabrezza, do una strombazzata. Questo incosciente mi si appella
con un sonoro “Testa di cazzo!”. Boh!!! Fate voi, io non
commento.
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