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10 settembre 2021

Il figlio è un pirla, ma il padre è peggio

Al peggio non c'è limite! Oggi Sono andato ad installare una rete mesh, ufficialmente in una villetta bifamiliare. Perlomeno così mi era stato detto al telefono dal cliente.
Quando sono arrivato la prima sorpresa. Non era una villetta, ma un palazzo di tre piani, con sei appartamenti. Quando ho chiesto lumi, la risposta è stata che la proprietà è unica, del padre, e che ci vivono solo lui ed il fratello. Incomincio a pensare in quel quartiere, questa sia una convinzione comune. Una situazione simile mi era già successa un paio di volte, tutti nel raggio di 500 metri.
Il tipo pretendeva di coprire tutto il palazzo con lo stesso accesso ADSL. Cosa fattibilissima, se solo avesse avuto delle prese elettriche nelle scale.
Nel frattempo che tentavo di far capire, inutilmente, cosa ci volesse per realizzare il desiderato, arriva il figlio da scuola. Sta faccia da schiaffi, non si può definire in modo diverso, Prende e lancia nel lavello il piatto di spaghetti al sugo, dicendo che lui il sugo lo vuole fatto con i pezzettoni di pomodoro ed il soffritto di verdurine e non di passata con soffritto di cipolle. Soprattutto che lui gli spaghetti non li mangia, lui vuole solo mezze maniche integrali. Al che se ne va urlando che si mangiava meglio da Mc Donald's. Nessuno dei genitori ha reagito. Io lo avrei preso a calci in culo.
Con le poche prese a disposizione sono riuscito a coprire due piani su tre. Al che il cliente ha incominciare a seviziare il televisore per far funzionare il pezzotto che aveva comprato a Bari vecchia. 
A questo signore interessava solo vedere le partite a scrocco, per principio, non perché gli mancassero i soldi per un abbonamento regolare.
Io non commento più di un tanto.  Queste situazioni mi mettono in soggezione. E' una forma di contestazione che non capisco e non voglio capire.
Il pezzotto è più importante di una sana educazione dei figli!

05 marzo 2021

Macabra fedeltà

Come saprete, da un po' di anni è possibile tenere in casa le ceneri dei cari defunti. Pratica ammessa dallo Stato Italiano, ma non dalla Chiesa Cattolica.
Perchè ho deciso di scrivere questo post e perchè questo titolo?
In settimana sono stata da una cliente, il cui marito è stato uno dei primi morti di COVID 19. Purtroppo di casi come questo ve ne sono migliaia, ma c'è un particolare che mi ha fatto una certa impressione.
Mentre ero lì, è arrivata la nipotina che, dopo aver salutato la nonna, è andata a salutare il nonno o, perlomeno, l'urna con le ceneri del nonno.
Non è il primo caso di urne di ceneri del defunto conservate a casa, ne ho una casistica assai lunga.
Una signora, morta circa cinque anni fa (96 anni), teneva in salotto, a destra del televisore, le ceneri del marito ed a sinistra le ceneri del beneamato coker.
Una mia parente conserva il marito in mezzo ai libri preferiti dal defunto. Da Luglio ad Agosto lo porta al mare per le ferie. Azione vietatissima!
La cremazione in Italia ha incominciato a diffondersi nel 1963, quando il Sant'Uffizio sdoganò la pratica, pur con restrizioni come il divieto di dispersione delle ceneri o la consevazione a casa. Lo Stato Italiano è più liberale, nonostante i numerosi paletti legali.
Personalmente l'idea mi fa una impressione, non per l'azione, ma per memorie storiche. Le persecuzioni naziste finivano sempre nei forni crematori. Ho molte conoscenze di religione ebraica e tutti hanno perso dei parenti nei campi di concentramento. Andate ad Auschwitz per capire.
Sono storia recente, le foto dei camion militari di Bergamo o le pile di urne a Wuhan. Pensare che ci sono persone, che asseriscono che le foto, sono fotomontaggi.
Per ritornare al tema del post, bisogna ammirare la fedeltà e l'amore post mortem, che spinge queste persone a comportarsi così.

30 maggio 2020

Testa di c...!!!

Prima del lockdown asserivo che la gente dovesse cambiare il pusher, ma ora, a quindici giorni
dall'apertura delle gabbie, mi sto convincendo che la quarantena abbia toccato il cervello del popolo.
Andare in macchina non è mai stata una attività delle più tranquille, stop e precedenze sconosciute ai più, rosso del semaforo pura convenzione borghese e le frecce usate solo dagli Indiani erano la normalità.
Adesso ti insultano se chiedi il rispetto del codice della strada o fai notare che non sono i padroni della via o del marciapiede. Adesso vi racconto cosa mi è successo oggi.
Stamattina stavo andando a Seguro, passando dalla cittadella Italtel a Castelletto. La strada che passa tra i capannoni è una via alberata, abbastanza larga e diritta. Qui ho incrociato un ciclista che andava a zig zag parlando al cellulare. Un colpo di clacson per avvertire del mio passaggio, ma non lo avessi mai fatto! Sto bovaro si è esibito in una giaculatoria stile camallo del porto di Genova.
Al pomeriggio è stato meglio. Stavo andando dal mio assicuratore, che mi aveva chiesto se potevo montargli delle appliques, nella casa nuova.
Stavo percorrendo una delle viette dietro il cimitero di Cornaredo, quando un ciclista di mezza età esce da una via laterale, in contro mano, facendo una curva ad alta velocità. Prima che si spiaccicasse sul mio parabrezza, do una strombazzata. Questo incosciente mi si appella con un sonoro “Testa di cazzo!”. Boh!!! Fate voi, io non commento.

21 aprile 2020

Lavarsi le mani

Lavarsi le mani è un'ottima azione in tempi normali ed in questi giorni è diventata anche una necessità, per la propria sicurezza e di chi vive insieme a noi.
Prima di Pasqua avevo incontrato la “Signola Madle” che girava tra le corsie dell'Eurospin con un carrello pieno di ogni ben di Dio. Tra un pacco di biscotti ed un barattolo di olive, mi aveva chiesto di scrivere qualcosa che invitasse i PIA a lavarsi le mani spesso e volentieri, perlomeno anche solo tornando a casa.
Nel marasma delle telefonate di disperati che si sentono soli ed abbandonati (da 25 a 40 minuti a telefonata!), l'impegno preso era caduto nel dimenticatoio.
Oggi leggendo una copia del 2018 di Altroconsumo, ho trovato qualcosa che mi ha fatto ricordare e dopo una passata a scanner, ho incominciato a scrivere.
Dal sito dell'Istituto Auxologico Italiano ho tratto il perché:
PERCHÉ LAVARSI LE MANI
I microrganismi che vivono normalmente sulla nostra pelle, come anche quelli che dimorano ad esempio nell’intestino, non sono tutti “cattivi”: alcuni svolgono funzioni utili.
Tuttavia, tra di essi possono nascondersi e proliferare microrganismi patogeni, responsabili di un gran numero di malattie, dal semplice raffreddore a quelle più gravi.
Il nostro sistema immunitario è preparato a far fronte a questi microrganismi (se così non fosse, ci ammaleremmo continuamente!) ma talvolta, soprattutto in alcune situazioni, è bene dargli una mano… lavandosele.
Un lavaggio accurato, eseguito nel modo giusto e con un prodotto idoneo, è sufficiente ad eliminare la maggior parte di questi ospiti sgraditi.
Girando per altri siti ho scoperto che è meglio usare saponi liquidi al posto di quelli solidi. La saponetta classica potrebbe diventare un luogo di cultura per batteri o virus.
Altra cosa che ho scoperto che per asciugarsi le mani è meglio l'asciugone o l'asciugamano industriale di carta. L'asciugamano di spugna andrebbe cambiato spesso e volentieri.
Le unghie tagliate corte e/o pulite con uno spazzolino, che dovrà essere lavato ed asciugato per evitare che, pure lui, diventi un luogo di ritrovo per batteri e virus.
Dato che il lavaggio con sapone, pur delicato che sia, asporta lo strato lipidico che protegge la nostra pelle, bisognerà pensare ad una idratazione delle mani. Le screpolature e le piccole feritine, che si possono creare sono una porta d'ingresso. Quindi dovrete pensare ad una crema idratante, da far sparire a madri e/o mogli, con cui massaggiare le mani. Io ho sequestrato a mia moglie un tubetto di Cera di Cupra!
Dimenticavo... Le mani sporche o pulite che siano, non mettetele in bocca ed ancor meno stropicciate gli occhi!

In periodi non dubbi, una testata di Altroconsumo ha pubblicato un'inchiesta sui saponi corredato da questo box.

Da Inchieste (Altroconsumo) n° 330 - Novembre 2018, pag. 69

Per chi ha problemi di vista e non legge le scritte, cliccando sopra, la foto si ingrandirà.

  • Per il poster del Ministero della Salute, clicca qui.

28 dicembre 2019

Ormai siamo una minoranza etnica 2

Il pomeriggio di Natale siamo stati invitati da una zia di mia moglie, per festeggiare il Natale. Oltre a noi tre, c'erano anche i due figli della zia con moglie e marito ed i nipoti. Babele quasi da Natale terrone. Babele non solo come rumore, ma anche per le lingue usate. I polacchi tra di loro, ovviamente, parlavano in Polacco e si rivolgevano a me in Inglese o in Spagnolo. Io parlavo con mia figlia in Italiano e con mia moglie in Inglese o Italiano.
Parlando di immigrati più o meno legali, Ucraini in Polonia e Nordafricani in Italia, a mia moglie è tornata in mente una strana situazione in cui mi ero trovato qualche anno fa alla stazione di Novara.
Quando si va a Torino da soli, è conveniente prendere il treno. Con € 19,50 vado e torno senza stressarmi alla guida in autostrada. Prendo una navetta a Magenta e scendo a Torino Porta Susa. Questo è possibile al week end, quando si riesce a trovare posto al parcheggio d'interscambio. Durante la settimana bisogna lasciare la macchina a Vittuone, prendere il Passante e cambiare a  Magenta o Novara.
Adesso non mi ricordo esattamente la data, era un paio di mesi prima dell'apertura di EXPO, sono andato a Torino di  Mercoledì, lasciando la macchina al parcheggione di Vittuone. A sera vado da Torino a Novara con la navetta e poi tento di prendere il Passante.
In quel periodo stavano cambiando i tabelloni indicatori nella stazione di Novara. Arrivo alla testa di un treno che dovrebbe essere il Passante per Pioltello. Sul marciapiede c'erano tre ferrovieri, due uomini ed una donna. Chiedo conferma se è il terno giusto ed uno degli uomini mi conferma che era il treno che cercavo. Mentre faccio per salire, la donna mi disse che non era certo un treno che un italiano potesse frequentare e che, forse, sarebbe stato meglio salire con loro, nella cabina del pilota.
Adesso questo è un caso limite, erano oltre le 22.00, ma non è molto lontano della realtà. In certi orari, anche di giorno, rischi di essere l'unico occidentale sul treno ed, ovviamente, l'unico scemo che ha pagato il biglietto.

26 dicembre 2019

Discorsi sporchi (negli anni '60)

Una decina di giorni fa, ho incontrato sulla corriera della Movibus, la moglie di un conoscente che è una mia lettrice. Nella mezz'oretta che dura il tragitto da Sedriano a Molino Dorino, abbiamo commentato l'ultimo paragrafo del post "Monna Papera". Venerdì scorso, sullo stesso percorso, ne abbiamo tratto le conclusioni.
Al termine di quel post, riferisco delle critiche mosse a certi sapientoni che avevano definito lo sguardo "da tenutaria". Ma chi era una tenutaria? L'attuale generazione non lo sa proprio! Anzi, spesso usano certi termini senza cognizioni.
La signora, che e' poco più giovane di me, essendo della Primavera 1959, notava che al liceo non si poteva dire certe parole come tenutaria , marchetta o quindicina, senza specificare che si parlava di giorni. Soprattutto mi faceva notare che un nipote dava della marchettara ad una compagna di classe, senza saperne il significato. Ciò a dimostrare cosa ho scritto qualche riga sopra.
Dato che il ragazzo e' un tipo che vive in un mondo tutto suo, essendo un artista, per l'esattezza musicista, mi sono informato con un altro compagno di classe. La risposta e' stata che le davano della marchettara perché saltava da un letto all'altro. OK, non e' esattamente la risposta giusta, ma ci e' arrivato vicino. Poi gli ho chiesto se sapeva che cosa fosse la Legge Merlin, una quindicina o una marchetta. La risposta e' stata che non lo sapeva. Era ovvio! Cultura generale e storica, zero.
E' vero che negli anni del liceo era sporco e volgare parlare di certe cose, ma nelle lezione di storia contemporanea se ne è parlato, anche se in maniera molto edulcorata.
Vediamo di chiarire i significati delle parole incriminate. La legge n 75/1958, meglio conosciuta come Legge Merlin, e' la legge che aboliva le case di tolleranza. Non sto a scrivere in merito al testo, pro e contro o dibattiti sull'argomento, andate a vedere nella pagina Wikipedia.
Adesso dietro ad una casa di tolleranza o bordello vi era un certo dizionario "tecnico". Per prima cosa spieghiamo il funzionamento del luogo. La tenutaria o anche madama era la direttrice, diciamo, commerciale dell'attività. Questa riscuoteva i soldi dai clienti consegnando un una specie di francobollo colorato o un gettone che variava in base alla prestazione richiesta. Un altro compito era scegliere le "ragazze" che avrebbero esercitato in quel luogo per quindici giorni. Queste venivano mostrate ai potenziali clienti,  a rotazione, dal balcone della tenutaria.
Ora spieghiamo i significati. Nel dizionario del Corriere della Sera ho trovato la definizione di tenutaria al maschile.
Proprietario o gestore di qlco., spec. di locali equivoci: tenutaria di una casa di appuntamenti
Nei bordelli di un certo livello o in Francia si parlava di "Maitresse".
Per marchetta o marchettara ho scomodato il Dizionario Treccani.
marchétta s. f. [dim. di marca1]. – 1. Piccola marca; in partic., la marca assicurativa, cioè il bollo che veniva applicato sui libretti di lavoro (sistema oggi sostituito dal versamento dei contributi mediante bollettini di conto corrente); per estens., lavoro non impegnativo fatto per compiacere qualcuno o per ottenere un minimo guadagno. 2. Il gettone che le prostitute di una casa di tolleranza ricevevano dalla tenutaria ad ogni prestazione, come riscontro ai fini del compenso cui avevano diritto. Per estens., in frasi gergali, la prestazione stessa: fare marchette, fornire prestazioni sessuali dietro pagamento; per metonimia, prostituta, o anche omosessuale maschio che si prostituisce.
Nel romanesco marchettara indica una donna che esercita questa professione.
Per quindicina non ho trovato nulla. Nel nostro caso e' la "flotta di ragazze" a catalogo nei quindici giorni successivi.
Ora potrete capire perché era considerato sporco parlare di certe cose nell'Italia bigotta e pudibonda (falsa) degli anni '70.

14 dicembre 2019

Ormai siamo una minoranza etnica

Oggi ho avuto un'idea insana, andare al supermercato in un week end di Avvento. Non contento ci sono andato tre volte, due volte all'Eurospin ed una volta al Bennet. E' una forma di tentatoi suicidio.
Lasciando perdere le commesse che erano al limite, tra svenimento ed idee suicide, i clienti erano tutti da mettere al muro. Un bordello inenarrabile. Bambini urlanti o piangenti che correvano tra le corsie e che ti saltavano sui piedi. Merce in disordine, saponi negli scaffale dei biscotti, biscotti nei surgelati ed arance nei maglioncini. In 'sto casino c'era un altro problema... Nessuno parlava l'italiano, forse solo le commesse erano Italiane. All'Eurospin trovavi ancora qualche Italiano. Al Bennet si sprecavano hijab, chador ed al amira. C'era pure un turbante Sikh. Per completare mancavano solo kefiah, burka e niqab.
Oltre alla rarità di Italiani, ho notato anche che ci sono delle preferenze sui supermercati. All'Eurospin si sentiva parlare Russo e Rumeno. Ho visto una badante polacca di Bareggio con una amica ed un tecnico di origine greca.
Al Bennet abbiamo visto che è il porto della comunità mussulmana locale. Qui si notava anche una certa differenziazione sociale, dall'hiab in seta allo chador in sintetico, magari anche con qualche rattoppo. Tra i maschietti è da segnalare il Magrebino bavoso che sbavava dietro a due Americane ben poco vestite. Poi ci si domanda come mai si leggono di violenze a danno di giovani!
Io non ci sono stato. ma mi hanno detto che gli Albanesi vanno da Penny Market.
Comunque, come la giri, gli Italiani sono sempre meno, una razza in via d'estinzione, da far proteggere dal WWF.