Il sogno di una ragazza prima dell'alba |
Stanotte ha fatto un sogno, che non so, se lo devo definire come tale
o incubo.
Durante
un giro indefinito (lavoro o turismo?), sono arrivato in un paesino
stile Grazzano Visconti, che viveva in un limbo posto tra il lockdown
ed un Sabato ebraico. Non si faceva niente e tutto era vietato. Ad un
certo punto del sogno, mi è venuto anche il dubbio che fosse vietato
vietare.
Le
case erano il centro di un piccolo universo, dove i cittadini
vivevano e lavoravano, seguendo delle regole stabilite da ignoti
personaggi, sconosciuti ai più. In questa quiete immobile ed irreale la
maggioranza della popolazione era obesa e pallida, a causa della
mancanza di ogni attività all’aria aperta.
La
spesa la potevi fare il tal giorno, alla tale ora, nel tale centro
commerciale. Se non potevi rispettare gli orari, il giorno dopo
potevi andare in un tal’altro supermercato ad una tal’altra ora.
E così via.
Se
dovevi uscire dal tran tran regolamentato, dovevi chiedere la deroga
al municipio. Dato che era vietato agli impiegati, di lavorare in
municipio, la deroga la chiedevi via Internet ad un server comunale.
Questo
per qualunque cosa. Andare al pronto soccorso, andare in ferie o
andare a trovare un parente che viveva in pianura. E per assurdo,
prima di morire, ti dovevi ricordare, di chieder deroga per il tuo
funerale.
Dato
che anche per darsi da fare con la moglie, fidanzata o amante che fosse, dovevi chieder deroga, per avere un figlio dovevi chiedere la
deroga alla deroga. Figlio che doveva nascere dove e quando il server
avesse deciso.
La
pianura era vista come il continente per i Siciliani o i Sardi, in
qualunque caso un luogo di perdizione.
L’emulo
di Virgilio, che mi accompagnava nel giro, giustificava, che questo
modus vivendi, era un’ottima maniera di vivere tranquilli, senza
alcuna responsabilità. Tanto qualunque cosa potesse succedere era
colpa del server!
La
mia guida, che mi sembrava di più un figlio dei fiori, uscito dal
film “Woodstock”, che il poeta latino, man mano che
passavamo per le viette strette e deserte, esaltava questa “scelta
di vita”. Niente malattie, niente delinquenza, niente di niente
nel vero senso delle parole. Intanto si capiva che i cittadini ci
stessero a guardare da dietro le tendine.
Ma
c’era il rischio di finire come in “1984” di Orwell? No,
perché anche alla Polizia era vietato controllare. La gente
rispettava le regole, solo per il remoto caso, che il server potesse
dare la deroga ai controlli alla Polizia.
Al
suono della sveglia, l’hippy mi saluta dicendo che la deroga ad
accompagnarmi era finita. Mi dice anche, che prima di tornare, mi
dovevo ricordare di chiedere la deroga per la visita.
Adesso
incomincio a preoccuparmi! Che la quarantena stia incominciando a
farmi male?
bellissimo
RispondiEliminaProfessionalmente bellissimo. Ho capito chi sei e che di professione fai lo psicologo.
EliminaCiao Giancarlo il bellissimo era riferito al quadro...
EliminaIo ho sognato di peggio! Essere su di un vagoncino di un ottovolante in compagnia di Cerbero che su ogni testa, aveva la mascherina regolamentare.
RispondiEliminabellissimo quadro del pittore russo Karl Briullov
RispondiEliminaMauro lettore del blog
Io devo essere la solita rognata. Ho sognato di rimanere bloccata nella casa del Grande Fratello, in compagnia di sole donne di altra sponda.
RispondiEliminaModero il linguaggio perché ci sono minori che leggono!
I minori non si scandalizzano di certo. Il problema è una madre.
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