11 maggio 2020

La noia (incubo da lockdown)

Il sogno di una ragazza prima dell'alba
Stanotte ha fatto un sogno, che non so, se lo devo definire come tale o incubo.
Durante un giro indefinito (lavoro o turismo?), sono arrivato in un paesino stile Grazzano Visconti, che viveva in un limbo posto tra il lockdown ed un Sabato ebraico. Non si faceva niente e tutto era vietato. Ad un certo punto del sogno, mi è venuto anche il dubbio che fosse vietato vietare.
Le case erano il centro di un piccolo universo, dove i cittadini vivevano e lavoravano, seguendo delle regole stabilite da ignoti personaggi, sconosciuti ai più. In questa quiete immobile ed irreale la maggioranza della popolazione era obesa e pallida, a causa della mancanza di ogni attività all’aria aperta.
La spesa la potevi fare il tal giorno, alla tale ora, nel tale centro commerciale. Se non potevi rispettare gli orari, il giorno dopo potevi andare in un tal’altro supermercato ad una tal’altra ora. E così via.
Se dovevi uscire dal tran tran regolamentato, dovevi chiedere la deroga al municipio. Dato che era vietato agli impiegati, di lavorare in municipio, la deroga la chiedevi via Internet ad un server comunale.
Questo per qualunque cosa. Andare al pronto soccorso, andare in ferie o andare a trovare un parente che viveva in pianura. E per assurdo, prima di morire, ti dovevi ricordare, di chieder deroga per il tuo funerale.
Dato che anche per darsi da fare con la moglie, fidanzata o amante che fosse, dovevi chieder deroga, per avere un figlio dovevi chiedere la deroga alla deroga. Figlio che doveva nascere dove e quando il server avesse deciso.
La pianura era vista come il continente per i Siciliani o i Sardi, in qualunque caso un luogo di perdizione.
L’emulo di Virgilio, che mi accompagnava nel giro, giustificava, che questo modus vivendi, era un’ottima maniera di vivere tranquilli, senza alcuna responsabilità. Tanto qualunque cosa potesse succedere era colpa del server!
La mia guida, che mi sembrava di più un figlio dei fiori, uscito dal film “Woodstock”, che il poeta latino, man mano che passavamo per le viette strette e deserte, esaltava questa “scelta di vita”. Niente malattie, niente delinquenza, niente di niente nel vero senso delle parole. Intanto si capiva che i cittadini ci stessero a guardare da dietro le tendine.
Ma c’era il rischio di finire come in “1984” di Orwell? No, perché anche alla Polizia era vietato controllare. La gente rispettava le regole, solo per il remoto caso, che il server potesse dare la deroga ai controlli alla Polizia.
Al suono della sveglia, l’hippy mi saluta dicendo che la deroga ad accompagnarmi era finita. Mi dice anche, che prima di tornare, mi dovevo ricordare di chiedere la deroga per la visita.
Adesso incomincio a preoccuparmi! Che la quarantena stia incominciando a farmi male?

7 commenti:

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    1. Professionalmente bellissimo. Ho capito chi sei e che di professione fai lo psicologo.

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    2. Ciao Giancarlo il bellissimo era riferito al quadro...

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  2. Io ho sognato di peggio! Essere su di un vagoncino di un ottovolante in compagnia di Cerbero che su ogni testa, aveva la mascherina regolamentare.

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  3. bellissimo quadro del pittore russo Karl Briullov
    Mauro lettore del blog

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  4. Io devo essere la solita rognata. Ho sognato di rimanere bloccata nella casa del Grande Fratello, in compagnia di sole donne di altra sponda.
    Modero il linguaggio perché ci sono minori che leggono!

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    1. I minori non si scandalizzano di certo. Il problema è una madre.

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