Anche se dal titolo può sembrare, non voglio parlare delle tradizioni popolari, ma di quelle della mia famiglia, che in parte derivano dalle tradizioni della terra di origine, la Puglia.
Da noi si è sempre detto che a Natale devi mangiare nove cose diverse e tredici a Capodanno. Uno pensa di abbuffarsi, ma se ci si pensa bene si fa in fretta a fare il numero giusto.
Tenendo conto che se con la carne, bevi vino rosso e con il pesce, vino bianco. Magari uno spumantino con il dolce, ha già fatto tre. Un antipasto di affettati, per esempio, prosciutto, salame e mortadella aggiunge tre e se c'è anche un tocco di formaggio, quattro. Tortellini, un arrostino, un giro di mare, insalata e dolce, siamo oltre per la vigilia di Natale. Vini 3 + antipasti 4 + cena 5 = 12, la matematica conferma. A Capodanno aggiungi il cotechino con le lenticchie, che dovrebbero portar soldi, siamo a quattordici.
Ma non è sempre stato così semplice! Si narra, che durante la guerra, la Nina, personaggio storico nella mia famiglia, che ora chiameremmo colf, nella sua ignoranza e saggezza contasse anche i condimenti per arrivare ai fatidici numeri. Si sa che durante la seconda guerra mondiale, non fosse così semplice mettere insieme un pranzo o una cena. Facendo così si tentava di dare una parvenza di normalità, almeno a Natale Magari un giorno scriverò qualcosa di questa santa donna.
Alla Befana, mia madre mi faceva appendere al letto, una calza con un buco. Non chiedetemi il perchè, non lo so e mia madre si è portato il segreto nella tomba. A me, bambino, interessavano solo i dolciumi e non il buco nella calza.
A casa di mia zia, si portava Gesù Bambino in giro per la casa, prima di metterlo nel presepe. Il più giovane della compagnia portava la statuetta e lo poggiava nella mangiatoia. Non so se questa processione si faccia ancora. Figli e nipoti sono cressciuti e il più giovane nipote, avendo un mese, non penso che sia in grado di portare la statuetta.
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