27 marzo 2020

La legge delle guarentigie

Con la legge delle guarentigie chiudiamo il trittico dei post, con cui abbiamo visto su cosa si basa il rapporto tra lo Stato Italiano e la Santa Sede.
Pensare che siamo partiti da un post sulla Festa del Papà! Così i PIA hanno avuto quattro basi su cui imbastire una ricerca.
Dato che, in questi giorni di tutti a casa, soffro di un attacco di fancazzite acuta e permanente, sono andato a spulciare nella versione WEB dell'Enciclopedia Treccani.
Guarentigie, legge delle - Atto unilaterale con il quale il governo italiano intese regolare i rapporti con la Santa Sede dopo l’occupazione di Roma nel 1870. Emanata il 13 maggio 1871, mosse dal concetto di assicurare al papa un insieme di condizioni che gli garantissero il libero esercizio del potere spirituale: gli era assicurata l’inviolabilità, l’immunità dei luoghi dove risiedeva, una lista civile, il diritto di ricevere ambasciatori e di accreditarne presso le potenze straniere. Fu respinta dalla Santa Sede con l’enciclica Ubi nos del 15 maggio 1871.
Con la legge delle g. trionfò il principio cavouriano, e in genere della Destra (la legge è principalmente legata a uno dei suoi esponenti, R. Bonghi), della separazione fra Chiesa e Stato. Accusata d’incoerenza logica e giuridica (per es., per il riconoscimento al papa dell’inviolabilità, che è attributo sostanziale della sovranità, disgiunto da quello della sovranità territoriale, presupposto della prima), la legge regolò tuttavia, con concreta aderenza alla realtà politica, i rapporti fra Regno d’Italia e Papato per quasi 60 anni, costituendo una base che permise il distendersi dei contrasti in una pacifica coesistenza delle due potestà finché tali rapporti non furono regolati su basi concordatarie con i Patti Lateranensi dell’11 febbraio 1929.
Era una legge che diceva tutto e l'opposto di tutto, sembrava quasi scritta da qualche politico attuale, ma che è servita a far sbollire l'ira dei papi, dando la prima spallata al potere temporale del papato.

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