14 marzo 2020

Edicola

I PIA non li ferma neanche il coronavirus e/o la pioggia!
Stamani sono andato di buon mattino, a comprare la catalogna per il porcellino e delle patate per me. Nella coda per entrare all'Eurospin, mi sono trovato dopo il mastino Cheng e la sua "Signola Madle". Tutti e due con mascherina e guanti (di cotone) ed ombrello rosa, per la madre, e rosso con la scritta Ferrari per lui. Fermi a due metri da chi li precedeva e da me che seguivo.
Dopo i convenevoli di prassi, il ragazzino mi ha chiesto perché una edicola si chiama edicola, sia che contenga un santino che dei giornali.
A dir la verità si chiamano edicole anche quelle giostre chiuse da vetri, ce n'è una in Piazza Napoli a Milano. Il nome deriva dal latino "Aedicula", diminutivo della parola "Aedes", in italiano "Tempio", quindi "Tempietto".
L'evoluzione nei secoli dell'edicola, parte dall'antico Egitto ove era una struttura a protezione dell' immagine di una divinità, passando dalla Grecia e Roma, sempre a protezione di una divinità minore e dagli Etruschi che la utilizzavano nell'arte funeraria.
Nel Medioevo indica delle singole parti della chiesa cristiana e nel periodo Barocco diventa un incavo delle facciate dove venivano poste delle statue.
Nella seconda metà del XIX secolo, prende l'accezione attuale. Con il diffondersi dei quotidiani, vengono costruiti dei chioschi per poterli vendere. I primi sembravano dei piccoli tempietti votivi. Il più antico ancora esistente si trova a Mantova ed è del 1882.
Tutto è quanto, per spiegare perché si chiama edicola, sia che protegga un immagine sacra o volarissima carta stampata.


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