Chissà quante volte avrete detto "Tizio Caio Sempronio di soldi ne ha a iosa", ma come al solito nessuno si è domandato, perché mai si dica così. Un tipico esempio è Zio Paperone con il deposito che svetta sulla collina di Paperopoli.
Frase di origine assai incerta che indica una certa abbondanza di qualcosa. Le prime tracce nella parlata popolare risalgono al XVIII secolo.
La ricerca dell'origine ha dato qualche problema, come vedrete non c'è molto.
Il Dizionario Treccani liquida tutto in una sola riga:
iòṡa [etimo incerto]. – Nella locuz. avverbiale a iosa, in gran quantità, in sovrabbondanza: averne a iosa (di denari o altro).
Wikipedia si dilunga di più giustificando la parola come corruzione della parola "Chiosa", dovuta alla pronucia toscana, dove le "C" diventano un "H" aspirata. Quindi chiosa > hhìosa > iosa.
Ma che cosa era una chiosa? Era una moneta di legno o piombo che i ragazzini usavano per giocare al "Monopoli" o imitare qualche gioco d'azzardo degli adulti. Non avendo un valore ed essendo di facile produzione, i ragazzini ne avevano in abbondanza.
A seguito dei rigidi controlli sul gioco d'azzardo vigenti nel XIX secolo, saranno usate anche dagli adulti, sino a trasformarsi nelle più famose "Fiches".
Bibliografia:
Per "A iosa" su Wikipedia", clicca qui.
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