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22 gennaio 2024

Mangiare a... Milano - Flower Burger

 

La sede di Via Garibaldi 34 - Milano

Ieri, per festeggiare il compleanno di mia figlia, abbiamo deciso di fare qualcosa di alternativo, per non andare in un ristorante cinese, come da tradizione.
Nell'andare a zonzo per siti, aveva scoperto l'esistenza di una catena di burgerie completamente vegane, dai burger ai dolcetti. Così dopo un'attenta analisi del menù, abbiamo deciso di provare.
Siamo andati allo shop di Corso Garibaldi, perché facilmente raggiungibile con il passante, in maniera molto ecologica.
Il posto non è grandissimo, penso poco più di 20 coperti, arredato in maniera molto psichedelica, da figlio dei fiori, come intenzione del fondatore. Sul soffitto sopra il nostro tavolino, era disegnato il sottomarino giallo dei Beatles.
Spicy Cecio e Patatas
I panini vengono serviti in un cestino in legno per la frutta. Come potete vedere dalla foto, il panino è giallo, colorato con la curcuma. Di fatto una particolarità è proprio il colore che cambia con il tipo di panino ordinato. Il mio, un Spicy Cecio, era giallo, quello di mia figlia, un Flower Burger, era violetto. La colorazione è ottenuta con prodotti naturali. Come detto il giallo è curcuma, il violetto è ottenuto con estratto di carota nera o ciliegia per il rosa. E' un'originalità che può piacere.
L'ordine può essere fatto come burger singolo o menu. Le patate sono in due versioni, una base con prezzo compreso nel menù ed una più raffinata, che richiede un piccolo supplemento. Nella lista sono previsti anche degli appetizer, dolcetti, birra o acqua.

Il soffitto psichedelico
Il locale è tranquillo e, quando siamo andati noi, silenzioso, senza musica di sottofondo.
Il personale è molto gentile e paziente. Noi abbiamo fatto un po' di casino con l'app, per avere il burger omaggio per il compleanno ed i punti sul conto.
Visto che non mi faccio mai i fatti miei, ho fatto una piccola inchiesta sul traffico degli impiegati nei mezzogiorni feriali. Per quando sono in centro, potrebbe essere un'ottima idea per un pasto veloce.
Flower Burger è una iniziativa avviata nel 2015, con l'intenzione di essere il primo fast food al mondo, ad avere una proposta culinaria 100% vegan con la inequivocabile specialità - burger colorati. Oggi si è diffusa in Italia con 21 locali, 1 ciascuno per Francia, Inghilterra ed Olanda. L'obbiettivo di questa catena è di offrire un'esperienza culinaria aperta a tutti i gusti, in ambienti allegri e rilassanti.
Giudizio finale è provarlo di sicuro con spirito aperto e di condivisione. Approvato!!!

Il biscottino
 

14 giugno 2020

Il sottovuoto (spinto?)

Questo è un altro post che riguarda su cosa è stato fatto durante il lockdown. Alla madre di un PIA fu regalato, in data non definibile, una macchina per il sottovuoto, così ha deciso di iniziarla ad usarla. Lavorando nel campo delle forniture alberghiere, può succedere di ricevere regali simili.
La signora si passava la Domenica a cucinare per tutta la settimana e, poi, metteva i manicaretti sottovuoto. Ma che cosa è il sottovuoto o vacuum?
Il sottovuoto è una tecnica che toglie l'aria da un sacco di plastica. Può essere usato con vestiti o coperte, per ridurre il volume, prima di riporli a fine stagione o con cibarie varie, per preservarle dal deperimento causato dall'aria.
Nel caso di coperte e vestiti, compri l'apposito sacco da IKEA o negozio di elettrodomestici, metti dentro, chiudi e con un aspirapolvere togli l'aria, poi riponi nello scaffale.
Per le cibarie si complica un po'. Devi comprare i sacchetti e l'apposita macchina in un negozio di elettrodomestici e poi imparare ad usarla. In bibliografia ho inserito un link di un articolo del Corriere Online che presenta alcune macchine per il sottovuoto.
Nell'andazzo della butteria ho trovato un magazine di Media World (Anno XVII - N° 1 - Febbraio 2015) dove viene illustrata questa tecnica di consevazione. Un paio di pagine molto interessanti.
L'articolo apre con le ragioni, per cui si sta diffondendo l'uso del sottovuoto anche nelle cucine private. La ragione principale è un'ottizzazione dei tempi. Come ha fatto la signora, cucini alla Domenica e consumi durante la settimana. E' anche interessante la riduzione del volume con l'ottimizzazione degli spazi nel frigorifero.
Andando avanti nell'articolo, vediamo i vantaggi che possiamo trarre dall'uso di questa tecnica.

Cibo più sano - La tipologia del sottovuoto è la quasi totale mancanza d'aria, quindi non si crea l'ambiente ideale per i batteri e muffe. Così riesci a conservare più lungo i cibi in frigorifero.
Se conservi in freezer non si crea la tipica "bruciatura da congelamento", quella pellicola di prodotto seccato dal gelo.

Ottimizza gli spazi - Come ho già scritto il sottovuoto riduce sensibilmente il volume dell'involucro che viene ad avere forme più regolari. Minor volume significa più ordine e maggior quntità di cibo stoccabile in frigo.

Risparmia tempo - Questo è il punto su cui faceva forza la signora. In effetti devi impegnare una giornata per organizzare la cucina ed i sacchetti, ma ricuperi l'impegno durante la settimana.
Se organizzi i sacchetti divisi in porzioni, puoi preparare, per esempio, una mega lasagna e porzionarla in quattro. Quando serve tiri fuori, scongeli e mangi. In surgelatore puoi arrivare ad una conservazione di circa sei mesi.
Le verdure le precuoci e le metti sottovuoto. Al momento debito apri il sacchetto e finisci di cuocere.
Si organizza la cena in pochi minuti. Il meglio è quando si si ha una madre che lavora, prepara durante il week end ed i figli, tornando da scuola, scaldano giorno per giorno.
Come insegna Alessandro Borghese nel programma "4 ristoranti", ricordatevi sempre di scrivere la data di preparazione del sacchetto.

Risparmia denaro - Compri quando ci sono le offerte o sconti quantità. Il facilmente deperibile come la frutta, può arrivare a raddoppiare il tempo di conservazione, se messa sottovuoto. La rivista asserisce che il pesce messo sottovuoto ed in freezer può arrivare ad una consevazione di due anni.


Bibliografia:
Per l'articolo del Corriere Online del 25 lug 2019, clicca qui.

02 giugno 2020

L'abbinamento vino / carne

Oggi pubblico un nuovo post inviatomi dal mio amico che si è scoperto grafomane.
Sarebbe da pubblicare nel blog di cucina, ma ho ritenuto di pubblicarlo qui, per dargli più visibilità.

Di solito i secondi piatti di carne si abbinano ai vini rossi ma si possono accostare facilmente anche a quelli bianchi in base alla cottura o alla tipologia.
La carne si presta a diversi tipi di preparazione in cucina, dai bolliti e brasati alle grigliate per arrivare ai carpacci di crudo e in fine alla tartare, ma non sempre la persistenza gusto-olfattiva di questi piatti si esalta con un vino rosso.
La modalità di cottura della carne e insieme al tipo di taglio variano anche i vini in grado
di valorizzarne il gusto.
Prima di capire quali sono i vini da abbinare alla carne dovremmo imparare a conoscere meglio le regole fondamentali per degustare la carne con il vino, in base al colore e alla cottura.
La carne si differenzia in base al colore e al tipo di cottura, questa caratteristica determina l’abbinamento con i vini bianchi e rossi piuttosto. In rapporto alla tipologia di carne varia, infatti, anche l’intensità gusto-olfattiva e la sua struttura, che a volte non richiede un vino rosso, ma un bianco.
La carne da abbinare al vino si distingue per il colore, che può essere bianco, rosso o scuro.
Pollame e coniglio sono considerate carni bianche, mentre bovini e suini sono carni rosse, invece la selvaggina rappresenta un discorso a parte.
In linea di massima i vini bianchi si abbinano meglio alle carni bianche, mentre i vini rossi, con le carni dal gusto più deciso e i piatti di maggiore struttura. Tuttavia non si tratta di una regola universale.
Le carni bianche, quali pollo e tacchino, si differenziano per delicatezza di gusto e tenerezza, per questo si degustano con i vini bianchi. La carne di pollo arrosto si può degustare molto bene anche con i vini rosati e le preparazioni più elaborate, come quelle alla cacciatora, non disdegnino il vino rosso, i vini bianchi leggeri o di media struttura restano la scelta ideale per le carni bianche. Le carni rosse si distinguono per corposità e succulenza, e quindi richiedono l’abbinamento con un vino rosso.
Alcuni tagli di carne rossa, come l’arista di maiale, classificati come magri, possono essere degustati anche con un vino bianco, morbido e vellutato, che si accompagni in modo equilibrato alla delicatezza della pietanza senza coprirne il gusto.
Le carni rosse i bovini più giovani vitello e il vitellone si distinguono per l’elevato contenuto di acqua e sono più teneri, mentre il manzo e il bovino adulto sono carni più scure e meno tenere, pertanto difficilmente possono essere degustate con i vini bianchi.
Più in particolare, a seconda del tipo di carne, potremmo scegliere un vino giovane e di buona struttura, per maiale o del vitello, oppure per vini strutturati e invecchiati nel caso della selvaggina.
Anatra e faraona, classificate come selvaggina da piuma, vanno bene con vini rossi di buona struttura, mentre la selvaggina da pelo, come cinghiale e cervo, si apprezza meglio con vini di buon corpo e invecchiati a lungo.
I salumi li possiamo distinguere da prodotti salati che derivano da parti intere, come prosciutto e coppa, e insaccati, che si suddividono in freschi, quali salsicce e cotechino o stagionati, come i salami. I salumi più magri, come il Prosciutto di Parma, si abbinano meglio a vini bianchi di buona profumazione, mentre quelli più saporiti con vini rossi fruttati e morbidi al palato. I salumi particolarmente grassi come guanciale o lardo con vini rossi di buona tannicità, mentre gli insaccati crudi e i salami con i vini giovani, ma sempre rossi.
La carne cruda, come la tartare di manzo ed i carpacci, si sposano con vini bianchi profumati e di buona complessità.
La carne alla brace è una cottura che conferisce alla carne una caratteristica succosità o succulenza, che richiede un vino rosso. in grado di asciugare il palato.
La carni come il maiale alla griglia esige, invece, una maggiore effervescenza, come quella delle bollicine o un vino rosso in grado di ripulire il palato dall’untuosità.
I tagli più magri, invece, si sposano con un vino bianco di buona finezza e freschezza, dal sapore leggermente acidulo e con elevata aromaticità.
La lunga cottura di stracotti e brasati si abbina a vini rossi.
Quindi la carne al sangue, poco cotta o cruda, si accosta molto bene ai vini giovani, sia bianchi che rossi, la carne bollita o molto cotta richiederà un vino datato.

Tipi di vino
I vini possono essere distinti in due tipologie fondamentali: ordinari e speciali.
I vini ordinari sono quei vini che non subiscono alcun tipo di intervento, pertanto vengono immediatamente destinati al consumo. In questa categoria si collocano dunque la maggior parte dei vini rossi, bianchi e rosati, i vini passiti e i vini frizzanti.
I vini speciali, sono tutti quei vini che prima di essere messi in commercio vengono trattati. A questa categoria appartengono i vini spumanti, per i quali si provvede all’aggiunta di lieviti, monosaccaridi e minerali per favorire la rifermentazione, i vini liquorosi e i vini aromatizzati.
A seconda dalla zona geografica in cui i vini sono prodotti varia la tecnica di produzione utilizzata, per questo abbiamo tre denominazioni differenti che interessano i vari tipi di vino, esse sono:

Vini a denominazione di origine semplice, prodotti in zone geografiche specifiche e imbottigliati in luoghi diversi;
Vini a Denominazione di Origine Controllata (D.O.C.), prodotti di qualità provenienti da zone in cui vigono norme specifiche di produzione per le quali sono stati approvati appositi decreti;
Vini a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (D.O.C.G.), prodotti secondo un preciso disciplinare approvato da decreti legislativi e dotati di caratteristiche organolettiche superiori in termini di qualità.
Vini ad Indicazione Geografica Tipica (I.G.T.), vini da tavola che riportano in etichetta indicazioni fondamentali quali la tipologia di vino, l’anno di raccolta dell’uva e il tipo di vitigno.

I vini si possono distinguere anche in base al colore, classificandosi in bianchi, rossi e rosati.
Tale distinzione, è strettamente legata non solo al colore della buccia del vitigno con cui i singoli vini sono prodotti ma anche al metodo di produzione degli stessi.
A questa categoria appartengono i vini prodotti da uve a bacca rossa, a cui spesso vengono aggiunte piccole quantità di uva bianca.
I vini rossi variano dal rubino al porpora, fino all’aranciato e al granato, mentre i sentori possono variare da quelli fruttati e floreali a note di confetture, erbe e spezie.
I vini bianchi sono prodotti da uve a bacca bianca, anche se per alcuni prodotti si utilizzano processi di produzione che prevedono la pressatura di uve a bacca rossa.
Il colore dei vini bianchi vanno dal giallo all’ambrato, fino al paglierino e dorato con sfumature verdognole, mentre il bouquet aromatico va dalle note floreali a quelle fruttate.
I vini rosati devono il loro colore ad una rapida macerazione delle uve rosse con le vinacce.
Il colore e le caratteristiche organolettiche di un vino possono determinare degli abbinamenti al cibo, in base ai quali i tipi di vino possono essere classificati in:

  • Vini bianchi leggeri
  • Vini bianchi aromatici
  • Vini bianchi strutturati
  • Vini rossi leggeri
  • Vini rossi di medio corpo
  • Vini rossi strutturati
  • Vini rosati
  • Vini spumanti e frizzanti
  • Vini da dessert

Oltre che in base al colore i vari tipi di vini si possono distinguere anche in rapporto al contenuto di anidride carbonica ossia l’effervescenza e del contenuto di zuccheri.
In base alla presenza di gas disciolto che origina le bollicine, i vini si dividono in:
Vini fermi - A questa categoria appartengono i vini secchi, amabili e dolci.
Vini frizzanti - In questo gruppo sono classificati i vini dotati di una buona quantità di zucchero, che gli conferisce una buona effervescenza ed una tendenza dolciastra al palato.
Vini spumanti - Questo tipo di vini sono con residuo zuccherino elevato, secondo una scala di dolcezza che va dall’extra-brut (secco) al doux o dolce, in cui lo zucchero residuo è superiore ai 50 g/l.
Gli spumanti si ottengono, da vini bianchi o uve rosse private delle bucce ossia vinificate in bianco, con l’aggiunta di particolari lieviti per consentire una seconda fermentazione che viene chiamata presa di spuma.
I metodi per la produzione di questi vini sono due:
Il Metodo Charmat o Martinotti - la spumantizzazione viene eseguita all’interno di contenitori di acciaio (autoclavi);
Il Metodo Classico o Champenoise, di origine francese, in cui la fermentazione si esegue all’interno di bottiglie.
Nel caso dei vini più dolci, la vendemmia viene ritardata e dunque la maturazione prolungata causa un aumento degli zuccheri all’interno degli acini, di conseguenza anche nel mosto.
I passiti tipologia di vini di distingue per l’elevata concentrazione di zuccheri che arriva fino a 200 g/l e per il l’elevata alcolicità.

08 maggio 2020

I vini d'Italia - Il Nord Ovest 2

Lombardia
La Lombardia vanta un territorio invidiabile per la coltivazione della vite. I quasi 23 mila ettari coltivati a vite, ogni anno producono un milione e quattrocentomila ettolitri di vino circa. Il territorio lombardo è variegato; dalla zona alpina e prealpina, alla fascia collinare fino alla pianura padana. Nella fascia alpina Il terreno è roccioso cristallino, calcareo nella zona prealpina e alluvionale in pianura. Clima temperato , con elevate escursioni termiche in pianura ed un buon tasso di umidità. Le principali zone vitivinicole sono la Franciacorta, la Valtellina, l’Oltrepò Pavese, la Bergamasca, le rive del Garda ed il Mantovano.
In giro per i vigneti da bacca rossa troviamo degli ottimi Barbera, Bonarda, Cabernet Sauvignon, Marzemino, Merlot, Nebbiolo e Pinot nero
Se preferite vigneti da bacca bianca la scelta è da fare tra Chardonnay, Riesling Italico, Moscato bianco, Pinot bianco e Trebbiano di Soave.
 
Liguria
La Liguria è una delle regioni d’Italia più impervie per la coltivazione della Vitis Vinifera. Terreno collinare, con montagne che si affacciano a picco sul mare. Clima mite ed elevata siccità, con precipitazioni rare ma abbondanti. In questo regione sono coltivati a vite 1.900 ettari che fruttano all’anno circa 70.000 ettolitri di vino circa. Da visitare la zona delle Cinque Terre, con vigneti terrazzati a picco sul mare, Nonostante le difficoltà, in Liguria è possibile incontrare dei vini di indubbia qualità.
In Liguria si prediligono i vitigni a bacca bianca come l’Albarola, il Bosco,la Lumassina, il Pigato, il Trebbiano Toscano ed il Vermentino.
Ma non si disdegnano i rossi come il Ciliegiolo, il Dolcetto, il Rossese ed il Sangiovese.
Per non dimenticare i passiti delle Cinque Terre come il principe Sciacchetrà.

Emilia Romagna
L’Emilia Romagna un territorio prevalentemente pianeggiante, delimitato a sud dall’Appennino Tosco-Emiliano. Con i suoi 56.000 ettari coltivati a vite, l’Emilia Romagna produce un totale di 6 milioni di ettolitri di vino l’anno, è tra le zone a maggiore resa del mondo. Il clima emiliano romagnolo troviamo inverni freddi ed estati calde, con un elevato tasso di umidità.
Terra di cucine e vigneti, dove i piatti della regione si coniugano con i vini, in un trionfo di gusti sublimi. Vuoi mettere una tigella o uno gnocco fritto con un Lambrusco o dei tortellini con il Sangiovese?
Albana, Chardonnay, Malvasia aromatica di Candia, Montù, Ortrugo, Pignoletto, Trebbiano Romagnolo e Trebbiano Modenese sono i vini prodotti da bacca bianca.
Dai vitigni a bacca rossa si producono l’Ancellotta, il Cabernet Sauvignon, il Lambrusco Grasparossa, il Lambrusco Maestri, il Lambrusco di Sorbara, il Fortana, il Sangiovese ed il Merlot.
La settimana prossima saremo nel Nord-Est, terre di Prosecco e Grappa.


Precedenti post sull'argomento:
Per il post "I vini d'Italia" del 24 apr 2020, clicca qui.
Per il post "I vini d'Italia" del 1 mag 2020, clicca qui.

Bibliografia:
Per la pagina Wikipedia "Vitigno", clicca qui.

01 maggio 2020

I vini d'Italia - Il Nord Ovest 1

Partiamo con una piccola spiegazione. Il vitigno è una varietà di vite desinata alla produzione del vino. Vengono distinti in base al colore dell'acino del luogo di origine e/o coltivazione.
La classificazione è iniziata con gli studi l'agronomo latino Columella  e continuano ancora oggi sulla base del DNA. Magari piu avanti tratteremo l'argomento in maniera più approfondita.


Valle d'Aosta
La Valle d’Aosta regione completamente montuosa, idonei per la coltivazione della Vitis Vinifera solamente nella vallata centrale, delineata dallo scorrere della Dora Baltea. Ci sono 700 ettari di terreni coltivati a vite è principalmente sabbioso-argilloso a causa delle pendenze hanno costretto la costruzione di terrazzamenti. Il clima è caratterizzato da inverni lunghi e freddi ed estati brevi, ma calde, con escursioni termiche mitigate dalla presenza di laghi e corsi d’acqua. La produzione annua si attesta sui 20 mila ettolitri di vino circa , di cui quasi la metà VQPRD.

Nei vitigni a bacca rossa  troviamo:

  • Barbera
  • Dolcetto
  • Gamay
  • Nebbiolo
  • Petit Rouge
Nei vitigni a bacca bianca  troviamo:

  • Chardonnay
  • Muller Thurgau
  • Petit Arvine
  • Prie Blanc

Nei vitigni a bacca grigia troviamo:
  • Cornallin
  • Mayolet
  • Pinot Grigio


Piemonte
Il Piemonte è tra le principali regioni italiane, per la produzione di vino. Il territorio piemontese si estende dalle Alpi, alla cintura collinare fino alla pianura pianura. In questo territorio, troviamo una delle zone di produzione più famose al mondo: le Langhe.
Le Langhe sono colline con una altitudine media di 500 metri s.l.m. si sono formate per effetto erosivo dei corsi d’acqua che dalle montagne trasportavano a valle sedimenti rocciosi. Il terreno in questa zona è prevalentemente calcareo ed arenario, per questo la rende ideale per la coltivazione della vite. Il clima del Piemonte è caratterizzato da estati calde ed inverni rigidi. In tutta la regione si registrano forti escursioni termiche. Gli ettari coltivati a vite sono circa 52,000, in grado di produrre quasi 3 milioni e mezzo di ettolitri di vino circa. Il Piemonte può vantare ben 9 vini DOCG e 45 vini DOC. Il vitigno principe è il Nebbiolo, utilizzato nella produzione, di Barolo, Nebbiolo d’Alba e Barbaresco. Le zone vitivinicole principali sono le colline novaresi e vercellesi, il canavese, le colline Torinesi, il Monferrato e suddivise in Astigiano, Casalese ed Alto Monferrato, le Colline Tortonesi, il Roero e le sopracitate Langhe.
Nei vitigni a bacca rossa oltre al Nebbiolo, troviamo il Barbera, il Dolcetto, la Freisa, il Brachetto, la Bonarda, il Grignolino e la Croatino.
Per i vitigni a bacca bianca si producono l'Arneis, lo Chardonnay, il Cortese, l'Erbaluce, la Favorita, il Moscato ed il Manzoni bianco.


Precedenti post sull'argomento:
Per il post "I vini d'Italia" del 24 apr 2020, clicca qui.

Bibliografia:
Per la pagina Wikipedia "Vitigno", clicca qui.

24 aprile 2020

I vini d'Italia

La conoscenza, di cui ho pubblicato un contributo due giorni fa, si è ripetuto e mi mandato uno scritto di circa 12 pagine.
L'argomento è interessante, anche se “I vini d'Italia” è un titolo più adatto al blog “La miacucina”, ma andiamo avanti. Il lavoro di editing è un pochino più complesso, perché bisogna dividere il testo in più puntate. Oggi partiamo con paragrafi sono al termine dell' opera originale; da Venerdì prossimo si parlerà dei vini regione per regione.


Abbinamento tra vino e cibo

L’abbinamento vino cibo fa leva sulle abitudini enogastronomiche tradizionali del territorio, prendendo in considerazione le ragioni di tipo storico ma anche culturale.
L’abbinamento legato alle stagioni segue l’andamento stagionale e tiene in considerazione soprattutto il clima. Durante la stagione calda si consumano comunemente cibi leggeri, freschi, che normalmente contengono pochi grassi; con preferenza le verdure, il pesce, i molluschi, i crostacei e le insalate di vario genere. Invece per la stagione fredda, durante la quale i cibi sono caldi, strutturati, più ricchi di grassi e con maggiore apporto calorico.
Quindi i piatti legati alla stagione calda vadano a braccetto con vini bianchi e rosati, freschi, meno strutturati, a preferenza frizzanti, serviti a basse temperature che non di rado vengono affiancati da rossi giovani, anch’essi serviti freddi, quando il piatto ha una struttura tale da richiederlo. Seguendo la logica di abbinamenti i piatti invernali conditi con sughi, a base di carni rosse, ricchi di principi nutritivi, richiedono vini rossi strutturati, maturi, che è consigliabile servire a temperatura ambiente.
Abbinare un vino ad un piatto significa esaltare tramite il vino la pietanza o viceversa.
Basandosi entrano in gioco le sensazioni che è possibile rilevare attraverso i tre livelli di analisi sia del cibo che del vino: il livello visivo, olfattivo gusto olfattivo.
Seguendo la linea degli abbinamenti l’ideale è abbinare a cibi grassi e tendenti al dolce con riferimento a formaggi, crostacei, ma anche surrogati di cereali.
Invece i vini con ottima acidità e sapidità, o meglio ancora vini effervescenti, in questo caso sarà il contrasto delle sensazioni al palato a ricreare il tanto ricercato equilibrio: l’acidità e la sapidità dell’uno è infatti capace di abbattere la grassezza o la dolcezza dell’altro.
Se il cibo che dobbiamo servire invece è caratterizzato da una certa untuosità o succulenza allora ci riferiamo a cibi con cotture complesse, serviti con abbondanza di olio e salse quindi l’ideale e abbinare la pietanza con vini alcolici e tannici. In questo caso l’alcolicità avrà una funzione detergente sicuramente gradita da parte dei commensali.
Se scegliete di servire la cena con piatti particolarmente speziati, con forte aromaticità e con un gusto intenso è bene associarvi un vino che ha le stesse caratteristiche organolettiche e che ha una notevole intensità gusto olfattiva. Tutto questo per evitare che il cibo abbia la meglio sul vino: e il pasto sarà una vera e esplosione di gusti e di aromi.
Non dimentichiamo che a tavola ogni piatto richiede il proprio vino: difficilmente un solo vino servito durante un pranzo o una cena può proporsi con tutti i piatti. Ricordando però la regola della progressione del colore, che consiglia di servire prima un bianco, in seguito un rosato ed infine un rosso, per evitare che il vino precedente abbia la meglio sul successivo. E’ bene iniziare il pasto con un vino più semplice per passare ad uno più complesso ed che il primo vino sia anche il più leggero per passare successivamente ad un vino più forte.

Perché si dice vino novello
La tradizione vuole che il Novello sia immesso sul mercato non prima del 6 di novembre e si consiglia il consumarlo entro i sei mesi successivi.
Il vino novello si ottiene seguendo il metodo della macerazione carbonica e si distingue per varie ragioni dal vino più comune che viene sottoposto al processo di invecchiamento necessario prima di essere immesso sul mercato. Il suo colore intenso e vivido, con tonalità porpora. Il gusto inoltre è fresco e tutti gli aromi sono pieni e  facilmente riconoscibili.

Pizza e vino
In linea di massima gli esperti del settore consigliano di abbinare alla pizza vini a doppia fermentazione; il prosecco ad esempio è ottimo grazie alle sue bollicine funge da ottima spazzola salivare.

Vino e dessert
Per abbinare il vino al dessert dipenda appunto dal dessert, la regola generale prevede che il dolce vada abbinato assolutamente ad un vino dolce, meglio se ottenuto da uve aromatiche: esempi il Moscato o lo Spumante d’Asti, il Bracchetto d’Acqui, ma anche la Vernaccia nella sua variante dolce.

Venerdì 1 Maggio si parlerà dei vini del Nord-Ovest.

07 aprile 2020

Olio d'oliva

L'olio d'oliva, elemento basilare della dieta mediterranea, è uno dei prodotti tipici italiani più soggetto a frodi ed adulterazione. Special modo l'olio extravergine è soggetto ad rendimento “eccezionale” ogni anno.
Questo è dovuto alla scarsa armonizzazione delle normative vigenti nel mondo, che permettono dei facili movimenti di prodotto con diversi livelli di qualità.
In Italia c'è il cosiddetto olio di carta, un giro di carte che fa lievitare la produzione all'albero o che crea rese straordinarie in molitura. Prima dell'introduzione del registro agricolo nazionale (2011) questa frode arrivava a far lievitare la produzione sino al 30% in più del reale. In questa maniera si “naturalizzava” come Italiano olio prodotto in qualche altro paese mediterraneo.
Comunque questo è niente, rispetto a cosa successo in Spagna nel biennio 1981/82. La cosiddetta "sindrome da olio tossico", olio di colza addizionato con anilina, avrebbe causato il decesso di un migliaio di persone, delle 20.000 colpite.
A seguito di queste adulterazioni, l'Ufficio Antifrodi della Comunità Europea ha costituito una task force devoluta alla lotta ai rati contro l'olio d'oliva.
Consiglio. Comprate olio di marche conosciute a diffusione nazionale.
Altro problema dell'olio, meglio dell'ulivo è la xylella fastidiosa, batterio, arrivato dal Sudamerica, che tende a far seccare gli alberi infetti. Si è diffusa nel 2013 e, per ora è limitata alla Puglia Salentina.
Le qualità organolettiche sono tante ed universalmente riconosciute. Vuoi mettere una bella insalata mista condita con l'olio d'oliva o una bruschetta senza aglio e pomodoro, ma con solo un cucchiaino di olio extravergine DOP?
L’olio d'oliva è un grasso mono insaturo composto per la quasi totalità da trigliceridi; gli acidi grassi più rappresentati sono l'oleico, il linoleico e il palmitico. Quindi si tratta di un alimento dalle molteplici virtù.
Durante l’infanzia è indispensabile in quanto contribuisce all’accrescimento, al processo di mielinizzazione del cervello ed alla formazione delle ossa, l’olio è anche un coadiuvante nella resistenza alle infezioni. Chissà se va bene anche contro il coronavirus!
Durante l’età adulta è efficace nella prevenzione delle malattie delle arterie e cardiache, abbassando il livello di colesterolo nel sangue. Oltre a ridurre il rischio di malattie cardiache, ha una funzione antiage per la pelle e per le ossa in quanto è ricco di vitamina E, che protegge da decalcificazione, osteoporosi e fratture. Tra i costituenti, insieme alla vitamina E, il betacarotene (provitamina A) e tutta una serie di sostanze antiossidanti come i composti fenolici.
Nel post di ieri scrivevo di un pesciolino che, per evitare di finire fritto, saltò nella brace. Di sicuro hanno tentato di friggerlo nell'olio di semi.
L'olio d'oliva sopporta bene gli usi di cucina. Difatti può raggiungere temperature elevate di un soffritto o di una frittura, senza formazione di sostanze nocive, cosa che invece succede utilizzando olio ricco di grassi polinsaturi come il volgarissimo olio di semi o di arachidi.
Concludo con la conservazione. L'olio d'oliva ed, ancor peggio, l'olio extravergine vanno conservati in contenitori di vetro o acciaio inossidabile, al buio ed a temperatura costante. Evitate i contenitori di plastica; potrebbero rilasciare degli inquinanti che non fanno bene al nostro olio.


Bibliografia:

02 aprile 2020

La pizza

Prima di trattare l'argomento pizza, vediamo cosa scrive il vocabolario Treccani.
pizza s. f. [voce già presente nel lat. mediev., forse der. da un ant. alto-ted. bizzo, pizzo «boccone, pezzo di pane, focaccia», diffusa in epoca recente attraverso il napoletano]. – 1. Preparazione culinaria, a base di farina di grano (o anche di granturco, castagne, ecc.), impastata con acqua o latte, lievito, uova, e olio o sugna o burro, con l’aggiunta di ingredienti varî e cotta in forno, generalm. in forme rotonde e basse: p. dolce, salata; p. pasquale (o di Pasqua); p. rustica, diversa nelle varie regioni, e consistente, per es., in Umbria e in Toscana in una focaccia di farina, uova, formaggio, pepe e ciccioli, lievitata e ben cresciuta. In partic., sottile focaccia fatta di farina impastata con acqua e lievito, spianata a mano in forma rotonda, variamente condita e cotta in forno, generalm. a legna: p. alla napoletana o p. napoletana (v. napoletano, n. 1); p. margherita (v. margherita, n. 4); p. alla marinara o p. marinara (v. marinaro, n. 1); p. ai funghi, al prosciutto, p. capricciosa, p. (alle) quattro stagioni; p. rustica, p. pasquale, ecc. Pizza a taglio (o a metro), quella disposta in apposite teglie rettangolari e cotta in forni elettrici, che viene venduta a peso. Pizza a portar via, quella preparata e sistemata in un apposito contenitore per consumo casalingo. A Roma, denominazione di una schiacciata di pasta di pane cotta in forno e condita con sale e olio crudo, che si mangia come il pane, spesso con in mezzo prosciutto, ricotta o altro (è detta anche p. bianca, per distinguerla dalla p. rossa, quella cioè condita con il pomodoro). 2. a. estens. Ciò che risulta di un oggetto in seguito a schiacciamento: si è seduto sul cappello e l’ha fatto diventare una pizza. b. fig. Persona o cosa terribilmente noiosa, insopportabile: quell’uomo è una vera p.; che pizza, questo film! 3. Nel gergo cinematografico, la scatola circolare in metallo in cui viene conservata e trasportata la pellicola di un film e, per estens., la pellicola stessa. Per analogia, nella tecnica dei calcolatori elettronici, la scatola circolare, per lo più di materiale plastico, in cui viene (o veniva) conservato il nastro magnetico. ◆ Dim. pizzétta (v. pizzetta1).
Madonna Santa che sproloquio!
La pizza è il prodotto gastronomico italiano più conosciuto al mondo, che ha conquistato una discreta universalità.
L'origine del nome è molto dubbia. I primi cenni sono in un documento scritto nel latino volgare di Gaeta nel 997, ma sotto altre forme si hanno cenni anche più antichi.
Essendo di fatto una focaccia con un condimento sopra, si potrebbe anche arrivare sino ad Enea. Un oracolo disse che il suo viaggio sarebbe finito quando si fossero mangiati i piatti. Enea e soci quando sbarcarono sul litorale a sud di Roma, non avendo altro da mangiare, furono costretti a mangiare le focacce che normalmente usavano come piatto.
Essendo un impasto lievitato di farina, nel tempo di sono state molte varianti, rimaste tutte nei circondari di Napoli e tutte avvolte in un alea di leggenda. Si incomincia a diffondersi nella connotazione attuale alla fine del XIX secolo.
Nel Giugno 1889 un pizzaiolo di una nota pizzeria inventò la Pizza Margherita in onore della regina in visita a Napoli. Ma anche qui ci sono delle contestazioni storiche.
L'emigrazione del 1900 ha esportato in tutto il mondo la pizza, in special modo Sud America e Stati Uniti. Cittadini cinesi che gestivano ristoranti etnici in Italia, rientrando in patria la hanno diffusa in Cina.
Nel 2009 ha ottenuto dalla Comunità Europea la denominazione STG (Specialità Tradizionale Garantita).
Nel 2017 l'UNESCO ha dichiarato l'arte del pizzaiolo napoletano come patrimonio immateriale dell'umanità.


Bibliografia:
  • Per l'articolo del Corriere della Sera "Pizza napoletana? ecco le migliori 21 d'Italia", clicca qui.
  • Per l'articolo del Corriere della Sera "8 errori da evitare per la pizza perfetta", clicca qui.
  • Per l'articolo del Corriere della Sera "Pizza, la ricetta perfetta per farla a casa senza errori", clicca qui
  • Per la pagina "Pizza" su Wikipedia, clicca qui
  • Per la pagina "Pizza" su Wikipedia, clicca qui

29 marzo 2020

Pane al coronavirus

La baguette di Wikipedia
A seguito di numerose telefonate, su come comportarsi con il pane del supermercato e le bestemmie di una mia vicina, responsabile dell'area pane in un supermercato, contro certi clienti, ho deciso di scrivere un post sui suggerimenti che ho dato.
La prima a fare la domanda è stata mia moglie, che ha anche fatto da cavia sul suggerimento dato. La mia vicina mi ha spiegato le norme vigenti sul trattamento del pane.
Partiamo dalle regole all'acquisto. La singola pagnotta la devi prendere con i guanti, come si fa per le verdure. Ma deve essere un guanto vergine, nuovo. Se tocchi il carrello lo devi cambiare.
Il panino lo devi riporre nei sacchetti per pane e non quelli in mater-bi; un sacchetto per ogni tipo di pane. Dopo la pesa si chiude il sacchetto con l'etichetta autoadesiva.
Se ci si comporta in questa maniera l'igiene è salvaguardata, ma non è proprio così! E' adesso che la mia vicina incomincia a tirar madonne.
Dappertutto ci sono i contestatori, vecchietti e signore al telefono. In questi tempi di corona virus, quasi tutti girano indossando guanti di latex. Questi guanti proteggono le mani dai virus, riempendosi a loro volta di virus. I guanti toccano maniglie, soldi e carrello. Le tre categorie di clienti considerate sopra, ritengono che, avendo i guanti di latex, possano toccare tutto. Finché lo fai con le verdure, che vengono cotte o lavate in acqua corrente, non va bene, ma è relativamente pericoloso.
Con il pane è delinquenziale! Toccando il pane con i guanti inquinati non contamini solo il tuo pane, ma contamini anche quello, che sarà acquistato da altri clienti. Prima di toccare il pane dovresti toglierti i guanti in lattice e metterti quelli monouso. Visto che pochi lo fanno, la mia vicina è costretta a correre dietro ai clienti inadempienti, per costringerli ad adeguarsi.
Tu non sai se la pagnotta o la baguette sia contaminata o no; cosa faccio ora per essere sicuro?
Dato che la maggioranza dei virus non sopravvive a temperature superiore ai 60° C, ho ritenuto che se metti il pane in forno ad una temperatura superiore, si dovrebbe sterminare la carica batterica e virologica.
Il consiglio che ho dato era di mettere il pane nel forno preriscaldato a 170° C, per almeno un quarto d'ora. Questo per essere sicuri che anche l'interno superi la soglia dei 60° C. Mia moglie per buon peso, lo ha messo a 200° C per 20 minuti.
Il pane così trattato si asciuga e diventa croccante e, purtroppo, ne mangi di più!
Se mi gira, scrivo qualcosa anche sull'Anisakis. Vedremo!