26 dicembre 2019

Discorsi sporchi (negli anni '60)

Una decina di giorni fa, ho incontrato sulla corriera della Movibus, la moglie di un conoscente che è una mia lettrice. Nella mezz'oretta che dura il tragitto da Sedriano a Molino Dorino, abbiamo commentato l'ultimo paragrafo del post "Monna Papera". Venerdì scorso, sullo stesso percorso, ne abbiamo tratto le conclusioni.
Al termine di quel post, riferisco delle critiche mosse a certi sapientoni che avevano definito lo sguardo "da tenutaria". Ma chi era una tenutaria? L'attuale generazione non lo sa proprio! Anzi, spesso usano certi termini senza cognizioni.
La signora, che e' poco più giovane di me, essendo della Primavera 1959, notava che al liceo non si poteva dire certe parole come tenutaria , marchetta o quindicina, senza specificare che si parlava di giorni. Soprattutto mi faceva notare che un nipote dava della marchettara ad una compagna di classe, senza saperne il significato. Ciò a dimostrare cosa ho scritto qualche riga sopra.
Dato che il ragazzo e' un tipo che vive in un mondo tutto suo, essendo un artista, per l'esattezza musicista, mi sono informato con un altro compagno di classe. La risposta e' stata che le davano della marchettara perché saltava da un letto all'altro. OK, non e' esattamente la risposta giusta, ma ci e' arrivato vicino. Poi gli ho chiesto se sapeva che cosa fosse la Legge Merlin, una quindicina o una marchetta. La risposta e' stata che non lo sapeva. Era ovvio! Cultura generale e storica, zero.
E' vero che negli anni del liceo era sporco e volgare parlare di certe cose, ma nelle lezione di storia contemporanea se ne è parlato, anche se in maniera molto edulcorata.
Vediamo di chiarire i significati delle parole incriminate. La legge n 75/1958, meglio conosciuta come Legge Merlin, e' la legge che aboliva le case di tolleranza. Non sto a scrivere in merito al testo, pro e contro o dibattiti sull'argomento, andate a vedere nella pagina Wikipedia.
Adesso dietro ad una casa di tolleranza o bordello vi era un certo dizionario "tecnico". Per prima cosa spieghiamo il funzionamento del luogo. La tenutaria o anche madama era la direttrice, diciamo, commerciale dell'attività. Questa riscuoteva i soldi dai clienti consegnando un una specie di francobollo colorato o un gettone che variava in base alla prestazione richiesta. Un altro compito era scegliere le "ragazze" che avrebbero esercitato in quel luogo per quindici giorni. Queste venivano mostrate ai potenziali clienti,  a rotazione, dal balcone della tenutaria.
Ora spieghiamo i significati. Nel dizionario del Corriere della Sera ho trovato la definizione di tenutaria al maschile.
Proprietario o gestore di qlco., spec. di locali equivoci: tenutaria di una casa di appuntamenti
Nei bordelli di un certo livello o in Francia si parlava di "Maitresse".
Per marchetta o marchettara ho scomodato il Dizionario Treccani.
marchétta s. f. [dim. di marca1]. – 1. Piccola marca; in partic., la marca assicurativa, cioè il bollo che veniva applicato sui libretti di lavoro (sistema oggi sostituito dal versamento dei contributi mediante bollettini di conto corrente); per estens., lavoro non impegnativo fatto per compiacere qualcuno o per ottenere un minimo guadagno. 2. Il gettone che le prostitute di una casa di tolleranza ricevevano dalla tenutaria ad ogni prestazione, come riscontro ai fini del compenso cui avevano diritto. Per estens., in frasi gergali, la prestazione stessa: fare marchette, fornire prestazioni sessuali dietro pagamento; per metonimia, prostituta, o anche omosessuale maschio che si prostituisce.
Nel romanesco marchettara indica una donna che esercita questa professione.
Per quindicina non ho trovato nulla. Nel nostro caso e' la "flotta di ragazze" a catalogo nei quindici giorni successivi.
Ora potrete capire perché era considerato sporco parlare di certe cose nell'Italia bigotta e pudibonda (falsa) degli anni '70.

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