22 settembre 2017

Ostracismo

Ieri sera ho incontrato di nuovo il PIC, che mi ha fatto questa domanda:
"Cosa essele ostlacismo e pelché devo lanciale sassi alle pelsone?"
Mi sa che il ragazzino abbia fatto confusione tra ostracismo e lapidazione. Anche se nel significato figurato sono quasi simili, se non complementare, non sono esattamente la stessa cosa.
Dividerò l'argomento in due post, così da poter avere una completa divisione e non indurre in altre confusioni.
Cominciamo con l'ostracismo, dal greco antico ostrakismós. Nella costituzione ateniese e delle città greche che l'avevano copiata, era previsto un esilio temporaneo di 10 anni per tutti coloro che fossero stati ritenuti pericolosi per la comunità. Nel corso di una assemblea il nome del "pericoloso" veniva scritto su dei cocci di terracotta bruciati in un forno (ostraka) ed il quorum, come si dice adesso, era fissato in 6.000 votanti.
Mi viene il dubbio che Clistene, quando nel 510 ac, si è inventato questo uso, avesse una partita di anfore rotte, di cui non sapeva cosa farsene. La prima vittima fu Ipparco di Camo, circa vent'anni dopo.
A Siracusa veniva chiamato "Petalismo", dato che qui si usavano delle foglie di fico o di ulivo, come scheda di voto. L'esilio durava 5 anni.
Il vocabolario Treccani scrive:
Ostracismo s. m. [dal gr. ὀστρακισμός, der. di ὀστρακίζω «infliggere l’ostracismo», da ὄστρα-κον: v. ostrakon]. – 1. Tipo di sanzione vigente nel 5° sec. a. C. ad Atene (quindi imitato da altre città greche, tra le quali Siracusa, dove prese il nome di petalismo), consistente in un allontanamento della durata di 10 anni dal territorio della città (non implicante la perdita dei diritti civili né alcuna pena di carattere pecuniario), che l’assemblea popolare poteva comminare nei confronti di cittadini la cui attività fosse ritenuta pericolosa per lo stato, ma in pratica utilizzato, per lo più pretestuosamente, per eliminare dalla scena politica personaggi pubblici invisi alla maggioranza. È così detto dal frammento di terracotta (ὄστρακον) sul quale il nome del concittadino inviso era scritto da coloro che votavano nell’assemblea popolare. 2. In senso fig., il comportamento con cui, nell’ambito di un gruppo sociale o politico omogeneo, le persone che esercitano il potere o dispongono di particolare influenza escludono o emarginano, spesso facendo leva su forme di coazione sociale, un loro avversario o, anche, chiunque abbia violato le regole del gruppo stesso; in partic., il termine viene usato in antropologia sociale per indicare l’esclusione da una comunità di quegli individui che si siano resi colpevoli di determinate infrazioni; per estens., può trovarsi riferito anche a comportamenti, pratiche, ideologie: dare l’o. a qualcuno, perseguitarlo, ostacolarlo, emarginarlo in tutti i modi; dare l’o. a qualcosa, condannarla, metterla al bando.
Piccola polemica politica. Quello che succede in certi partiti politici italiani, contro i propri rappresentanti, non è altro che una versione moderna dell'ostracismo ateniese, senza cocci di terracotta, che lascia in cocci il partito!

Bibliografia:

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