25 luglio 2017

Perché si usa il Latino se non lo si studia più?

Questa è la battuta dell solita ascoltatrice di quei programmi strappalacrime e diseducativi, trasmessi da certi canali TV. Ovviamente quando gli è capitato un programma di livello superiore, si è trovata spiazzata, non capendo l'intento educativo.
La base del contendere sono una parola di latino maccheronico ed una frase di Cicerone. Il colpevole è un incolpevole opinionista che per rendere conto della deriva dei costumi e della società moderna, si è richiamato alle orazioni di Cicerone, ripetendo più volte la frase "O tempora o mores". La giornalista, che conosce bene il livello culturale di certi ascoltatori, dimostrando di aver studiato il Latino o che, almeno, abbia letto "I Promessi Sposi", ha fatto notare che gli spettatori possano non capire il suo "Latinorum".
In effetti aveva ragione! La signora che, avendo un quarantina d'anni, dovrebbe avere una minima  conoscenza del Latino, ha mandato avanti il nipote per chieder lumi. Ovviamente il povero nipote aveva letto a scuola "I Promessi Sposi" e sapeva tutto sul "Latinorum", ma è miseramente cascato su Cicerone.
Più volte ho lamentato certe carenze dell'attuale scuola italiana, ma a Roma pensano che questa sia la "buona scuola".
Per fare più in fretta riporto la spiegazione fatta dalla Treccani, che risolve la questione in poche righe.

Il Vocabolario Treccani scrive:
latinòrum s. m. – Parola formata popolarmente con la desinenza -orum del genitivo plur. latino per indicare spreg. o scherz. il latino, quand’esso non è inteso o è adoperato da chi non vuole farsi intendere (e con questa accezione può indicare un discorso anche non latino ma costruito con parole intenzionalmente oscure, involute o troppo tecniche). È nota soprattutto per la frase pronunciata da Renzo nel capitolo II dei Promessi Sposi, quando don Abbondio gli enumera in latino gli impedimenti dirimenti: «Si piglia gioco di me?» interruppe il giovine. «Che vuol ch’io faccia del suo latinorum?» (Manzoni).
o tempora, o mores! ‹... tèmpora ...› (lato. «o tempi, o costumi!»). – Celebre esclamazione di Cicerone, da lui ripetuta in varie orazioni (la prima volta nelle Verrine) e divenuta proverbiale per rimpiangere le virtù passate e deplorare la corruzione imperversante nella propria epoca: oggi è spesso ripetuta in tono scherz. o bonariamente polemico.
Per finire invito a vedere più programmi di divulgazione e telegiornali. Non per altro un po' di cultura generale non fa certo male, non ne è morto mai nessuno.

Bibliografia:
  • Per la pagina Wikizionario su "Latinorum", clicca qui
  • Per la pagina Wikipedia su "O tempora...", clicca qui.

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