Di questo modo di dire abbiamo due interpretazioni. La prima viene dalla marineria dove in caso di emergenza viene dato l'ordine di tagliare le corde degli ormeggi o del traino. Ma se andiamo indietro nel tempo, ritornando ai Romani, salpare o levare le ancore si diceva "Incidere funes".
Virgilio nel terzo libro dell'Eneide, scrive che Enea e soci, alla vista del mostruoso
ciclope Polifemo, fuggirono terrorizzati
"Nos procul inde fugam trepidi celebrare / Tacitique incidere funem"
cioè "noi pieni di paura fuggiamo
velocemente di lì e in silenzio tagliamo la corda".
Un'altra spiegazione è la fuga di prigionieri o schiavi, che avveniva tagliando le corde che li trattenevano in prigione.
Come la giri il significato non cambia, fuggire, scappare; andarsene, in genere di fretta o di soppiatto.
Cercando la spiegazione di questa frase, ho scoperto che la povera corda è tirata in ballo in parecchie frasi. Vediamo se a Febbraio o Marzo riesco a scrivere dei post in merito.
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