16 febbraio 2019

Cella Monte

Un antico torchio
Questo Sabato ho fatto un giro nel Monferrato per un paio di lavori. Il primo stop è stato a San Giorgio Monferrato per un'installazione Linkem, finita male, in KO, e qualche modifica illuminotecnica a casa di un mio amico a Cella Monte.
Due paesi sul piccolo andante, direi. Cella Monte ne allinea 505 di abitanti, San Giorgio circa 1500.
Partiamo con Cella Monte, che è il più piccolo, ma anche il più carino. A pranzo mi è stato spiegato che questo è il risultato dello sbattimento della vecchia sindaca e di una imprenditrice del vino.
Le iniziative attuate dalle due signore hanno portato il paese ai primi posti in Europa come qualità della vita, ricevendo degli importanti riconoscimenti internazionali. Nel 2014 l'UNESCO lo ha riconosciuto come patrimonio dell'umanità.
Nella storia i primi cenni della sua esistenza risalgono all'inizio del XII  secolo, quando in in una bolla imperiale, il territorio viene concesso in marchesato.
L'origine del nome è dubbio. Potrebbe derivare dagli Infernot, celle destinate all'invecchiamento del vino o da piccoli monasteri chiamati celle. La trovata di un sindaco, alla fine del XIX secolo, aggiungerà Monte al nome, per ricordare le colline su cui è posto il paese.
Dato che siamo nel Monferrato, ovviamente la principale attività del borgo è il vino, specificamente Barbera in abbondanza e tracce di Grignolino.
La chiesa dei Santi Quirico e Giulitta
Turisticamente oltre alle viette, c'è da visitare la Chiesa Madre, dedicata ai Santi Quirico e Giulitta, patroni del paese e l'annesso Oratorio di Sant'Antonio Si devono citare anche il Palazzo Radicati ed il castello. Il castello è stato trasformato in residenza di campagna dalla Famiglia Ardizzoni nel XVII secolo.
Da vedere l'Ecomuseo della pietra da cantoni, specie di tufo con cui  sono costruite le case nel borgo antico.
Pure a Cella Monte ci sono degli Infernot, cantine scavate nella roccia di arenaria, senza sbocchi o ventilazioni verso l'esterno. Questi locali erano utilizzati per fare invecchiare il vino imbottigliato o, più raramente, come dispensa.
Un pizzicagnolo old stile
Personalmente mi ha colpito l'estrema tranquillità del paese, poche persone in giro, anche se si vedono tutte le case aperte ed abitate. Qui incontri sconosciuti che ti salutano per partito preso, cosa impensabile per una persona che arriva da Milano.
Ogni due per tre, il comune organizza sagre e feste popolari, per far socializzare cittadini e turisti.
A mezzogiorno siamo andati a mangiare ad un circolo che ha un minimo di cucina. Piatti semplici, ma di qualità. Ovviamente accompagnati con un bicchiere di barbera della casa.
Come giudizio finale, consiglio di andarci a fare un giro per una gita fuori porta.

La fonte dell'acqua













  Le vie del borgo













Bibliografia:
  • Per il sito istituzionale del comune, clicca qui.
  • Per la pagina Wikipedia, clicca qui.
  • Per la pagina sul sito "I Borghi più belli d'Italia", clicca qui.
  • Per la pagina del sito "Monferrato paesaggi", clicca qui.

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