23 marzo 2025

Sette giorni all'ora legale

Informazione di servizio ai naviganti. Anche per il 2025 torna l'ora legale, difatti nella notte tra Sabato e Domenica prossima dovremo spostare le lancette di un ora. Alle 2 della notte gli orologi faranno un balzo in avanti sino alle 3. Il 26 Ottobre faremo la mossa contraria.
Ma perché si cambia alle 2 e non a mezzanotte? Le ragioni sono quattro:
  • Perché a quell'ora la maggioranza delle persone dorme.
  • Perché i servizi pubblici funzionano a regime ridotto o sono assenti.
  • Perché i trasporti sono meno frequenti.
  • Perché gestire il cambio dell'ora in quel momento riduce il rischio di problematiche per i passeggeri e le compagnie.
Quindi nel week end dormire un'ora in meno o alzarsi un'ora dopo per dormire le stesse ore, non crea grandi problemi. In Libia, che si è adeguata all'Europa, il cambio avviene il Venerdì prima.

22 marzo 2025

Nomi folli

Aprendo delle scatole chiuse, mai aperte da anni, ho trovato un bigliettino ingiallito, con un indirizzo di Forrest Hill. Era una nota fatta dalla proprietaria della pensione dove vivevo a Londra, inizio anni '70, con l'indirizzo di una lavanderia gestita da un cinese.
Voi direte che cosa c'è di strano in una lavanderia cinese in un sobborgo di Londra? Il nome del proprietario, vi rispondo! Il tipo si chiamava Oh Ke Kulo!
Leggendo il biglietto, mi sono messo a ridere di gusto, ma poi ho dovuto spiegare agli inglesi il perché della ridarola.
Lo dovevate vedere! Era il classico mandarino di una settantina di anni, con il tipico camicione a maniche larghe rosso ed oro, compresa papalina con il pon pon nero. Parlava con la elle al posto della erre, come la Signola Madle del cinesino Cheng. Lavoro fatto bene e prezzi modici.
Questo mi fa ricordare un altro nome strano, passato alla storia. Non ne garantisco la veridicità in quanto all'epoca avevo solo 5 anni. Si narra che, a fine anni '50, un amico di Indro Montanelli, capo della redazione romana del Asahi Shimbun, si chiamasse Orinawa Suimuri. A me sembra assurdo, ma sembra anche, che fosse un ospite ambito nei salotti romani.
Da qui la moda dei "Nomen omen", come Kimafuso Lamoto o Ciolanka Sbilenka. Moda canzonatoria e demenziale che si diffuse nelle scuole italiane tra la fine degli anni '60 e gli anni '70.
Altro che Tagliabue, Scannagatti o Mangiagalli. Al paese di mia moglie ci sono un tecnico informatico Pietro Cetriolo ed una catena di panetterie il cui proprietario fa Mario Cipolla. Ovviamente tradotti in italiano dal polacco.

16 marzo 2025

Chi è un bauscia?

A seguito del suggerimento della lettrice Deni Modè, andiamo ad analizzare il significato di bauscia, vocabolo del dialetto milanese.
Per cominciare andiamo a disturbare, come al solito, il vocabolario Treccani, che scrive:
baùscia s. m. [da bauscia «bava» (di stizza, di rabbia), bauscià «sbavare»], lomb., invar. – Fanfarone, spaccone (la pron. locale è ‹baü-ša›).
Quindi il bauscia è uno spaccone fanfarone, che ora definiremmo uno che vende fumo. Soprattutto che emette giudizi in campi dove non è minimamente qualificato.
Potrebbe essere anche un mestiere per sbarcare il lunario. I bauscia erano soliti disporsi ai confini della città, per poter abbordare i turisti e far loro da cicerone, ed in certi casi accompagnandoli direttamente.
In Brianza, all'inizio del novecento, i bauscia erano i piazzisti, che portavano gli acquirenti in giro per i mobilifici e le esposizioni.
Un bauscia potrebbe essere anche un tifoso dell'Inter. Storicamente la squadra era supportata, principalmente dalla borghesia milanese, i signorotti cittadini che si davano delle arie. Di qui la definizione di bauscia era affibbiata agli uomini benestanti.
L'attore Tino Scotti era l'interprete principe del tipico bauscia milanese.



Bibliografia:

10 marzo 2025

Perché si dice: "Essere un piangina"

Sabato mattina, mentre ero in coda alla cassa dell'Eurospin, ho incontrato il cinesino Cheng. Ormai dovrei dire cinesone, dato che è diventato un pezzo di marcantonio da un metro ed ottanta.
Dopo i soliti convenevoli dovuti alla stretta cultura orientale, mi ha chiesto che cosa volesse dire "Essere un piangina". Espressione tipicamente milanese, usata tanto da Cochi e Renato.
Per curiosità sono andato a vedere nel vocabolario Treccani ed ho scoperto che è un neologismo aggiunto nel 2023.
piangina s. m. e, più raramente, f.inv. o regolare al pl. Nel linguaggio familiare o nello stile brillante dei giornali, persona che si lamenta e recrimina di continuo | Anche agg. con pl. regolare, lamentoso, piagnucoloso. 
Dato che Cheng non mi sembra proprio un piangina, mi sa che chi lo ha definito così, è il solito bauscia milanese, che si fa scherno degli stranieri.
Comunque il trafiletto del vocabolario Treccani se la prende con varie persone tipo Al Bano, Benigni, calciatori e ciclisti. Ma il meglio è il pezzo che tratta di Marchionne.
D’ora in poi chiamerò l’ad della Fiat, Sergio Marchionne, «Il Piangina», termine con il quale noi milanesi etichettiamo quel tipo noioso che piagnucola spesso, che di scusa ne ha sempre una, che oppone il tratto lamentoso agli insuccessi della sua (modesta) esistenza. (Michele Fusco, Linkiesta.it, 28 luglio 2012, Italia) 
Comunque se andiamo a Roma di piangina ne troviamo parecchi tra i politici.



Bibliografia:


02 marzo 2025

Abbazia di San Pietro in Gessate

La chiesa al tramonto
In attesa di organizzare le visite alle Abbazie fuori alle mura, andiamo a fare un giro a San Pietro in Gessate.
Questa chiesa è l'unica del gruppo delle Abbazie milanesi che è all'interno delle mura difensive. Per la precisione si trova di fronte al Tribunale di Milano.
Era un tramonto di un paio di anni fa, quando decisi di entrare dentro a vedere la chiesa, tanto ero in anticipo sull'appuntamento.
San Pietro in Gessate, come la vediamo adesso, è frutto di un restauro fatto dopo la Seconda Guerra Mondiale, per curare i danni causati dai bombardamenti alleati nel estate del 1943.
Furono danneggiate tutte le cappelle della navata di destra e distrutto il Chiosco ed il convento. Il chiosco fu ricostruito ne 1954, ad opera dell'architetto Ernesto Rapisardi. Al posto del convento nel 1945 fu costruito il Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, assurto alle cronache durante la Rivoluzione Studentesca del 1968. Il convento fu sede dei Martinitt dal 1770 al 1796, quando Napoleone li trasferì in un convento di Brera
L'altare con il crocifisso
La chiesa è un bell'esempio del quattrocento lombardo, nel chiaro stile del Solari. Ha una pianta a croce latina, con tre  navate e cinque cappelle per lato. Quelle di sinistra sono sopravvissute alla guerra, mentre quelle di destra sono andate distrutte.
Con il passaggio del monastero dagli Umiliati ai Benedettini, la precedente chiesa di SS: Pietro e Paolo in Glaxiate, fu sostituita nel 1460 con la costruzione della attuale. Parte dei lavori furono finanziati da Acerrito e Pigello Portinari, rappresentanti del Banco De' Medici in Milano.
Questi signori, che di soldi ne dovevano avere, finanziarono il coro, l'abside maggiore, il capitolo e la sagrestia. Qui si può ammirare ancora lo stemma della famiglia.
Oltre a Guiniforte e Cristoforo Solari, anche Bernardo Zenale, Bernardino Buttinone e Benedetto Briosco hanno contribuito al luogo con le loro opere.
Le ultime modifiche alla costuzione risalgono al 1912, quando Diego Brioschi modificò sostanzialmente la facciata a capanna originale.
Nel 1493 il Papa Alessandro VI converti il titolo di priorato in abbazia, a seguito di una istanza del Duca di Milano Gian Galeazzo Maria Sforza.
Dal 1772 al 1938 fu proprietà del Pio Luogo Trivulzio per poi passare alla Provincia di Milano. Ora ha la condizione giuridica di proprietà di ente religioso cattolico.

Polittico della cappella di S. Antonio Abate


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Bibliografia: