26 marzo 2024

Fetta di polenta

Settimana scorsa non ho parlato del Palazzo Scaccabarozzi, comunemente conosciuto come Fetta di polenta.
Pure qui c'è di mezzo l'architetto Antonelli, lo stesso della Mole Antonelliana o della cupola di San Gaudenzio.
La leggenda narra, che la moglie avesse portato in dote un pezzo di terreno, ritenuto dai più come inutile. Difatti un appezzamento di 16 m x 5 m x 54 cm, più che un prato non puoi fare.
Siamo nel quartiere Vanchiglia, all'angolo tra via San Maurizio e Via Giulia di Barolo, 500 m dalla Mole. Nel 1840 la società di cui faceva Alessandro Antonelli incomincia a costruire su quello sputo di terreno. E' poco più di scommessa!
Ma di piccolo ha solo la pianta! La palazzina attualmente è alta 24 metri e conta 9 piani, 2 interrati e 7 in elevazione. Gli interrati ed i primi 3 piani furono completati nel 1840. Nel 1881 fu fatta una sopraelevazione aggiungendo gli ultimi tre. L'impronta a terra e di soli 39 mq, in pratica un monolocale.
Dato che i menagramo di allora scommettevano per un crollo, Antonelli ci abitò per anni, con la moglie Francesca Scaccabarozzi, da cui deriva il nome del palazzo.
Alla faccia loro lo stabile sopravvisse allo scoppio di una polveriera a Borgo Dora (1852), un terremoto (1887) ed ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Lo sfruttamento degli spazi è degno di una IKEA ante litteram. Nel lato di 54 cm è stata ricavata la canna fumaria e la scala è propria ridotta ai minimi. Dato che le stanze sono trapezoidali, è stato necessario realizzare le mobilie su misura. Se andate sul blog "Urban File", c'è una pagina con foto e disegni degli interni.
Il nomignolo viene dalla forma a fetta e dal colore giallo ocra, che fanno pensare proprio ad una fetta di polenta.
Il palazzo ha avuto anche una sua visibilità nella storia d'Italia. Nei locali del pianterreno ebbe la sede il "Caffè del Progresso", punto di raccolta di carbonari e cospiratori sino all'unità d'Italia.

Oltre alla famiglia di Antonelli, anche Niccolò Tommaseo abitò nella Fetta di Polenta. Ci abitò nel 1859, quando stava scrivendo un dizionario della lingua italiana.







Questo è il lato di 56 cm che ospita la canna fumaria, lo scarico fognario e le condotte dell'acqua potabile.


















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