18 giugno 2019

Cerca la lepre.



Cercate di trovare la lepre!
La settimana scorsa ci siamo recati dal cognato di un mio collega, per capire cosa fosse successo al suo MySKY. Lo abbiamo trovato in pieno safari, per catturare una lepre che stava attentando al suo beneamato orto. 
Dalle dimensioni, circa 30 cm, ho deciso che potesse essere un esemplare di Lepus Timidus. La pelliccia era bruna rossiccia con le punte delle orecchie e delle zampe nere. Data la posizione a ridosso delle Prealpi rafforza la mia convinzione. I boschi nei dintorni del Lago Maggiore e d'Orta sono l'habitat di questa lepre e della Lepre Comune.
Pensate che nonostante le sue ridotte dimensioni, in rettilineo può raggiungere i 45 km/h, quindi il buon Leonardo avrà il suo buon daffare, per poterlo catturare. Se volete lo potrete aiutare in questa caccia.

17 giugno 2019

Perché di dice: "Sedersi sugli allori"?

O anche "Dormire sugli allori", vuol indicare qualcuno che si e' fermato o e' inoperoso, dopo aver raggiunto gli obbiettivi prefissati o il successo negli studi ed il lavoro.
Il sito italianochefatica.it fa risalire questa maniera di dire alla mitologia greca, raccontando dell'amore di Apollo per Dafne.

Sull’albero di alloro

Gli dei sono come gli uomini: si innamorano, intessono intrighi, si vendicano! Prendiamo, per esempio, il dio greco Apollo, che derideva continuamente il dio dell’amore Eros dicendo di essere un arciere migliore di lui. E quell’ultimo decide di vendicarsi colpendo Apollo con la freccia d’amore facendolo innamorare perdutamente della ninfa Daphne. Ma nello stesso tempo colpisce la ninfa con la freccia d’antipatia. Il povero Apollo cerca invano di conquistare Daphne ma la ninfa non lo vuole nemmeno sentir nominare! E quando la situazione diventa insopportabile lei chiede l’aiuto degli dei e loro la trasformano in un bellissimo albero di alloro (in latino “laurus”).
Apollo per restare sempre con la sua amata fa dell’alloro il suo simbolo e comincia a decorare la sua testa con una corona di foglie di alloro.
Sullo stesso sito, ho trovato anche il perché lo studente, che arriva alla fine degli studi universitari, viene chiamato "Laureato". Abbiamo visto che questa pianta in Latino si chiama "Laurus", in Italiano "Alloro" o "Lauro". Nel Medio Evo, a chi arrivava ad alti livelli di studi, veniva imposta una corona di alloro. Tantevvero che Dante viene rappresentato sempre con una corona d'alloro.
Cosi' chi arriva alla fine del cursus studiorum, viene chiamato "Laureatus" o "Laureato", cioè "Colui che porta la corona d'alloro".
Per chi non si ferma e continua a collezionare successi si dice che "Miete allori".


10 giugno 2019

Perchè si dice: "Fare scopa"?

Dopo un mese di modi di dire spiegati da mia figlia, mi riapproprio del filone.
Un po' di tempo fa, circa un anno e mezzo, un mio fornitore di lingua spagnola, mi ha chiesto come mai, quando un Italiano vuol far capire che qualcosa non corrisponde, dice: "Non fa scopa"?
E' una maniera di dire, che non ha una storia, usata nel Nord d'Italia con il significato di combaciare, quadrare, corrispondere, essere congruente.
Usata più frequentemente nella forma negativa, presumo che si rifaccia al gioco della "scopa"
Ho trovato solo blog dove si fanno solo illazioni, più o meno fantasiose, sull'origine della frase, ma niente di attendibile.

09 giugno 2019

A volte ritornano!

A mezzogiorno mi sono accorto, che i due porcellini d'India erano nervosi e continuavano a guardare verso la finestra della cucina, ma non davano alcun allarme. Quindi non poteva essere il merlotto che era venuto a mangiare le briciole o altro predatore.
Allora mi sono deciso ad uscire nella corte, per controllare chi fosse l'intruso.  Sento un discreto fruscio nel gelsomino. Le lucertole non fanno tutto quel baccano! Guardo in mezzo alle foglie senza trovare nulla. Il rumore si sposta verso l'alto. Guardo in su e vedo un bel esemplare di scoiattolo americano. Un bel animale di circa 30 cm più coda.
In un primo momento mi ha guardato a lungo, poi è saltato giù ed è scappato saltellando verso la corte del condominio attraversata la strada.
Un anno fa ho già scritto un post su questo animale, quando una coppia entrò nell'appartamento di un vicino, costringendoci ad un safari per cacciarli.


Questo animale assai antipatico e cattivo, fu introdotto in Italia da una sconsiderata signora di Genova, che portò dall'America tre coppie da tenere in giardino. Da lì si è diffuso in mezzo Nord Italia ed in Umbria.
Lo Sciurus carolinensis o scoiattolo grigio nordamericano o scoiattolo grigio orientale è molto aggressivo e portatore sano di un virus mortale per lo scoiattolo rosso europeo. E' diventato endemico in Piemonte e Lombardia, non va in letargo e si adatta a vivere in parchi cittadini o giardini condominiali. E' un roditore assai longevo, infatti può vivere sino a 12 anni.
Le associazioni animaliste sono divise su cui affrontare il problema. Le Regioni interessate non hanno una politica comune per la risoluzione del problema. La Regione Piemonte tento una campagna di abbattimento selettivo, ma ha fermato tutto dopo 188 abbattimenti, sommersa da una valangata di denunce, querele e processi.
Quindi non dategli da mangiare e fatelo vedere ai bambini ad una distanza di sicurezza.

03 giugno 2019

Perche si dice: "Essere un furbo di tre cotte"?

Qui ho preso una solenne cantonata, anzi due! Io pensavo che il detto che si riferisse ad una persona che avesse indossato tre abiti talari detti "Cotta" o tre canottiere di maglia metallica, sempre dette sempre "Cotta". Errore, grandissimo errore!
Il detto si riferisce ad un lemma in Italiano volgare, plurale di "Cotta", che ora si dice "Cottura". Ho scoperto pure che le cotture possono essere tre o sette, così abbiamo due diversi livelli di furbizia.
Sembra che il primo ad usarlo, fu Pietro L'Aretino, lo scrittore toscano che si salvò con una mano avanti ed una dietro. Anche il Premio Nobel Eugenio Montale lo usò in una sua opera.
Nella mia ricerca ho trovato un box del magazine dell'Enciclopedia Treccani che, in poche righe, racconta la storia e ne dà una spiegazione.



25 gennaio 2010

Perché si dice "furbo di sette cotte"? 

Isabella Novarese

Furbo di sette cotte vale 'furbo famigerato' o 'furbo in sommo grado, furbissimo', poiché l'espressione di tre (o di sette) cotte ha per l'appunto valore intensivo-elativo. La prima attestazione nell'italiano scritto della locuzione è in Pietro Aretino (1546). Come ricorda il Pittano nel suo Frase fatta capo ha. Dizionario dei modi di dire, proverbi e locuzioni, nei Viceré De Roberto parla di un «Abate borbonico di tre cotte», mentre Montale, nella Farfalla di Dinard, scrive di «un cozzone della Camargue, un cafone di tre cotte».
Cotte altro non è che il plurale di cotta 'cottura' di cibi o bevande, che un tempo veniva replicata allo scopo di purificare, raffinare, distillare, estraendo qualità e concentrazione di aromi. Di tre (o sette) cotte valeva dunque 'di tre cotture', cioè 'cotto al massimo grado' (e perciò buonissimo), in virtù del ripetuto procedimento di raffinazione. Pregiati ad esempio erano gli zuccari ('zuccheri') fini di tre cotte. Nel Tommaseo-Bellini si cita un brano dell'Auda: «acqua vita di sette cotte, cioè della più purgata che si possi avere». Sin dal Cinquecento, come si è visto, al significato proprio dell'espressione si è affiancato quello figurato, l'unico oggi avente corso nella lingua italiana.

01 giugno 2019

Le crêpes

Quando ho incominciato a comporre la pagina sulle crêpes, pensavo solo di trascrivere gli appunti di mia madre, ma strada facendo, mi sono reso conto che dietro a questo piatto, c'è anche della storia.
Per prima cosa cerchiamo l'etimologia della parola "crêpes", in Italiano "crespelle". La parola italiana da cui deriva quella francese, viene dal latino "crispus", che significa "arricciato", e voleva indicare una frittatina molto sottile che in cottura si raggrinziva.
I primi cenni storici sono da far risalire al V secolo, quando il Papa Gelasio diede ordine di preparare qualcosa di energetico, per rifocillare i pellegrini arrivati dalla Francia, in occasione della Candelora. I cuochi papali fecero un discreto quantitativo di frittatine, utilizzando farina ed uova. Ottennero il risultato voluto di rifocillare i pellegrini, che gradirono ed esportarono la ricetta in Francia, dove si evolse.
Per avere un altro cenno, dobbiamo arrivare alla fine del XIX secolo, quando da un'errore nacquero le crêpes suzette. A dir la verità la storia tramanda due storie diverse, con una sola cosa in comune, Suzette era una donna.
La più accreditata è che un dì il Principe del Galles, futuro Edoardo VII, si fermasse al "Catè de Paris". l'aiuto cuoco Henry Charpentier, allievo del grande chef Auguste Escoffier, fu incaricato di preparare il dolce all'ospite. Emozionato fece cadere del Grand Marnier nelle crêpes, che presero fuoco. Nonostante tutto il piatto fu mandato avanti, riscuotendo grande successo. Il principe chiese il nome del piatto prelibato e, quando gli fu spiegato cosa era successo, decise di dedicarlo ad una sua ospite di nome Suzette.
La seconda versione narra che il maitre Josèph del ristorante "Marivaux" di Parigi, invento il piatto, per aggraziarsi un'attrice dell' Opera de Paris, pure lei di nome Suzette.
Ma anche gli attrezzi per farle sono tipici ed hanno uno specifico nome.  La tradizionale padella su cui viene cotta, prende il nome di "galèatoire", una spessa piastra circolare in ghisa, mentre l’utensile in legno, usato per girarla, si chiama "tournette".
Quindi andate a mangiare nelle crêperie del quartiere di Saint Germaine a Parigi, cercando di non fare indigestione.