03 giugno 2019

Perche si dice: "Essere un furbo di tre cotte"?

Qui ho preso una solenne cantonata, anzi due! Io pensavo che il detto che si riferisse ad una persona che avesse indossato tre abiti talari detti "Cotta" o tre canottiere di maglia metallica, sempre dette sempre "Cotta". Errore, grandissimo errore!
Il detto si riferisce ad un lemma in Italiano volgare, plurale di "Cotta", che ora si dice "Cottura". Ho scoperto pure che le cotture possono essere tre o sette, così abbiamo due diversi livelli di furbizia.
Sembra che il primo ad usarlo, fu Pietro L'Aretino, lo scrittore toscano che si salvò con una mano avanti ed una dietro. Anche il Premio Nobel Eugenio Montale lo usò in una sua opera.
Nella mia ricerca ho trovato un box del magazine dell'Enciclopedia Treccani che, in poche righe, racconta la storia e ne dà una spiegazione.



25 gennaio 2010

Perché si dice "furbo di sette cotte"? 

Isabella Novarese

Furbo di sette cotte vale 'furbo famigerato' o 'furbo in sommo grado, furbissimo', poiché l'espressione di tre (o di sette) cotte ha per l'appunto valore intensivo-elativo. La prima attestazione nell'italiano scritto della locuzione è in Pietro Aretino (1546). Come ricorda il Pittano nel suo Frase fatta capo ha. Dizionario dei modi di dire, proverbi e locuzioni, nei Viceré De Roberto parla di un «Abate borbonico di tre cotte», mentre Montale, nella Farfalla di Dinard, scrive di «un cozzone della Camargue, un cafone di tre cotte».
Cotte altro non è che il plurale di cotta 'cottura' di cibi o bevande, che un tempo veniva replicata allo scopo di purificare, raffinare, distillare, estraendo qualità e concentrazione di aromi. Di tre (o sette) cotte valeva dunque 'di tre cotture', cioè 'cotto al massimo grado' (e perciò buonissimo), in virtù del ripetuto procedimento di raffinazione. Pregiati ad esempio erano gli zuccari ('zuccheri') fini di tre cotte. Nel Tommaseo-Bellini si cita un brano dell'Auda: «acqua vita di sette cotte, cioè della più purgata che si possi avere». Sin dal Cinquecento, come si è visto, al significato proprio dell'espressione si è affiancato quello figurato, l'unico oggi avente corso nella lingua italiana.

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