01 ottobre 2019

Ius primae noctis

Un altro aiuto per i compiti dei PIA in difficoltà. Ad una ragazza appartenente al gruppo di Marco e Cheng, ha ricevuto l'incarico di trattare lo ius primae noctis. Assidua lettrice da tempo, si e' ricordata che in un post avevo citato questa usanza medioevale.
Come al solito mi tocca contestare l'insegnante. Come si fa a dare una ricerca a sfondo sessuale ad una ragazzina di 14 anni? Vabbe che i millenium sono più scantati di quanto lo fossimo noi, anche se figli del '68.
Per iniziare diamo una grande delusione ai lettori pruriginosi, lo ius primae noctis come la cintura di castità e' una fake news storica. In nessuno dei due casi ci sono delle prove chiare per dimostrare che non siano solo una leggenda.
Tutti i due casi sono da far risalire allo stato di bieca sudditanza delle donne medioevali, che erano la proprietà di un uomo che ne aveva il potere di vita e di morte.
Partiamo consultando l'Enciclopedia Treccani.
ius primae noctis… prime …› locuz. lat. (propr. «diritto della prima notte»), usata in ital. come s. m. – Diritto (la cui storicità è molto discussa) che avrebbero avuto i signori feudali (spec. nei sec. 11°-13°) di trascorrere la prima notte di nozze con le mogli dei propri sudditi, sostituendosi ai legittimi mariti o di esigere da questi ultimi, in alternativa, il pagamento di una tassa o la prestazione di un servizio.
Ciò significa che la futura sposa medioevale invece di passare la sera prima del matrimonio ad una festa di addio al nubilato, se la doveva vedere con il signorotto locale. Veramente anti femminista. 
Lasciamo perder gli usi della Mesopotamia all'epoca di Gilgamesh o del Tibet nel XIII secolo. Pensiamo solo all'Europa di quell'epoca.
Tutto nasce nel XV secolo quando si incomincia a studiare le condizioni di "sopravvivenza" dei servi della gleba. Questo stato sociale era una forma di schiavitù legalizzata. Un essere umano legato da un vincolo di proprietà al feudatario, come le terre che coltivava. Quindi soggetto ad una sorveglianza totale della sua vita sociale, anche nel matrimonio. Cosi per sposarsi doveva chiedere l'autorizzazione al signore al potere su quelle terre. Questo poteva chiedere una mercede per dare questo permesso.
La sudditanza totale dei servi della gleba, ha indotto nell'errore qualche studioso, che ha ritenuto la concessione di attentare alla verginità della sposa, possa essere la massima espressione di questa subordinazione.
Per buon peso un filosofo scozzese Hector Boece, nel XVI secolo, scrisse di un editto del re Evanio III che decretava:
“Il signore delle terre può disporre della verginità di tutte le ragazze che vi abitano“
Peccato che in Scozia non sia mai esistito un re Evanio III. In qualunque caso Santa Margherita di Scozia avrebbe commutato il diritto, in una tassa chiamata "Merchet".
La civilissima Svizzera aveva una legge simile che permetteva al feudatario di esigere il pagamento in natura o in contanti. Gli importi in ballo erano cosi esigui che chiunque si poteva permettere il pagamento cash.
Nel XIX secolo si arriva alla sicurezza dell'infondatezza dell'usanza. Non si sono mai trovati documenti sulle sanzioni propinate alle coppie che non sottostavano o su come avvenisse l'esercizio di questo diritto. Nel contempo non si e' riscontrato aumenti anomali di figli illegittimi o malattie veneree.
La storica francese Regine Pernoud e' riuscita a dimostrare solo delle sanzioni pecuniarie, a carico del servo che, a seguito del matrimonio, si fosse trasferito in un altro feudo, cosi che il "droit du signeur" fosse un mero passaggio di soldi.
Concludo asserendo che e' solo qualcosa per romanzi o film. Lo ritroviamo in Braveheart, Le nozze di Figaro o Le Cronache del ghiaccio e del fuoco.


Bibliografia:

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