In questa maniera si indica sempre un qualcosa finito male, ma in maniera più nobile e con una storia dietro.
Espressione tipica del sud Piemonte e dell'Oltrepo Pavese che, a seguito dell'unificazione d'Italia, si è diffusa su tutto il territorio nazionale e nel Ticino.
"Ramengo" o anche "remengo" deriva dal nome del paese Aremengo, piccolo centro dell'Astigiano, al confine della provincia di Torino. Nell'alto medioevo venivano esiliati qui tutti i condannati per reati contro il patrimonio o bancarotta.
Potrebbe derivare anche dal latino "ad ramingum" (allontanarsi), che indicava la condanna all'esilio di qualcuno per qualche reato. Di sicuro il nome del paese di confino nasce dal latino.
Remengo con la e, in gergo marinaresco, definisce una nave alla deriva, senza controllo, in balia delle onde.
C'è anche un lato letterario. Alcuni autori hanno usato questo modo di dire nei loro libri, utilizzando i vari significati della parola remengo.
Con il significato di rovina o malora, Dino Buzzati scrisse: "Infiniti guai che... avrebbero mandato tutto a remengo".
Cesare Pavese invece utilizzò l'accezione vagabondando: "Per tutto l'autunno era andato a remengo".
Se volete andare a remengo, turisticamente parlando, da Chivasso o da Verolengo dovete andare a San Sebastiano Po, per prendere la strada provinciale 458. Attraversate Casalborgone e Gonengo ed arrivate ad Aremengo. E' la stessa strada di Cocconato, paese dove, quando ero piccolo, andavamo a comprare i cotechini e gli zamponi freschi.